CHILECITO - Fondata nel 1715 da Domingo de Castro y Bazán col nome di Villa Santa Rita, la seconda città della provincia de La Rioja per numero d'abitanti, 30 mila, era rimasta poco più di un villaggio fino a che all'inizio del secolo scorso non si sviluppò l'industria estrattiva, e da qui anche suo nome odierno, letteralmente "Piccolo Cile", per il gran numero di cileni che attraversarono le Ande per lavorare nelle miniere locali. La presenza di minerali pregiati come oro, argento e rame nella zona di El Famatina era già nota alle popolazioni locali dai tempi dell'impero degli Inca (Fama deriva dawama che significa madre, ossia produttore e Tina da tinac, metallo), ma furono gli spagnoli a dare un primo impulso a una rudimentale forma di attività mineraria, fino al suo decollo con l'arrivo della ferrovia da Córdoba nel 1899, che permise alla popolazione locale dedita principalmente alla produzione ortofrutticola e vinicola, di collocare i propri prodotti sul mercato nazionale. Rimanevano però lontane dallo sfruttamento ottimale i giacimenti del Famatina, che distanti 35 chilometri e a 4600 metri d'altezza, in una zona dov'era impossibile far passare la rotaie. Fu così che si pensò di superare l'ostacolo grazie grazie a una funivia che superasse i 3500 metri di dislivello tra Chilecito e le miniere e venne promossa una gara d'appalto che fu vinta dalla ditta tedesca Adolfo Bleichert & Co di Lipsia, che iniziò i lavori nel febbraio del 1903. Ed ecco il Cable Carril Famatina.Alcune cifre: 35 chilometri, come detto, 3510 di dislivello, 9 stazioni di cui l'ultima, "la Mejicana", a 4603 metri d'altezza, 9 stazioni, 262 torri per sostenere i doppi cavi (uno "portatore", con un contrappeso di 20 mila kg, il secondo "trattore", a velocità costante, azionato da un motore a vapore con caldaia a legna) che trasportavano vagoncini del peso di 250 kg, con altrettanto di portata. Questa fenomenale opera ingegneristica, unica nel suo genere, fu inaugurata neanche un anno e mezzo più tardi, il 29 luglio del 1904. Merci, minatori e scorte impiegavano 4 ore per compiere il percorso.L'impresa che aveva in concessione lo sfruttamento della miniera era l'inglese "Famatina Development", e con lo scoppio della Grande Guerra la collaborazione anglo-tedesca ebbe termine e la linea cominciò a cadere in declino. Divenuta proprietà dello stato argentino, finì in disuso nel 1927. Oggi a Chilecito rimane un museo, interessantissimo, che si trova presso la stazione di partenza, dove venivano "lanciati" i vagoni.Nonostante si tratti di un sito dichiarato con enfasi Monumento Nazionale, né a livello federale né provinciale arriva un peso, o meglio se ci sono si perdono nei rivoli della "mangiatoia", mi hanno assicurato i ragazzi che tengono in perfetto ordine i cimeli, che vengono pagati dal municipio locale. Reperti tra cui una splendida cassaforte in legno massiccio, scrivanie, documenti, un telefono portatile dell'epoca e perfino la prima macchina per scrivere elettrica, sempre di quegli anni, una Remington se non ricordo male. L'ex presidente Menem, per giunta riojano, dopo aver svenduto e dismesso il patrimonio ferroviario nazionale, unico nel Continente, aveva anche pensato di rottamare questo splendore, che sarebbe ancora perfettamente in grado di funzionare, con un motore a scoppio o elettrico, vendendo il tutto come ferraglia. Il demenziale intento è stato scongiurato in tempo. Una visita a 38 gradi all'ombra, alle 10 del mattino, ma che da sola valeva quasi il viaggio fino a qui. Dove, come mi ha suggerito una persona che mi è particolarmente cara dopo aver visto una foto che le avevo inviato, potrei vedere spuntare da un momento all'altro Quentin Tarantino, spuntando dalla scena di un film di Sergio Leone che lui puntualmente cita, o anche i fratelli Coen dell'ultimo, geniale "Non è un Paese per vecchi".
