venerdì 29 dicembre 2023

Foglie al vento

"Foglie al vento" (Kuolleet Lehdet) di Aki Kaurisimäki. Con Alma Pöysti, Jussi Vatanen, Janne Hyytiäinen, Nuppu Koivu, Martti Siosalo e altri. Finlandia, 2023 ★★★★★

Graditissimo ritorno, sei anni dopo L'altro volto della speranza, del regista a mio parere più essenziale, poetico e umanista in circolazione, che ho avuto occasione di definire maestro del surrealismo magico, autore poco prolifico che però in quarant'anni di carriera cinematografica non ha mai sbagliato film e non ha mai deviato dalla sua linea: sinceri e coerenti come lui, solo Ken Loach e pochi altri, una categoria ormai rara. E sempre ispirato, che nelle sue storie di personaggi perdenti e stralunati che gli stanno realmente a cuore, riesce sempre a metterci un sorriso e una traccia di speranza, anche quando il mondo si affaccia sulle loro vite in tutta la sua insopportabile durezza. Come in questo caso le notizie della guerra tra Russia e Ucraina, una realtà che in Finlandia è letteralmente alle porte, che giungono via radio nel povero, essenziale ma inappuntabile appartamento di Ansa, una donna che ha avuto la vita famigliare distrutta dall'alcol che ha ucciso il padre, il fratello e indirettamente la madre, la quale passa da un impiego precario e malpagato all'altro (anche il Paese scandinavo si adegua al mercatismo ormai imperante ovunque) ma sempre con grande dignità. Per puro caso incontra Holappa, un metalmeccanico che viene cacciato in successione daogni posto di un lavoro perché con l'alcol cerca, inutilmente, di sfuggire alla depressione cronica che lo affligge, e viene regolarmente beccato a bere. I due si piacciono, e alla prima uscita vanno (significativamente) a vedere I morti non muoiono di Jim Jarmush (altro autore con una visione simile a Kaurisimäki) all'immancabile cinema Ritz, ma Holappa smarrisce proprio lì il biglietto col numero di telefono di Ansa. I due non hanno idea di dove viva l'altro, si perdono ma si cercheranno proprio lì, a turno davanti al cinema, e saranno le locandine dei film in programmazione, tutti dei classici amati dall'autore, a scandire il tempo: non citazionismo saccente, esibito e fastidioso, ma affettuoso e autorionico, così come quello musicale, dal rock in stile Leningrad Cowboys, al tango, a Schubert, specchio dei gusti  e dell'eclettismo del regista finlandese e immancabili in ogni sua pellicola. Che in 81 minuti concentra, senza una sbavatura, un distillato del suo modo di vedere il mondo, dove l'umanità di sottomessi, gli sfruttati, i traditi, coloro che Toni Negri aveva definito l'operaio sociale, va avanti a sopravvivere perché capace, in un panorama di squallore relazionale, a essere capace di vera e profonda solidarietà, pure nell'apparente afasia e carenza di comunicatività. Anche la storia raccontata nel film, i due (Alma Pöysti, Jussi Vatanen, che interpretano la coppia, sono portentosi) che si ritrovano nonostante tutti gli ostacoli che le vicende vissute hanno posto alla loro ricerca di un angolo di felicità, si chiude con una nota ottimistica, nonostante le tenebre e la follia imperanti: insomma, non bisogna perdere la fiducia, ma soprattutto la propria umanità. Un film esemplare, necessario, un gioiellino prezioso, coloratissimo benché girato in una Helsinki squallida, impersonale e straniante, che fa bene alla salute di chi lo vede, un altro bellissimo regalo da parte di un regista e narratore raro.

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