domenica 14 ottobre 2018

Scurdammoce 'o passato


Se è giusto che le colpe dei padri non debbano ricadere sui figli, lo è altrettanto il contrario. Trovo però curioso, ma comprensibile, che la quasi totalità dei mezzi d'informazione nostrani, abituati come sono a rimuovere, oltre alle notizie scomode, il passato, specie quello sgradevole, come se la storia non insegnasse nulla, si siano ben guardati dal decantare le evidenti origini italiche di Jair Bolsonaro, l'inquietante personaggio che magnifica le gesta della ventennale dittatura militare brasiliana (1964/84), il quale ha ottenuto il 46% dei voti al primo turno delle elezioni presidenziali di quel Paese domenica scorsa, e che lo vedono favorito al 2° turno previsto tra due settimane. Dopo Trump negli USA, un altro reazionario squilibrato ha forti probabilità di salire al vertice del secondo Paese più popoloso dell'emisfero occidentale. Stessa cosa era accaduta con la compagine di criminali quali Agosti, Viola, Bignone, Galtieri e Massera (l'ideatore della caccia all'uomo conclusasi con la desaparición di 30 mila oppositori o presunti tali, così legato all'Italia da essere, oltre che intimo di Pio Laghi, ai tempi nunzio apostolico a Buenos Aires, titolare della tessera n° 478 della P2 di Licio Gelli e "di casa" a Roma) che, assieme a Rafael Videla, oppresse l'Argentina tra il 1976 e il 1983; oppure con Ricardo Alberto Martinelli, altro bel figuro che fu presidente di Panama tra il 2009 e il 2014. Invece, quando si tratta di Robert De Niro o di Madonna Louise Veronica Ciccone; Francis Ford Coppola anziché Toquinho; Giovanni di Lorenzo o Frank Sinatra, fino ad Alfredo Di Stefano, Schiaffino e, giù giù, a Maurito Icardi, un coro unanime a decantarne le radici nella terra dello Stivale. Tutti a lanciare allarmi, specie i media legati in qualche modo all'asinistra nostrana, sulla deriva fassista e rassista dell'attuale governo e a tacciare di populisimo plebeo i suoi elettori, dimenticandosi che il fascismo storico venne alla luce proprio nel nostro Paese, e precisamente a Milano quasi esattamente un secolo fa, nel 1919. Città democraticissima, illuminata e, secondo un luogo comune, così progressista oltre che industriosa e culturalmente all'avanguardia, da aver prodotto, oltre al movimento inventato da Benito Mussolini, originale e duraturo contributo del genio italico alla dottrina politica mondiale, anche un altro ventennio, quello berlusconiano, e dato i natali, fra gli altri, a Matteo Salvini, attuale ministro dell'Interno nonché vicepremier, compulsivo frequentatore di sòscial, di cui ogni minima flatulenza viene diffusa con solerzia e dovizia di particolari tali da assicurargli di rimanere costantemente al centro dell'attenzione come nessun ufficio stampa personale potrebbe garantirgli meglio, il tutto gratuitamente; uno che più che fascista sarebbe più corretto definire un emerito pirla, quale già aveva dimostrato di essere nella sua lunga carriera da stakanovista dell'assenteismo come consigliere comunale ed europarlamentare. A prescindere dalla paternità tutta italiana del fascismo, storico o in versione 2.0, qualche domandina da parte di chi (in)forma la pubblica opinione me la farei, se il risultato è ritrovarci i suoi epigoni, come i media sedicenti democratici in primis li definiscono, sulla via di prendere le redini del potere, democraticamente eletti, più o meno su scala globale, specie dove hanno fatto danni irreparabili i governi dei loro predecessori "progressisti"...

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