"The Rum Diary" di Bruce Robinson. Con Johnny Depp, Michael Rispoli, Aaron Eckhard, Amber Heard, Richard Jenkins, Giovanni ribisi. USA 2011 ★★★ ½
Un film allegro, vitale, energetico, dove la comicità sta nelle battute e nelle situazioni paradossali in cui finiscono a trovarsi i vari personaggi in seguito ai diversi gradi di intossicazione etilica: siamo a Puerto Rico, nel 1960, territorio "non incorporato" degli Stati Uniti ma oggetto delle mire di speculatori edilizi dal continente che vi vedono una fonte inesauribile di denaro grazie allo sfruttamento di persone e risorse, e vi sbarca Paul Kemp, free lance newyorkese assunto dal giornale per dargli nuova linfa. In realtà è uno scrittore e romanziere senza editore che si adatta a "scrivere per mangiare" e affoga nell'alcol le sue frustrazioni: sull'isola del rum, e con un sodale come Sala, il fotografo del giornale, oltre a un ex collega come lo svedese Moburg, un relitto umano col culto dei discorsi di Hitler, trova l'ambiente ideale per continuare a farlo, pur tenendo l'occhio aperto sul processo di colonizzazione dell'isola da parte degli affaristi yankee. Incappa così in uno di loro, Sanderson, attraverso la sua bellissima fidanzata Chenou, che gli appare come una sirena che spunta dal mare in fianco al pattino su cui sta "tirando il collo" all'ennesima bottiglia. Sanderson, che sta progettando la costruzione di una serie di alberghi su un'isola incontaminata, cerca di lusinsgare Kemp e di guadagnarlo dalla sua parte e lo ingaggia per scrivere delle brochure per magnifichino il progetto, ma Kemp, che nel frattempo si è innamorato di Chenou, cede solo per farsi un'idea migliore dei meccanismi ma non cede. In realtà questa bella storia, che nel sottotitolo italiano recita "Cronache di una passione", è la "Storia della nascita di una passione", quella per un giornalismo che per definizione è "contro": i potenti, gli impostori, gli arroganti; Kemp, scrittore, sceneggiatore, in una parola "artista" frustrato si redime (ma non dall'alcol!) attraverso il giornalismo: diventerà un cronista di razza, un segugio di notizie e un implacabile avversario del potere. Ossia l'esatto contrario del pennivendolo, figura che caratterizza l'informazione nostrana. La storia, collocata in un'epoca e in un ambiente che ricorda la Giamaica di "007 Licenza di uccidere" (che è del 1962), in un'isola caraibica che è "un'Inghilterra con frutti esotici", non ha niente di moralistico, e in questo è molto poco americana (infatti il regista, ma noto soprattutto come sceneggiatore, Bruce Robinson, è inglese); convincenti e divertiti sono gli attori, a loro agio nel lasciarsi guidare nelle strampalate avventure ad alto tasso alcolico che costellano la vicenda, e il film godibile e ben girato. A mio parere molto sottovalutato: lo consiglio.
Un film allegro, vitale, energetico, dove la comicità sta nelle battute e nelle situazioni paradossali in cui finiscono a trovarsi i vari personaggi in seguito ai diversi gradi di intossicazione etilica: siamo a Puerto Rico, nel 1960, territorio "non incorporato" degli Stati Uniti ma oggetto delle mire di speculatori edilizi dal continente che vi vedono una fonte inesauribile di denaro grazie allo sfruttamento di persone e risorse, e vi sbarca Paul Kemp, free lance newyorkese assunto dal giornale per dargli nuova linfa. In realtà è uno scrittore e romanziere senza editore che si adatta a "scrivere per mangiare" e affoga nell'alcol le sue frustrazioni: sull'isola del rum, e con un sodale come Sala, il fotografo del giornale, oltre a un ex collega come lo svedese Moburg, un relitto umano col culto dei discorsi di Hitler, trova l'ambiente ideale per continuare a farlo, pur tenendo l'occhio aperto sul processo di colonizzazione dell'isola da parte degli affaristi yankee. Incappa così in uno di loro, Sanderson, attraverso la sua bellissima fidanzata Chenou, che gli appare come una sirena che spunta dal mare in fianco al pattino su cui sta "tirando il collo" all'ennesima bottiglia. Sanderson, che sta progettando la costruzione di una serie di alberghi su un'isola incontaminata, cerca di lusinsgare Kemp e di guadagnarlo dalla sua parte e lo ingaggia per scrivere delle brochure per magnifichino il progetto, ma Kemp, che nel frattempo si è innamorato di Chenou, cede solo per farsi un'idea migliore dei meccanismi ma non cede. In realtà questa bella storia, che nel sottotitolo italiano recita "Cronache di una passione", è la "Storia della nascita di una passione", quella per un giornalismo che per definizione è "contro": i potenti, gli impostori, gli arroganti; Kemp, scrittore, sceneggiatore, in una parola "artista" frustrato si redime (ma non dall'alcol!) attraverso il giornalismo: diventerà un cronista di razza, un segugio di notizie e un implacabile avversario del potere. Ossia l'esatto contrario del pennivendolo, figura che caratterizza l'informazione nostrana. La storia, collocata in un'epoca e in un ambiente che ricorda la Giamaica di "007 Licenza di uccidere" (che è del 1962), in un'isola caraibica che è "un'Inghilterra con frutti esotici", non ha niente di moralistico, e in questo è molto poco americana (infatti il regista, ma noto soprattutto come sceneggiatore, Bruce Robinson, è inglese); convincenti e divertiti sono gli attori, a loro agio nel lasciarsi guidare nelle strampalate avventure ad alto tasso alcolico che costellano la vicenda, e il film godibile e ben girato. A mio parere molto sottovalutato: lo consiglio.
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