"Fabrizio De André & PFM - Il concerto ritrovato" di Walter Veltroni. Con testimonianze di Franz Di Cioccio, Franco Mussida, Patrick Djivas, Flavio Premoli, David Riondino, Piero Frattari, Dori Ghezzi, Guido Harari. Italia 2020 ★★★★★
Tempo di ricorrenze: ieri il 420° anniversario del sacrificio di Giordano Bruno, arso dal tribunale dell'Inquisizione, sull'altare della libertà di pensiero, oggi l'80° della nascita di Fabrizio De André. Il concerto è quello "Per la città", la sua, che Faber tenne assieme alla Premiata Forneria Marconi il 3 gennaio del 1979 al "Padiglione C" della Fiera di Genova, oggi semidiroccato e utilizzato come deposito dell'AMIU, riferimento non casuale a cosa rimane della musica di quegli anni, e non soltanto nel nostro Paese. Le immagini vennero girate dal documentarista Piero Frattari, su autorizzazione in via eccezionale del cantautore, col patto che non fossero "abbellite" e non interferissero con quanto avveniva sul palco e in platea, e che agisse di nascosto. Le conservò sulle cassette di allora, che sarebbero state destinate al macero se, riversando il suo archivio in formato digitale, non se le fosse ritrovate tra le mani rendendosi conto della loro importanza. La storia la ricostruisce, in modo agile e spiritoso, Walter Veltroni, che ha la lodevole e intelligente attenzione di non apparire mai in video né in voce, lasciando la parola a chi c'era e può dare una testimonianza diretta della storia di quel sodalizio che, all'epoca, lasciò tutti perplessi, a cominciare dagli addetti ai lavori per finire ai fan, come se i due pubblici (e i due modi di intendere la musica e l'arte in generale) non potessero coesistere (personalmente, ho assistito a uno dei primi concerti in assoluto di Fabrizio De André, fino ad allora totalmente refrattario alle scene, durante la sua prima tournée del 1975, al Palalido di Milano; così come a una delle primissime esibizioni della della PFM, al Teatro Lirico di Milano, ormai da decenni in disarmo, nel maggio del 1971: in quell'occasione erano il gruppo di apertura di Black Sabbath e Yes, risultando nettamente superiori a entrambi a chi non fosse obnubilato dall'esterofilia preconcetta). Fu un trionfo, e l'album che ne venne tratto, registrato nelle tappe di Firenze e Bologna, una pietra miliare. Quel che non sapevo, prima di vedere la pellicola ieri sera in sala, è che quello di cui parla Veltroni fosse il concerto di Genova, che cadde il giorno successivo a quello di Milano, sempre al Palalido, a cui ero ovviamente presente: la seconda parte del film, dopo la lunga ma assolutamente adeguata e opportuna introduzione, lo fa rivivere destando, in chi frequentava le "adunanze" musicali all'epoca, le medesime emozioni di allora. Posso assicurare che non è, soltanto, un effetto nostalgia: la densità, immediatezza, direi perfino gli umori di allora erano vita, non c'era nulla di artefatto; gli artisti sapevano suonare sul serio, senza il supporto di diavolerie che semplificano il compito, e il contatto col pubblico era vero, autentico, e lo raccontano proprio i testimoni in diretta, e lo dimostrano le contestazioni che Faber subì soprattutto a Napoli e Roma, come l'attentato a base di acido (lisergico) subito prima di un concerto a Cantù sempre durante la stessa tournée. La canzone di Marinella, Andrea, Giugno ’73, Un giudice, La guerra di Piero, Volta la carta, Rimini, Avventura a Durango, Zirichitaggia, Via del Campo, Amico fragile, Il pescatore i pezzi in scaletta, grosso modo in ordine di sequenza, se la memoria non mi tradisce, a cui mancano, purtroppo, Sally e Verranno a chiederti del nostro amore, una delle mie preferite, che venivano quasi sempre eseguite in quei concerti. Fatevi un bel regalo e correte a vedere questo film-documentario, che sarà in sala soltanto fino a domani compreso: imperdibile.
