giovedì 26 dicembre 2024

Grand Tour

"Grand Tour" di Miguel Gomes. Con Gonçalo Waddington, Crista Alfaiate, Cláudio da Silva, Lang Khê Tran, Jorge Andrade, João Pedro Vaz, Jani Zhao, Teresa Madruga, Manuela Couto, Diogo Dória e altri. Portogallo, Italia, Francia Germania, Giappone, Cina 2024 ★★★★★

Un film caleidoscopico, evocativo, originale, che gioca col tempo e con lo spazio, e alterna immagini girate dal regista portoghese durante un relativamente recente viaggio nel Sud Est Asiatico, in Cina e in Giappone e il set allestito a Lisbona, dove è stato realizzato e montato, durante il periodo del Covid 19, raccontando la storia di una fuga (dal matrimonio) e di un inseguimento che si immagina avvenuti nel 1917. La fuga è quella che occupa la prima metà del film e ha per protagonista Edward, un funzionario coloniale britannico, che si trova Rangoon, allora capitale della Birmania, dove riceve per telegramma l'annuncio dell'imminente arrivo della fidanzata che non vede da sette anni, e dà il via a una peregrinazione che segue l'itinerario di un tipico Grand Tour in quell'area del mondo, valida ai quei tempi così come ora, e lo porta via via a Singapore, Bangkok, Saigon, Manila, in Cina, in Giappone, in Cina ai confini del Tibet; a ogni tappa scatta lo stesso meccanismo, perché lo raggiunge la notizia della prossimo venuta della tenace promessa sposa, Molly Singleton che, per nulla sgomenta e perfino divertita all'idea di questa imprevista avventura, la vive immergendosi nel clima e nelle suggestioni del viaggio gustandola giorno per giorno, incurante delle conseguenze. Incontri sorprendenti, intensi quanto fuggevoli, scoperte, imprevisti, esprimendo molto bene le sensazioni di quel "lasciarsi andare" che è tipico di un Europeo che incontra un mondo che non conosce, non capirà mai del tutto ma che lo affascina e a cui alla fine si adegua e si abbandona. Non a caso il film è parlato, e perfino raccontato (e opportunamente sottotitolato), in tutte le lingue dei Paesi attraversati, salvo che in portoghese quando a esprimersi sono i protagonisti. Avendo fatto più volte a mia volta dei Grand Tour immersivi da quelle parti, non mi ha stupito di ritrovamici in pieno, a prescindere dalla storia, che l'autore ha tratto da Il gentiluomo in salotto di William Somerset Maugham: non a caso il regista è un portoghese, quindi viene da un Paese che ha avuto una significativa presenza coloniale in quella parte del mondo, così come in Africa e in America Latina, e il suo sguardo inevitabilmente lo riflette, così come succede a chiunque provenga dal Vecchio Continente e abbia un minimo di cultura e coscienza di quel che fa e dei luoghi che gli capita attraversare. Non a caso il primo libro che mi è venuto in mente è La condizione umana di André Malraux, altrettanto evocativo di atmosfere e sensazioni, perfino olfattive, e, paradossalmente, Apocalypse Now. Quando, si entra in contatto con un mondo che non si riesce a decifrare e di cui non si capiscono lingue e codici i casi sono due: se non si può scappare o si fa il turista, oppure, come dicevo sopra, ci si lascia andare, ci si adegua, e si entra in uno stato che non è meramente contemplativo ma comunque relativamente passivo, abbandonandosi all'onda, guardando le cose come uno spettatore e al contempo concentrandosi su sé stessi e sul momento attuale: ecco perché capita di avere la sensazione di vivere pienamente l'istante e per cui gli incontri casuali e anche più banali hanno un sapore più intenso e diverso. Un film lento ma mai noioso e piatto, onirico ma ricco di sensazioni che permangono, in cui, per l'appunto ci si lascia andare e cullare. Davvero magnifico, per i miei gusti. 

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