"Aladdin" di Guy Ritchie. Con Will Smith, Mena Massoud, Naomi Scott, Marwan Kenzari, Navid Negahban, Billy Magnussen, Nasim Pedrad, Numan Acar e altri. USA 2019 ★★★★
Non ricordo estati più cinematograficamente disastrate di questa (le sale del Visionario di Udine sono in ristrutturazione fino ad autunno inoltrato, CineZero a Pordenone funziona a scartamento ridotto e nei multisala dei centri commerciali mi rifiuto di metterci piede, al di là della programmazione di merda che propongono), in cui perfino le tradizionali retrospettive sulla stagione passata sono carenti, cosicché non si riescono nemmeno a recuperare i film persi o scartati a suo tempo, ragion per cui è con sollievo che sia stata prevista in questo periodo l'uscita di Aladdin, rivisitazione di un'altra produzione Disney (nel suo genere, sempre all'altezza) del 1992, favola raccontata ai tempi in versione cartoni animati mentre stavolta viene interpretata da un gruppo di più che discreti e simpatici attori in carne e ossa, affidati alla direzione briosa del talentuoso Guy Ritchie, che ha distribuito le parti con grande accortezza. E' la consueta storia a buon fine, specialità della casa: Aladdin è un giovane spiantato, rimasto orfano da piccolo, che vive, coadiuvato dalla fedele scimmietta Abu, di furtarelli nella vivace città portuale di Agrabah, ai margini del deserto: un bel giorno, al mercato, fa la conoscenza, salvandola da un inseguimento da parte delle guardie che l'hanno scambiata per una ladra, della principessa Jasmine, che aggira il divieto di uscire dal palazzo reale spacciandosi per la sua ancella Dalia: naturalmente scatta il colpo di fulmine, ma Aladdin si rende conto di non avere la minima speranza perché la legge prevede che solo un altro principe possa impalmare la figlia del sultano. A meno di un miracolo: che avviene quando, su incarico dell'avido e malvagio Jafar, Gran Visir dell'anziano sultano padre di Jasmina, gli ordina di penetrare nella Caverna delle Meraviglie per trafugare una lampada che contiene un genio capace di esaudire tutti i desideri di chi ne entra in possesso. E che Aladdin, recuperato anche un magico tappeto volante, una volta liberato il genio che diventa col tempo suo amico, si tiene ben stretto guardandosi bene dal consegnarla al sobillatore, e che utilizza i tre desideri per salvarsi una prima volta la vita; presentarsi come principe a Jasmina e, alla fine di una serie di peripezie per cui la lanterna finisce nelle mani di Jafar, il quale però non ne fa buon uso, per ultimo libera l'amico genio da maleficio per cui era stato imprigionato nella lanterna mentre il perfido Jafar finisce per prendere il suo posto e verrà spedito per un altro millennio almeno di nuovo nella Caverne dalle Meraviglie. Film coloratissimo e tecnicamente molto ben confezionato, vivace, con tanto di coreografie e musiche più che decorose, rende l'atmosfera incantata del racconto e risulta suggestivo, rilassante e perfetto per una fresca serata in sala, al riparo dalla canicola. Avercene...
Non ricordo estati più cinematograficamente disastrate di questa (le sale del Visionario di Udine sono in ristrutturazione fino ad autunno inoltrato, CineZero a Pordenone funziona a scartamento ridotto e nei multisala dei centri commerciali mi rifiuto di metterci piede, al di là della programmazione di merda che propongono), in cui perfino le tradizionali retrospettive sulla stagione passata sono carenti, cosicché non si riescono nemmeno a recuperare i film persi o scartati a suo tempo, ragion per cui è con sollievo che sia stata prevista in questo periodo l'uscita di Aladdin, rivisitazione di un'altra produzione Disney (nel suo genere, sempre all'altezza) del 1992, favola raccontata ai tempi in versione cartoni animati mentre stavolta viene interpretata da un gruppo di più che discreti e simpatici attori in carne e ossa, affidati alla direzione briosa del talentuoso Guy Ritchie, che ha distribuito le parti con grande accortezza. E' la consueta storia a buon fine, specialità della casa: Aladdin è un giovane spiantato, rimasto orfano da piccolo, che vive, coadiuvato dalla fedele scimmietta Abu, di furtarelli nella vivace città portuale di Agrabah, ai margini del deserto: un bel giorno, al mercato, fa la conoscenza, salvandola da un inseguimento da parte delle guardie che l'hanno scambiata per una ladra, della principessa Jasmine, che aggira il divieto di uscire dal palazzo reale spacciandosi per la sua ancella Dalia: naturalmente scatta il colpo di fulmine, ma Aladdin si rende conto di non avere la minima speranza perché la legge prevede che solo un altro principe possa impalmare la figlia del sultano. A meno di un miracolo: che avviene quando, su incarico dell'avido e malvagio Jafar, Gran Visir dell'anziano sultano padre di Jasmina, gli ordina di penetrare nella Caverna delle Meraviglie per trafugare una lampada che contiene un genio capace di esaudire tutti i desideri di chi ne entra in possesso. E che Aladdin, recuperato anche un magico tappeto volante, una volta liberato il genio che diventa col tempo suo amico, si tiene ben stretto guardandosi bene dal consegnarla al sobillatore, e che utilizza i tre desideri per salvarsi una prima volta la vita; presentarsi come principe a Jasmina e, alla fine di una serie di peripezie per cui la lanterna finisce nelle mani di Jafar, il quale però non ne fa buon uso, per ultimo libera l'amico genio da maleficio per cui era stato imprigionato nella lanterna mentre il perfido Jafar finisce per prendere il suo posto e verrà spedito per un altro millennio almeno di nuovo nella Caverne dalle Meraviglie. Film coloratissimo e tecnicamente molto ben confezionato, vivace, con tanto di coreografie e musiche più che decorose, rende l'atmosfera incantata del racconto e risulta suggestivo, rilassante e perfetto per una fresca serata in sala, al riparo dalla canicola. Avercene...
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