"Amadeus" di Peter Schaffer, uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia. Con Ferdinando Bruni, Daniele Fedeli, Valeria Andreanò, Riccardo Buffonini, Matteo de Mojana, Alessandro Lussiana, Ginestra Paladino, Umberto Petranca, Luca Torraca. Luci Michele Ceglia; suono Gianfranco Turco; assistente ai costumi Elena Rossi; assistente alla regia Giorgia Bolognani; realizzazione costumi Elena Rossi, Alessia Lattanzio, Monica Fedora Colombo, Grazie Ieva; realizzazione scene Marina Conti, Giancarlo Centola, Tommaso Serra. Produzione Teatro dell'Elfo con il contributo di NEXT, Laboratorio delle idee per la Produzione e la programmazione dello spettacolo lombardo. Al Teatro Elfo/Puccini di Milano, fino al 2 marzo
Erano più di due anni che, per causa di forza maggiore, non assistevo a uno spettacolo dell'Elfo, e ne sentivo fortemente la mancanza: mi sono rifatto domenica scorsa con Amadeus di Peter Schaffer, da cui 40 anni fa Miloš Forman aveva tratto l'omonimo film che ai tempi aveva conquistato qualcosa come 5 Oscar: un successo planetario. Rigorosamente aderente al testo, di cui Ferdinando Bruni ha curato la traduzione, oltre a essere mattatore assoluto dello spettacolo nella parte di Antonio Salieri, voce narrante, che in punto di morte racconta la sua versione dei fatti dei rapporti con Mozart, millantando il "merito" della morte in disgrazia a soli 35 anni, 33 prima di quella del suo presunto "assassino", che ha goduto sì di fama durante la sua lunga vita (questo il suo "patto con Dio, stretto nella natìa Legnago, nel Veronese, per diventare, nella sua lunga carriera, Maestro di Cappella e compositore di corte degli Asburgo a Vienna) ma non la fama imperitura, arrisa invece al suo più giovane e ben più geniale rivale. Sempre che di rivalità si possa parlare tra due persone divise da un abisso caratteriale e soprattutto, di talento. E' dunque Salieri/Bruni a dialogare col pubblico fin dalla prima scena in cui, ridotto in carrozzella, gli chiede provocatoriamente se sia vera o falsa, come sostengono i "venticelli", che sia stato lui ad avvelenare il salisburghese, autentica e inarrivabile rock star dell'epoca: rotto il patto con Dio, che gli ha sì dato successo e notorietà ma presentato il conto preferendogli un avversario imbattibile sul piano musicale, quello a cui Salieri teneva, e che gli ha fatto bere l'amaro calice di vedere svanire la propria fama e quella delle sue opere molto accademiche ancora in vita mentre cresceva a esponenzialmente quella di Mozart, soprattutto dopo la sua tragica scomparsa in miseria fino all'immortalità: piuttosto che andarsene nell'anonimato, è Salieri stesso ad avvalorare la voce di esserne stato l'assassino, a costo di passare per un infame e un malvagio. Parte ardua, quella di Salieri, pienamente nelle corde di Bruni, capace di passare da un registro di voce all'altro con una facilità impressionante (da sempre il cofondatore dell'Elfo assieme a Gabriele Salvatores cura in modo particolare l'aspetto vocale) così come nell'espressione e nella postura, senza perdere mai misura e compostezza; così come non era facile quella del giovane Daniele Fedeli in quella del capriccioso, irriverente, infantile, a tratti ingenuo ex bambino prodigio Wolgang Ama-Deus (un nome che per Salieri suona come un tradimento): inevitabile il raffronto, per chi ne conserva il ricordo, con la esplosiva e perfino esagerata vitalità, a tratti buffonesca, di Tom Hulce nel film di Forman, ma assolutamente nella parte, così come l'ancor più giovane Valeria Andreanò, solo ventiduenne, in quella di Costanze Weber, la moglie del genio che ha rivoluzionato la musica, in cui gli "Elfi" hanno, probabilmente a ragione, intravisto una sicura promessa del palcoscenico, e all'altezza tutti gli altri interpreti. Suoni e luci da manuale, costumi impeccabili e una scena essenziale quanto funzionale, usuali punti di forza della compagnia milanese, completano e assicurano il successo di uno spettacolo divertente quanto istruttivo, incentrato sul rapporto tra la mediocrità di massa, e dunque collettiva, con la solitudine del genio, che vive in un mondo a sé stante, quasi incapace di comprendere l'umanità che lo circonda ed entrare in rapporto con essa, in un corto circuito reciproco. Spettacolo in prima nazionale, l'augurio è che vada presto in tournée attraverso la Penisola!