martedì 20 ottobre 2009

Bonanza tra i gauchos e la delizia del "Massini"


La PonderozaFLORIDA - Ultima giornata di viaggio prima di riconsegnare l'automobile a Montevideo: dopo la notte trascorsa a Tacuarembó, percorro verso Sud la provincia omonima, quella forse più agreste, famosa per il suoi gauchos. E sono numerosi, nel capoluogo, i negozi esclusivamente dedicati a loro: d'altra parte per un centinaio di chilometri non esistono Tremende vacchecentri abitati degli di questo nome: raro agglomerato di case, più numerose le scuole rurali, queste sì presenti con buona regolarità. Da per parte sua, Tacuarembó, che si vanta probabilmente a sproposito di essere la patria di Carlos Gardel, è un centro gradevole e, con i suoi 50 mila abitanti, di rispettabili dimensioni, per questi paraggi. Anche questa parte centrale del Paese, come la zona tra Roche e Minas, è un dolcemente ondulata e la varietà del paesaggio la rende particolarmente suggestiva. E pure qui, un paradiso per gli animali: osservando l'espressione di vacche, pecore, cavalli, nandù (gli struzzi americani), qualche maiale, si può senz'altro affermare che siano felici. Come probabilmente se la passano ancora bene i membri della famiglia Cartwright, Ben e i figli Orso, Joe e Adam, a giudicare dallo stato della loro "Ponderoza" resa celebre dalla interminabile serie dei telefilm Bonanza (foto in alto) Dopo un centinaio di chilometri lungo la Ruta Nacional 5 che porta nella capitale, si diparte una deviazione verso San Gregorio de Polanco,San Gregorio de Polancopiacevolissimo centro turistico-balneare sulle rive del lago artificiale Rincón de Bonete, formato dal Rio Negro, e che si estende per più di una cinquantina di chilometri. A guardare le spiagge, sembra di essere ai Caraibi: eppure siamo in mezzo alla Pampa. Altro centro balneare, un po' meno pittoresco ma al contempo   importante centro agricolo e d'allevamento, come suggerisce il suo nome, Paso de los Toros, a un'ora di distanza verso Sud. Anche per giungere fin qui chilometri e chilometri senza vedere un'auto, quando ci si incrocia ci si saluta, come anche quando si incontra qualche gaucho che sta recuperando vitelli o cavalli troppo intraprendenti e che tentano qualche scampagnata al di là dei recinti. Mi è capitato, cosa più comune in Argentina dove le estancias sono molto più vaste che non qui, di vedere piccoli velivoli parcheggiati tra i macchinari, pronti all'uso fare un giro d'ispezione sopra i campi. Ancora una breve sosta a Durazno, sulla riva sinistra del fiume Yi, affluente del Rio Negro, fondata dai portoghesi nel 1821 e nodo nevralgico per le comunicazioni nel centro del Paese, coi suoi due poderosi ponti. Lì, nella piazza circondata da sicomori della Cattedrale, ho gustato il migliore tra i deliziosi e perversi dolci ipercalorici prodotti in Uruguay: il "Massini": due Bismantova uruguagiafette di pan di Spagna, sode e ricche di uova, coperte di un sottile strato di caramello e in mezzo crema Chantilly. Meraviglioso, anche con una temperatura che ieri cominciava ad avvicinarsi ai trenta gradi finalmente. Infine sono giunto a Florida, capoluogo del dipartimento omonimo, dove il 25 agosto del 1825 venne dichiarata l'indipendenza del Paese, l'ultimo importante centro agricolo a meno di centro chilometri da Montevideo e dalla sua zona industriale. Un'altra cittadinadall'impronta coloniale, vivace ma al contempo dai ritmi di vita molto rilassati, dove ho trascorso la serata chiacchierando coi proprietari del ristorante "8 negro" (nel senso del colore delle carte), risalente al 1946 e con mobili d'epoca: una meraviglia. A proposito delle elezioni di domenica loro puntano sulla vittoria del Frente Amplio. Benché al ballottaggio. Me lo auguro. Per loro e per questo Paese bello, accogliente, interessante e molto civile. (Qui sopra a sinistra, una copia in miniatura della Pietra della Bismantova. Nell'emisfero australe)

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