"Il corpo" di Vincenzo Alfieri. Con Giuseppe Battiston, Claudia Gerini, Andrea Di Luigi, Andrea Sartoretti, Amanda Campana, Rebecca Sisti e altri. Italia 2024 ★★★+
Versione italiana del noir spagnolo El cuerpo di Oriol Paulo, del 2012, il terzo lungometraggio del regista, attore, sceneggiatore e montatore Vincenzo Alfieri mette senza dubbio in rsalto il mestiere di quest'ultimo, nonostante la giovane età: prodotto che usa tutti gli stilemi del genere, dall'atmosfera cupa, piovosa e quasi esclusivamente notturna all'ambientazione tra l'obitorio di un istituto di medicina legale, la casa di lusso e la altrettanto patinata sede del gruppo farmaceutico di cui era proprietaria Rebecca Zuin, il cui corpo, appunto, è scomparso dalla cella frigorifera della camera mortuaria dopo che è stata trovata senza vita, non si sa se per cause naturali o meno. A condurre le indagini è l'ispettore Cosser che, per chi ha visto la recente serie RAI tratta dai romanzi di Fulvio Ervas e che vede protagonista lo stesso Giuseppe Battiston, è la versione incazzata e incattivita dell'ispettore Stucky, che ancora non ha superato la morte dell'adorata moglie in un tragico incidente stradale di 5 anni prima a causa dell'omissione di soccorso da parte dei colpevoli. Investigatore a cui Bruno, il marito più giovane di Rebecca e che le subentrerà nel patrimonio nonché alla guida dell'azienda, fin dal primo incontro non va per niente a genio: ambiguo, donnaiolo, carrierista, il tipico rampante, capisce subito che si è fatto impalmare dalla riccona per interesse; del resto anche per Rebecca il giovane e oscuro assistente universitario di chimica industriale era una sorta di giocattolo e spesso vittima di scherzi piuttosto pesanti. I sospetti sul tipo si infittiscono sia per il suo comportamento e le sue omissioni sia, e soprattutto, perché il misterioso e rocambolesco trafugamento del cadavere appare sempre più congegnato per fare sparire l'oggetto del reato: senza cadavere è ben difficile provare il delitto, ma diventano certezza quando si scopre che la donna era stata avvelenata con un ritrovato che si utilizza in azienda dopo il rinvenimento del suo cadavere. Cosser ci aveva visto giusto, e Bruno viene condannato a 25 anni per omicidio. Ci aveva visto giusto anche Diana, la figlia di Cosser, che aveva avuto una relazione con Bruno, ma non dico cosa e perché: ci penserà il padre poliziotto a spiegarlo, all'uxoricida impietrito, quando dopo altri 5 anni va a trovarlo in carcere, dove gli altri detenuti gli riservano un trattamento adeguato a chi commette reati non ammessi nel codice della malavita e a chiarire così la situazione all'inclito pubblico. Ed è un bel colpo di scena. A cui si arriva in maniera forse un po' macchinosa e a tratti poco plausibile, ma il meccanismo funziona se si rimane col fiato sospeso fino all'ultimo e alla fine sorpresi e spiazzati dal finale. E soddisfatti. Battiston su tutti, ma nella parte anche Gerini (Rebecca) e Di Luigi (Bruno) che riesce a risultare decisamente odioso, e Sartoretti, che interpreta Mancini, l'assistente di Cosser, l'unico equilibrato della compagnia.
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