Tempo di ricorrenze: ieri il 420° anniversario del sacrificio di Giordano Bruno, arso dal tribunale dell'Inquisizione, sull'altare della libertà di pensiero, oggi l'80° della nascita di Fabrizio De André. Il concerto è quello "Per la città", la sua, che Faber tenne assieme alla Premiata Forneria Marconi il 3 gennaio del 1979 al "Padiglione C" della Fiera di Genova, oggi semidiroccato e utilizzato come deposito dell'AMIU, riferimento non casuale a cosa rimane della musica di quegli anni, e non soltanto nel nostro Paese. Le immagini vennero girate dal documentarista Piero Frattari, su autorizzazione in via eccezionale del cantautore, col patto che non fossero "abbellite" e non interferissero con quanto avveniva sul palco e in platea, e che agisse di nascosto. Le conservò sulle cassette di allora, che sarebbero state destinate al macero se, riversando il suo archivio in formato digitale, non se le fosse ritrovate tra le mani rendendosi conto della loro importanza. La storia la ricostruisce, in modo agile e spiritoso, Walter Veltroni, che ha la lodevole e intelligente attenzione di non apparire mai in video né in voce, lasciando la parola a chi c'era e può dare una testimonianza diretta della storia di quel sodalizio che, all'epoca, lasciò tutti perplessi, a cominciare dagli addetti ai lavori per finire ai fan, come se i due pubblici (e i due modi di intendere la musica e l'arte in generale) non potessero coesistere (personalmente, ho assistito a uno dei primi concerti in assoluto di Fabrizio De André, fino ad allora totalmente refrattario alle scene, durante la sua prima tournée del 1975, al Palalido di Milano; così come a una delle primissime esibizioni della della PFM, al Teatro Lirico di Milano, ormai da decenni in disarmo, nel maggio del 1971: in quell'occasione erano il gruppo di apertura di Black Sabbath e Yes, risultando nettamente superiori a entrambi a chi non fosse obnubilato dall'esterofilia preconcetta). Fu un trionfo, e l'album che ne venne tratto, registrato nelle tappe di Firenze e Bologna, una pietra miliare. Quel che non sapevo, prima di vedere la pellicola ieri sera in sala, è che quello di cui parla Veltroni fosse il concerto di Genova, che cadde il giorno successivo a quello di Milano, sempre al Palalido, a cui ero ovviamente presente: la seconda parte del film, dopo la lunga ma assolutamente adeguata e opportuna introduzione, lo fa rivivere destando, in chi frequentava le "adunanze" musicali all'epoca, le medesime emozioni di allora. Posso assicurare che non è, soltanto, un effetto nostalgia: la densità, immediatezza, direi perfino gli umori di allora erano vita, non c'era nulla di artefatto; gli artisti sapevano suonare sul serio, senza il supporto di diavolerie che semplificano il compito, e il contatto col pubblico era vero, autentico, e lo raccontano proprio i testimoni in diretta, e lo dimostrano le contestazioni che Faber subì soprattutto a Napoli e Roma, come l'attentato a base di acido (lisergico) subito prima di un concerto a Cantù sempre durante la stessa tournée. La canzone di Marinella, Andrea, Giugno ’73, Un giudice, La guerra di Piero, Volta la carta, Rimini, Avventura a Durango, Zirichitaggia, Via del Campo, Amico fragile, Il pescatore i pezzi in scaletta, grosso modo in ordine di sequenza, se la memoria non mi tradisce, a cui mancano, purtroppo, Sally e Verranno a chiederti del nostro amore, una delle mie preferite, che venivano quasi sempre eseguite in quei concerti. Fatevi un bel regalo e correte a vedere questo film-documentario, che sarà in sala soltanto fino a domani compreso: imperdibile.
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