"L'abbaglio" di Roberto Andò. Con Toni Servillo, Salvo Ficarra, Valentino Picone, Tommaso Ragno, Giulia Andò, Leonardo Maltese, Clara Ponsot, Pascal Greggory, Giulia Lazzarini, Vincenzo Pirrotta e altri. Italia 2025 ★★★★
Altro bel lavoro, da non perdere, di Roberto Andò, che ha la rara virtù di girare film in cui fatti reali ed elementi di fantasia si fondono, per rendere più concreta e viva la ricostruzione storica di un avvenimento. Per certi versi sembra che faccia da controcampo a Mario Martone, che in Noi credevamo, uscito già 15 anni fa, aveva raccontato dell’adesione alla Giovine Italia di un terzetto di giovani mazziniani pugliesi. Tra l’altro, anche lì era presente Toni Servillo, proprio nei panni del rivoluzionario repubblicano; i due registi sembrano pure dialogare, sempre per interposto Servillo, attraverso La stranezza e Qui rido io, parlando invece di teatro, e in entrambi i casi il risultato è istruttivo e gradevole: per quanto mi riguarda, trovo l’approccio del siciliano Andò più lieve di quello del napoletano Martone ma è, va da sé, questione di gusti. Qui si racconta niente di meno che dell’Impresa dei Mille, che propiziò l’unità d’Italia, fin dal momento dell’arruolamento dei volontari in quel di Quarto di Genova, di cui Garibaldi (Tommaso Ragno) ha incaricato il fidato colonnello Vincenzo Orsini (Servillo), già ufficiale borbonico, passato dopo i moti del 1848 “dalla parte giusta”, assistito dal tenente Ragusin (Maltese), entusiasta quanto ingenuo. Non si guarda troppo per il sottile, per cui tra una maggioranza di settentrionali e toscani vengono imbarcati anche due siciliani, Domenico (Ficarra), un esperto i fuochi d’artificio rimasto storpio e Rosario (Picone), che millanta un titolo nobiliare e un passato all’accademia militare ed è in realtà un impostore e un baro che scappa dal Nord dove si era trasferito, assumendo un’improbabile cadenza veneta, per sfuggire alla vendetta dei “grulli” che aveva spennato a carte. Una volta sbarcati in Sicilia, durante la battaglia di Marsala i due si dileguano, il primo per raggiungere la ragazza che aveva promesso di sposare e il secondo la natìa Palermo, e finiscono per imboscarsi in un convento di suore, dove fanno conoscenza con la vispa e opportunista Assuntina (Giulia Andò), che incontreranno nuovamente nel prosieguo dello loro avventure isolane dopo che verranno scoperti e arrestati come disertori dalle Camicie Rosse, ormai giunte, di battaglia in battaglia, alle porte di Palermo. Si riscattano, però, spacciandosi per parroco e sindaco, ché se manca loro il coraggio non difettano di astuzia, bloccando i borbonici venuti a mettere a ferro e fuoco l’ennesimo paese di “collaborazionisti”, ché il popolo, a differenza di preti, agrari e maggiorenti, stava dalla parte dei garibaldini. Verranno trascinati via dall’esercito regolare dopo essersi offerti come ostaggi per rendere credibile l’affermazione che Garibaldi era ormai entrato a Palermo e dunque la loro rappresaglia sarebbe stata inutile, ed è l’ultima volta che Orsini li vedrà. Vent’anni dopo il Colonnello, ormai generale in pensione, dopo averli cercati invano per ricompensare il loro atto di “eroismo”, li ritroverà, sotto ben altre vesti e in un diverso contesto, sempre a Palermo, assieme ad Assuntina: perché in Italia, ma in Sicilia per definizione, tutto cambia per non cambiare mai. Andò racconta con sufficiente correttezza e linearità l’impresa militare infarcendola con le vicende personali e tragicomiche dei due disgraziati, attraverso le quali si esprime molto bene il punto di vista popolare di tutta la questione, sui cui risultati, un “abbaglio”, appunto, vale la pena riflettere ancora oggi. Film scorrevole e piacevole, dunque, e la riprova che il terzetto di interpreti già visto all’opera nel precedente La stranezza funziona.
Nessun commento:
Posta un commento