giovedì 8 ottobre 2009
Informazione e mafia di Stato sul Rio de la Plata
BUENOS AIRES - Se non fosse per la primavera ormai iniziata, anche se le temperature sono ancora più fresche che da noi, dopo 12 ore di volo sembrerebbe di essere ancora nella Terra dei Cachi. C'è di buono che la prima notizia, accendendo il cellulare ieri sera all'arrivo, è stata quella della dichiarazione di incostituzionalità del cosiddetto "Lodo Alfano", giunta via SMS, che ho immediatamente divulgato al gruppo di connazionali in coda con me all'immigrazione: devono essere tutti "farabutti", quelli che sono arrivati qui con il mio volo, perché ho notato solo volti soddisfatti, sorrisi a trentadue denti e sospiri di sollievo. E nessuno che portasse in trasferta fogli come il "Giornale", "Libero" o "La Padania". In compenso qui il fatto del giorno è costituito dalle espressioni usate dal ministro del Commercio, Guillermo Moreno, in occasione di una riunione di consiglieri pubblici della società "Papel Prensa" (letteralmente "Cartiera per la stampa"), di cui lo Stato è socio di minoranza, e i due azionisti maggiori il gruppo Clarín (49%, assimilabile a "Repubblica" per la linea politica) e "La Nación" (22,50%, che fa le parti del "Corriere della Sera"). La riunione è stata anomala ed era stata convocata dal ministro, che pure non è competente per la materia, per illustrare ai consiglieri di nomina statale un progetto per appropriarsi della società, spiegando che è allo studio un decreto presidenziale "di necessità e urgenza" (come mi suona famigliare questo modo di legiferare!) per intervenire. Due le opzioni: un aumento di capitale per abbassare il prezzo delle azioni, in modo che il governo le compri al ribasso oppure procedere, brutalmente, all'espropriazione. Per fare ciò tutte i mezzi sono validi, a cominciare dalla mobilitazione dei sindacati, soprattutto "quelli più aggressivi", affinché svolgano opportune pressioni attraverso scioperi e manifestazioni, e che "per espressa istruzione della Signora Presidente" (ossia Cristina Kirchner) alla testa della società sarebbe stata collocata tale Beatriz Paglieri (effettivamente nominata presidente ma non ancora investita della carica dal consiglio), ben nota per essere stata negli anni passati la principale responsabile delle cifre fasulle sparate dall'INDEC, l'istituto nazionale di statistica, opportunamente riviste al ribasso in vista delle elezioni di due anni fa che hanno visto trionfare, per l'appunto, la Kirchner, che subentrava così al suo coniuge, Nestor. Piani d'azione segreti che non avrebbero dovuto trapelare, insieme alle esplicite minacce per chi avesse osato contravvenire alla consegna: "fuori da qui stanno i miei ragazzi, esperti nel rompere la schiena e far saltare gli occhi a chi parla". Lo ha fatto il consigliere Carlos Collasso e il "Clarín" ha denunciato Moreno per abuso d'autorità e intimidazione. "La mafia in versione statale", ha titolato l'editoriale di oggi, laddove, se il personaggio principale è il ministro Moreno, il vero Don Corleone sta da un'altra parte, e precisamente alla Casa Rosada. Lo scontro della presidenza con i due maggiori giornali argentini, peraltro, si colloca alla vigilia della votazione definitiva al Senato della nuova legge sui media già approvata alla Camera dei deputati, che ha visto l'acquisto in corsa di voti dei piccoli partito di sinistra dell'opposizione e pure di alcuni deputati radicali, avversari storici dei peronisti al potere, il tutto per una legge fortemente contestata perché se è vero che riforma una normativa in vigore fin dai tempi dell'ultima dittatura, finisce per attribuire un controllo eccessivo al potere esecutivo. La strategia dei Kirchner non è nuova: dosi abbondanti di populismo e utilizzo senza remore delle teste più calde del sindacalismo di tradizione peronista, col risultato che da mesi la capitale è sotto assedio e ostaggio dei più svariati gruppi di "piqueteros" che oltre ai consueti blocchi delle strade di accesso e di alcune nevralgiche arterie cittadine, da qualche tempo sono riusciti a impedire il transito perfino della Panamericana, da dove entrano in città circa settecentomila automezzi al giorno. Come se non bastasse questo a rendere problematici gli spostamenti, si sono aggiunti tre scioperi degli addetti alle cinque linee della metropolitana, così che il traffico è completamente impazzito e il clima che si respira assomiglia a quello degli anni Settanta senza però la furia ideologica che ammorbava quel periodo anche da questa parte del mondo. Per il resto la capitale è sempre una città piena di fascino, frizzante, dalle mille sfaccettature, moderna ma con tanti lati deliziosamente rétro, dedita al recupero dei propri edifici più vecchi ma con i marciapiedi sempre puntualmente sconquassati, i colectivos del trasporto pubblico che sfrecciano rombati a velocità folli, i caffè dell'angolo affollati a tutte le ore dagli avventori più disparati, le "parrillas" popolari che sopravvivono anche nel Microcentro" (nella foto sotto una ottima in Esmeralda, quasi all'angolo Corrientes, dove ho pranzato con un ottimo asado de tira, patate fritte, vino rosso e soda - rigorosamente dal sifone - per 20 pesos, meno di 4 euro), con le migliaia di chioschi, i cartoneros ormai diventati veri selezionatori professionisti di prodotti di cellulosa, gli immigrati, soprattutto dai Paesi andini, sono in aumento così come cinesi e coreani, che stanno acquistando, come negli Stati Uniti, gli spacci e i piccoli supermercati di quartiere. I prezzi non si sono alzati in maniera significativa rispetto a due anni fa quando sono venuto l'ultima volta, ma questo vale per chi paga in euro, che si è apprezzato nel frattempo del 25%, e infatti un'inflazione del 12-15 % su base annua è già più credibile di quella del 6% propalata dal governo. Non si ferma il calcio, mai: il torneo "Apertura" è cominciato in ritardo perché le società erano senza quattrini e ora tocca recuperare, cosicché il campionato non si ferma neppure in occasione degli impegni della nazionale (l'Albicelestebicampione mondiale deve battere sabato il Perú al Monumental, in casa, per conservare le speranze di qualificarsi subito per il torneo sudafricano dell'estate prossima) col risultato che si vede calcio a tutte le ore del giorno e della notte. Mancava solo il nostro corruttore del Consiglio in prima pagina (ma alle vicende italiote si è dato ampio spazio in quelle interne nonché in televisione), ma per il resto ci si sente davvero a casa.
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