giovedì 29 ottobre 2009
Chilecito e il Cable Carril Famatina
CHILECITO - Fondata nel 1715 da Domingo de Castro y Bazán col nome di Villa Santa Rita, la seconda città della provincia de La Rioja per numero d'abitanti, 30 mila, era rimasta poco più di un villaggio fino a che all'inizio del secolo scorso non si sviluppò l'industria estrattiva, e da qui anche suo nome odierno, letteralmente "Piccolo Cile", per il gran numero di cileni che attraversarono le Ande per lavorare nelle miniere locali. La presenza di minerali pregiati come oro, argento e rame nella zona di El Famatina era già nota alle popolazioni locali dai tempi dell'impero degli Inca (Fama deriva dawama che significa madre, ossia produttore e Tina da tinac, metallo), ma furono gli spagnoli a dare un primo impulso a una rudimentale forma di attività mineraria, fino al suo decollo con l'arrivo della ferrovia da Córdoba nel 1899, che permise alla popolazione locale dedita principalmente alla produzione ortofrutticola e vinicola, di collocare i propri prodotti sul mercato nazionale. Rimanevano però lontane dallo sfruttamento ottimale i giacimenti del Famatina, che distanti 35 chilometri e a 4600 metri d'altezza, in una zona dov'era impossibile far passare la rotaie. Fu così che si pensò di superare l'ostacolo grazie grazie a una funivia che superasse i 3500 metri di dislivello tra Chilecito e le miniere e venne promossa una gara d'appalto che fu vinta dalla ditta tedesca Adolfo Bleichert & Co di Lipsia, che iniziò i lavori nel febbraio del 1903. Ed ecco il Cable Carril Famatina.Alcune cifre: 35 chilometri, come detto, 3510 di dislivello, 9 stazioni di cui l'ultima, "la Mejicana", a 4603 metri d'altezza, 9 stazioni, 262 torri per sostenere i doppi cavi (uno "portatore", con un contrappeso di 20 mila kg, il secondo "trattore", a velocità costante, azionato da un motore a vapore con caldaia a legna) che trasportavano vagoncini del peso di 250 kg, con altrettanto di portata. Questa fenomenale opera ingegneristica, unica nel suo genere, fu inaugurata neanche un anno e mezzo più tardi, il 29 luglio del 1904. Merci, minatori e scorte impiegavano 4 ore per compiere il percorso.L'impresa che aveva in concessione lo sfruttamento della miniera era l'inglese "Famatina Development", e con lo scoppio della Grande Guerra la collaborazione anglo-tedesca ebbe termine e la linea cominciò a cadere in declino. Divenuta proprietà dello stato argentino, finì in disuso nel 1927. Oggi a Chilecito rimane un museo, interessantissimo, che si trova presso la stazione di partenza, dove venivano "lanciati" i vagoni.Nonostante si tratti di un sito dichiarato con enfasi Monumento Nazionale, né a livello federale né provinciale arriva un peso, o meglio se ci sono si perdono nei rivoli della "mangiatoia", mi hanno assicurato i ragazzi che tengono in perfetto ordine i cimeli, che vengono pagati dal municipio locale. Reperti tra cui una splendida cassaforte in legno massiccio, scrivanie, documenti, un telefono portatile dell'epoca e perfino la prima macchina per scrivere elettrica, sempre di quegli anni, una Remington se non ricordo male. L'ex presidente Menem, per giunta riojano, dopo aver svenduto e dismesso il patrimonio ferroviario nazionale, unico nel Continente, aveva anche pensato di rottamare questo splendore, che sarebbe ancora perfettamente in grado di funzionare, con un motore a scoppio o elettrico, vendendo il tutto come ferraglia. Il demenziale intento è stato scongiurato in tempo. Una visita a 38 gradi all'ombra, alle 10 del mattino, ma che da sola valeva quasi il viaggio fino a qui. Dove, come mi ha suggerito una persona che mi è particolarmente cara dopo aver visto una foto che le avevo inviato, potrei vedere spuntare da un momento all'altro Quentin Tarantino, spuntando dalla scena di un film di Sergio Leone che lui puntualmente cita, o anche i fratelli Coen dell'ultimo, geniale "Non è un Paese per vecchi".
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