martedì 17 dicembre 2024

La stanza accanto

"La stanza accanto" (The Room Next Door) di Pedro Almodóvar. Con Julianne Moore, Tilda Swinton, John Turturro, Alessandro Nivola, Melina Matthews, Juan Diego Botto, Raúl Arevalo e altri. Spagna, 2024 ★★★★1/2

Ridotta col tempo la presenza in sala, a causa della diminuzione dell'offerta, in concomitanza con lo scadimento della qualità media, cosicché per distrarsi aumenta la fruizione delle serie televisive, cercando col lanternino quelle valide: in mancanza di grandi novità, al cinema la scelta prevalente è quella di andare sul sicuro, e questo spiega anche perché i "voti", in questa sede, siano ultimamente sono mediamente alti. Come nel caso di Pedro Almodóvar, a 75 anni al suo primo film in lingua inglese, con cui ha vinto il Leone d'oro per la miglior regìa nell'ultima edizione della Mostra del cinema di Venezia, dopo avere ricevuto quello alla carriera. Un film lucido, essenziale, che ha per tema la morte, o meglio: il diritto di scegliere il momento di uscire dignitosamente la vita (abbandonare il party, dice una delle due splendide protagoniste, Martha, interpretata da una algida Tilda Swinton), e l'amicizia. Già colleghe di lavoro e sodali, in una rivista d'avanguardia nella New York degli anni Ottanta, Martha e Ingrid, Julianne Moore, si incontrano di nuovo quando quest'ultima, che sta traslocando nuovamente in città dopo anni trascorsi a Parigi, alla presentazione di un suo libro viene a sapere che l'altra è malata: un cancro alla cervice, e decide di andarla a trovare in ospedale. Il loro rapporto, già molto intenso, riprende da dove era iniziato: Ingrid, scrittrice di successo, nel suo ultimo lavoro racconta di come non riesca a concepire la morte; Martha, invece, l'ha affrontata e attraversata durante tutta la sua carriera di corrispondente di guerra, per la quale ha rinunciato a fare la moglie e, soprattutto la madre di una figlia che non ha mai saputo chi fosse il padre e con cui ha un pessimo rapporto. In seguito a un peggioramento delle sue condizioni dopo aver intrapreso una cura sperimentale, è proprio a Ingrid che Martha chiede di starle vicina, e precisamente "nella stanza accanto", nel momento in cui deciderà che sia giunto il momento di chiudere la partita, essendosi già procurata, nel dark web, una pillola per togliersi la vita. Non di assisterla o aiutarla in qualsiasi maniera, ben conscia dei rischi legali che l'amica correrebbe per avere agevolato il suicidio. Conscia di come la pensi, Ingrid non è nemmeno la "prima scelta" di Martha tra le persone a cui ha fatto questa richiesta, e dopo averne parlato anche con Damian già amico e anche al tempo amante di entrambe, John Turturro, in due brevi ma significativi camei, Ingrid accetta. Nella prima parte del film le due amiche ripercorrono le loro rispettive vite, anche in forma di flash backe l'appartamento di Martha, con una splendida vista sul fiume, con tutto quel che contiene ne è il contenitore; ma quando la decisione è presa, decidono di spostarsi fuori città in un luogo più asettico, senza ricordi, elegante e confortevole: immersa nella natura nelle vicinanze di Woodstock, la villa che scelgono ricorda quelle di Frank Lloyd Wright. In attesa che Martha decida quando sia giunto il momento, unico segnale sarà la porta della sua stanza lasciata aperta, i dialoghi serrati tra le due donne, così diverse tra loro, sono esemplari, intensi quanto lo è il loro rispetto reciproco, tra tensione e leggerezza, caldi e pieni di di affetto ma anche lucidi e crudi. Come la vita e la morte, del resto. Il finale non si racconta, ma è di una delicatezza poetica. Un film esemplare per come è costruito, girato, interpretato, con una fotografia eccezionale e una colonna sonora originale perfetta. Senza fronzoli, diretto, sincero. Senz'altro da vedere. 

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