giovedì 29 ottobre 2009
Samay Huasy Chilecito
CHILECITO - Pubblico questa bella foto tratta da Wikipedia anziché una scattata da me perché rende appieno la luminosità dell'aria in questo angolo del Nord-Ovest argentino che è diventato il mio buen ritiro in questi ultimi giorni. E si vede molto meglio che in questi giorni di canicola la Sierra de Famatina innevata, mentre ora lo sono soltanto le vette più alte (6250 metri). Dopo tre settimane di moto perpetuo, evidentemente avevo bisogno di fermarmi a riposare e a rilassarmi e questo si è rivelato il luogo ideale per farlo. Non era programmato: qui ci ero venuto essenzialmente perché la cittadina è più vicina che non La Rioja al Parco Nazionale di Talampaya e alla celebre Valle de la Luna, ma siccome sono pressoché l'unico turista in zona non dotato di mezzi propri, non è stato possibile partecipare ad alcuna escursione per mancanza del numero minimo necessario, a meno di non accollarmi un centinaio di euro di spesa, che da queste parti sarebbero uno sproposito: l'equivalente del soggiorno per quattro giorni nel migliore albergo del posto, anche una questione di buon gusto, per cui vi ho rinunciato.Senza grossi rimpianti: perché da un lato è un'ottima scusa per tornare a transitare da queste parti la prossima volta che verrò in Argentina, in una stagione più "movimentata", dall'altro perché mi è piaciuto e mi ha ritemprato farmi avvolgere dall'atmosfera sonnolenta di Chilecito e adeguarmi ai suoi ritmi rilassati. Che sono anche una necessità, con le temperature abituali in questi paraggi: ieri si sono raggiunti i 45 °C all'ombra e, alle 9 di sera, nella piazza centrale, sotto le fronde degli alberi, se ne registravano ancora 38. Ho centellinato, quindi, le attività da intraprendere in loco, rigorosamente al mattino. L'altroieri, come raccontato, visita al Museo e alla stazione di partenza del Cable Carril (integrata da una visita alla seconda stazione, chiamata Durazno, a quasi dieci chilometri di distanza, già a quota 1539 metri, effettuata però in taxi), ieri alla Casa-Museo Samay Huasi e oggi alla Cooperativa Vitivinicola La Riojana. Samay Huasi in quechua significa casa di riposo, e si trova in una splendida posizione ai piedi delle colline riarse che stanno ad arco sul lato Est di Chilecito, e lo è tutt'ora, per "scrittori ed artisti", di proprietà dell'Università Nazionale de La Plata, fondata dall'eminente giurista, scrittore e politico Joaquín Victor González, ai tempi in cui era ministro dell'Istruzione, nel 1897. Nato a Nonogasta, nei pressi di Chilecito, nel 1863, a 26 anni fu il più giovane governatore della provincia de La Rioja, in seguito si trasferì nella capitale federale, ma nel 1913 stabilì qui, guarda caso, il suo buen retiro: evidentemente il luogo ispira a questo. Comprò una "casona" coloniale, circondata da 17 ettari, chiamata ai tempi "La Carrera", da un amico inglese che si occupava di estrazione mineraria ed era appassionato di cavalli e la convertì in un una finca coltivata a vigne e roseti, la sua passione, ribattezzandola appunto Samay Huasi. Se la godette solo per una decina di anni, perché morì di cancro nel 1923, ma restò di proprietà dell'Università, che ancora oggi la utilizza come foresteria per soggiorni di docenti e studenti, nazionali e stranieri, nonché di chi faccia richiesta (direttamente a La Plata e non qui, per chi fosse interessato).Un incanto: garantisco che dopo una camminata sotto il sole cocente per raggiungerla, circondata da alberi esotici e vigne, stato come entrare in una specie di Eden. Oltre alle stanze abitate dal fondatore, con l'arredamento d'epoca, le camere ricavate nelle ex stalle, sotto un'ombreggiato porticato, e un museo con esposizioni sia permanenti sia temporanee: un'oasi di pace. Questa mattina invece non potevo mancare all'ennesima visita di una bodegavinicola, in questo mio percorso, ma questa volta si trattava di una orgogliosa e rinomata cooperativa, che raccoglie oltre l'80% dei viticoltori della provincia (quelli medio-piccoli), La Riojana, che vinifica anche per alcuni produttori di Mendoza, Catamarca e San Juan. Fondata nel 1940, i suoi enormi tini di cemento risalgono all'epoca, e ad essi si sono aggiunti alcuni più piccoli per le produzioni di punta. Orgoglio della Rioja, il torrontés, il più tipico vino bianco argentino, fruttato ed erbaceo, aromatico e al contempo secco, a mio parere insuperabile con le le meravigliose empanadas criollastipiche del Nord-Ovest argentino. Ha fatto seguito una soddisfacente degustazione. Dopo una doverosa siesta, e con in mano un bicchiere del suddetto, un salut a tutti e vado a predispormi per l'ultima cena ai piedi delle Ande. Domani si torna verso il litorale, a Buenos Aires!
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