"Arrivederci professore" (The Professor) di Wayne Roberts. Con Johnny Depp, Zoey Deutch, Danny Huston, Rosemarie DeWitt, Farrah Aviva, Odessa Young e altri. USA 2018 ★
Dopo due settimane di digiuno cinematorgafico, piuttosto che andare a vedere l'ultimo film del tanto lodato quanto sopravvalutato nuovo fenomeno della regia francocanadese Xavier Dolan, un autentico deficiente, ho optato per Arrivederci professore, seconda opera dell'oscuro Wayne Roberts il quale, a parer mio ma non solo, poteva tranquillamente risparmiarsi la fatica. Il motivo era unicamente il ritorno sugli schermi di Johnny Depp, attore talentuoso dalla carriera ondivaga e tormentata, qui alle prese con un penoso rifacimento, per sommi capi e in maniera maldestra, di una pellicola come L'attimo fuggente. Il film si regge unicamente su di lui, e per certi versi sembra costruito apposta per permettere all'attore di dire quel che pensa sull'establishment, qui rappresentato da una tipica università per ricchi del New England, del conformismo imperante e della mediocrità in generale, che in patria negli ultimi anni gli ha continuamente ostacolato la carriera, senza che ne sia però granché convinto nemmeno lui: probabilmente è meglio che venga a farsi un giro in Europa o in America Latina, dove è ancora apprezzato, invece di prestarsi a operazioni mediocri che lo danneggiano ulteriormente, a cercarsi dei registi e degli autori che sappiano sfruttarne la versatilità. Nel film è Richard Brown, docente di letteratura di mezza età che, quando gli viene diagnosticato un cancro ai polmoni allo stadio terminale, decide di non accettare cure che gli allungherebbero l'esistenza soltanto di alcuni mesi e di approfittarne per dire finalmente quello che pensa e fare quello che desidera, in sostanza fare i conti con tutto ciò a cui ha rinunciato per quieto vivere, a cominciare da un rapporto che si trascina penosamente con la moglie Veronica, che peraltro lo tradisce col rettore dell'Università. Qualche battuta qua e là, stanchi inviti agli studenti a non accettare il tran tran perdendo di vista gli ideali, qualche accenno di politicamente scorretto ma soltanto all'apparenza: la vera cattiveria è un'altra cosa; sottotrame che non si sviluppano, personaggi che si perdono per strada, attori mediocri (a parte Rosemarie DeWitt nella parte di Veronica e il cane che interpreta sé stesso) ne fanno un film francemente penoso. La stella, ★, e non teschio, ☠, è dovuta, oltre alla simpatia che ho per Depp, all'unico pregio di questo film: la durata, sotto i 90'.
Dopo due settimane di digiuno cinematorgafico, piuttosto che andare a vedere l'ultimo film del tanto lodato quanto sopravvalutato nuovo fenomeno della regia francocanadese Xavier Dolan, un autentico deficiente, ho optato per Arrivederci professore, seconda opera dell'oscuro Wayne Roberts il quale, a parer mio ma non solo, poteva tranquillamente risparmiarsi la fatica. Il motivo era unicamente il ritorno sugli schermi di Johnny Depp, attore talentuoso dalla carriera ondivaga e tormentata, qui alle prese con un penoso rifacimento, per sommi capi e in maniera maldestra, di una pellicola come L'attimo fuggente. Il film si regge unicamente su di lui, e per certi versi sembra costruito apposta per permettere all'attore di dire quel che pensa sull'establishment, qui rappresentato da una tipica università per ricchi del New England, del conformismo imperante e della mediocrità in generale, che in patria negli ultimi anni gli ha continuamente ostacolato la carriera, senza che ne sia però granché convinto nemmeno lui: probabilmente è meglio che venga a farsi un giro in Europa o in America Latina, dove è ancora apprezzato, invece di prestarsi a operazioni mediocri che lo danneggiano ulteriormente, a cercarsi dei registi e degli autori che sappiano sfruttarne la versatilità. Nel film è Richard Brown, docente di letteratura di mezza età che, quando gli viene diagnosticato un cancro ai polmoni allo stadio terminale, decide di non accettare cure che gli allungherebbero l'esistenza soltanto di alcuni mesi e di approfittarne per dire finalmente quello che pensa e fare quello che desidera, in sostanza fare i conti con tutto ciò a cui ha rinunciato per quieto vivere, a cominciare da un rapporto che si trascina penosamente con la moglie Veronica, che peraltro lo tradisce col rettore dell'Università. Qualche battuta qua e là, stanchi inviti agli studenti a non accettare il tran tran perdendo di vista gli ideali, qualche accenno di politicamente scorretto ma soltanto all'apparenza: la vera cattiveria è un'altra cosa; sottotrame che non si sviluppano, personaggi che si perdono per strada, attori mediocri (a parte Rosemarie DeWitt nella parte di Veronica e il cane che interpreta sé stesso) ne fanno un film francemente penoso. La stella, ★, e non teschio, ☠, è dovuta, oltre alla simpatia che ho per Depp, all'unico pregio di questo film: la durata, sotto i 90'.
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