"Love & Secrets " (All Good Things) di Andrew Jarecki. Con Ryan Gosling, Kirsten Dunst, Frank Langella, Kirsten Wiig, Lili Rabe. USA 2010 ★★★
Ispirato a una storia vera, la misteriosa sparizione, nel 1982, della moglie del rampollo di una famosa famiglia di immobiliaristi newyorkesi, questo film è da un lato un solido thriller, ben girato e interpretato, dall'altro un film psicologico, sull'impossibilità di "essere normale", liberandosi sia dai dolorosi fantasmi del passato, sia delle catene dei legami famigliari, da parte del protagonista, reso perfettamente dal bravo Ryan Gosling, ormai specializzato nel ruolo del paranoico che si cela dietro a un giovane uomo apparentemente tranquillo, ammodo, perfino timido. E' inizialmente una storia d'amore, la sua, con una studentessa di provincia trasferitasi nella New York degli anni Settanta in uno degli appartamenti della famiglia, che presto si concretizza in un matrimonio all'inizio perfetto, coi due che fuggono dalla confusione della metropoli in una fattoria del Vermont, dove iniziano un'attività di commercializzazione di prodotti naturali. Presto però il padre di lui, un perfido, dispotico e manipolatore Frank Langella, lo richiama ai "doveri" di famiglia e quindi a New York, a occuparsi delle attività tutt'altro che trasparenti dell'immobiliare, ed è qui che il segreto cui allude il titolo del film (cambiato come di consueto per il pubblico italiano, però in inglese: per una volta non completamente alla cazzo di cane) fa l'ingresso nella vita della coppia: il fatto che da ragazzo David abbia assistito al suicidio della madre senza che il padre intervenisse. Da qui il rifiuto di diventare padre a sua volta, che incrina il rapporto con la moglie, le reazioni sempre più imprevedibili e violente, la follia che avanza insieme al disprezzo per sé stesso per essersi fatto coinvolgere nuovamente nella fogna che è il suo ambiente famigliare. Il tutto viene raccontato in flash back, mentre un David invecchiato risponde alle domande di un avvocato in un processo tenutosi nel 2000 in Texas, dove si è rifugiato dopo la sparizione della moglie, in cui è accusato di un oscuro omicidio in cui viene condannato a pochi mesi per occultamento di cadavere ma assolto per aver compiuto il delitto legittima difesa. Una procuratrice in carriera aveva tenuto aperto il caso della donne scomparsa e riesce a collegarlo a due omicidi all'apparenza misteriosi, ma lascerà perdere dopo un incontro con il fratello di David: il potere è facilmente corruttibile. Apparentemente c'è troppa carne al fuoco, ma a mio parere il regista è riuscito a usare tutti gli ingredienti in modo equilibrato. Ciò che rende "godibile" a suo modo, come thriller, il film, è lo stato di tensione che induce, nonostante ciò che segue sullo schermo sia ampiamente prevedibile. Insomma una pellicola che vale una visita estiva a una sala cinematografica.
Ispirato a una storia vera, la misteriosa sparizione, nel 1982, della moglie del rampollo di una famosa famiglia di immobiliaristi newyorkesi, questo film è da un lato un solido thriller, ben girato e interpretato, dall'altro un film psicologico, sull'impossibilità di "essere normale", liberandosi sia dai dolorosi fantasmi del passato, sia delle catene dei legami famigliari, da parte del protagonista, reso perfettamente dal bravo Ryan Gosling, ormai specializzato nel ruolo del paranoico che si cela dietro a un giovane uomo apparentemente tranquillo, ammodo, perfino timido. E' inizialmente una storia d'amore, la sua, con una studentessa di provincia trasferitasi nella New York degli anni Settanta in uno degli appartamenti della famiglia, che presto si concretizza in un matrimonio all'inizio perfetto, coi due che fuggono dalla confusione della metropoli in una fattoria del Vermont, dove iniziano un'attività di commercializzazione di prodotti naturali. Presto però il padre di lui, un perfido, dispotico e manipolatore Frank Langella, lo richiama ai "doveri" di famiglia e quindi a New York, a occuparsi delle attività tutt'altro che trasparenti dell'immobiliare, ed è qui che il segreto cui allude il titolo del film (cambiato come di consueto per il pubblico italiano, però in inglese: per una volta non completamente alla cazzo di cane) fa l'ingresso nella vita della coppia: il fatto che da ragazzo David abbia assistito al suicidio della madre senza che il padre intervenisse. Da qui il rifiuto di diventare padre a sua volta, che incrina il rapporto con la moglie, le reazioni sempre più imprevedibili e violente, la follia che avanza insieme al disprezzo per sé stesso per essersi fatto coinvolgere nuovamente nella fogna che è il suo ambiente famigliare. Il tutto viene raccontato in flash back, mentre un David invecchiato risponde alle domande di un avvocato in un processo tenutosi nel 2000 in Texas, dove si è rifugiato dopo la sparizione della moglie, in cui è accusato di un oscuro omicidio in cui viene condannato a pochi mesi per occultamento di cadavere ma assolto per aver compiuto il delitto legittima difesa. Una procuratrice in carriera aveva tenuto aperto il caso della donne scomparsa e riesce a collegarlo a due omicidi all'apparenza misteriosi, ma lascerà perdere dopo un incontro con il fratello di David: il potere è facilmente corruttibile. Apparentemente c'è troppa carne al fuoco, ma a mio parere il regista è riuscito a usare tutti gli ingredienti in modo equilibrato. Ciò che rende "godibile" a suo modo, come thriller, il film, è lo stato di tensione che induce, nonostante ciò che segue sullo schermo sia ampiamente prevedibile. Insomma una pellicola che vale una visita estiva a una sala cinematografica.
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