"Nureyev - The White Crow" di Ralph Fiennes. Con Oleg Ivenko, Adèle Exarchopoulos, Chulpan Khamatova, Ralph Fiennes, Alexei Morozov, Raphaël Personnaz e altri. Gran Bretagna 2018 ★★★★-
Film biografico e molto british, pur non essendo un capolavoro brilla in una stagione che a me pare particolarmente squallida e povera nonostante i tanto sbandierati propositi di rilancio enunciati nel dicembre scorso: l'estate del 2019 avrebbe dovuto essere quella della svolta per una promozione del cinema per tutto l'anno, e invece è il solito mortorio. Senza bisogno di grandi voli pindarici, Nureyev, che inizia con la nascita del grande danzatore russo su un convoglio della Transiberiana nel 1938, pur ricostruendone l'infanzia e la formazione con suggestivi e puntuale flash-back, e soprattutto i rapporti con il suo insegnante Alexander Pushkin (ruolo che si è ritagliato il regista Ralph Fiennes) e sua moglie, si focalizza sull'episodio del suo passaggio in Occidente nel giugno del 1961, al termine di un mese di rappresentazioni del balletto del Teatro Kirov dell'allora Leningrado a Parigi, quando aveva sostituito all'ultimo momento il primo ballerino Konstantin Sergeev, infortunatosi, e che non aveva fatto rimpiangere: le sue esibizioni erano rimaste memorabili e avevano suscitato impressione nel pubblico e negli stessi colleghi francesi, con cui Nureyev era entrato in contatto, avido com'era di confrontarsi non solo col mondo del balletto occidentale ma con tutto l'ambito culturale, interessato com'era all'arte in tutte le sue forme, dalla musica alla letteratura ma soprattutto alla pittura e alla scultura. Approcci e legami che non erano graditi al commissario politico e agli agenti del KGB che seguivano la compagnia i quali cercavano inutilmente di impedire le sue "scappatelle" ma Rudolf non era il tipo di farsi mettere la mordacchia finché, terminata la parte francese della tournée per trasferirsi a Londra, una volta in aeroporto (che ai tempi era quello di Le Bourget) Nureyev veniva "gentilmente" separato dalla compagnia per essere messo sul primo aereo per Mosca, con la scusa che avrebbe dovuto esibirsi davanti a Kruscev in persona, in sostanza sequestrato: fu questo a convincerlo a chiedere asilo politico in Francia, non avendo mai prima manifestato il proposito di lasciare l'Unione Sovietica, e ci riuscì grazie all'intervento di Pierre Lacotte, ballerino e coreografo dell'Opéra, presente in aeroporto per salutare gli omologhi russi, e soprattutto Clara Saint, la fidanzata cilena dell'appena deceduto di Vincent Malraux, figlio dell'allora ministro della Cultura francese André, con cui Nureyev aveva legato in modo particolare durante il soggiorno lungo la Senna. Molto accurata la ricostruzione dell'ambiente e dell'atmosfera dell'epoca, il biopic si tinge anche di tinte thriller, e risulta quindi anche piuttosto avvincente; di ottimo livello le interpretazioni, in particolare Fiennes ha fatto debuttare davanti all'obiettivo un esordiente come Oleg Ivenko, ballerino ucraino del Teatro d'opera e balletto di Kazan (Russia), che ha la stessa età, 23 anni, che aveva Rudolf Nureyev nel 1961, e se l'è cavata in modo molto convincente, facendo rivivere un artista a tutto tondo, mai sazio di novità, dal carattere forte e indomabile: un corvo bianco, per sottolinearne la rarità, se non unicità.
Film biografico e molto british, pur non essendo un capolavoro brilla in una stagione che a me pare particolarmente squallida e povera nonostante i tanto sbandierati propositi di rilancio enunciati nel dicembre scorso: l'estate del 2019 avrebbe dovuto essere quella della svolta per una promozione del cinema per tutto l'anno, e invece è il solito mortorio. Senza bisogno di grandi voli pindarici, Nureyev, che inizia con la nascita del grande danzatore russo su un convoglio della Transiberiana nel 1938, pur ricostruendone l'infanzia e la formazione con suggestivi e puntuale flash-back, e soprattutto i rapporti con il suo insegnante Alexander Pushkin (ruolo che si è ritagliato il regista Ralph Fiennes) e sua moglie, si focalizza sull'episodio del suo passaggio in Occidente nel giugno del 1961, al termine di un mese di rappresentazioni del balletto del Teatro Kirov dell'allora Leningrado a Parigi, quando aveva sostituito all'ultimo momento il primo ballerino Konstantin Sergeev, infortunatosi, e che non aveva fatto rimpiangere: le sue esibizioni erano rimaste memorabili e avevano suscitato impressione nel pubblico e negli stessi colleghi francesi, con cui Nureyev era entrato in contatto, avido com'era di confrontarsi non solo col mondo del balletto occidentale ma con tutto l'ambito culturale, interessato com'era all'arte in tutte le sue forme, dalla musica alla letteratura ma soprattutto alla pittura e alla scultura. Approcci e legami che non erano graditi al commissario politico e agli agenti del KGB che seguivano la compagnia i quali cercavano inutilmente di impedire le sue "scappatelle" ma Rudolf non era il tipo di farsi mettere la mordacchia finché, terminata la parte francese della tournée per trasferirsi a Londra, una volta in aeroporto (che ai tempi era quello di Le Bourget) Nureyev veniva "gentilmente" separato dalla compagnia per essere messo sul primo aereo per Mosca, con la scusa che avrebbe dovuto esibirsi davanti a Kruscev in persona, in sostanza sequestrato: fu questo a convincerlo a chiedere asilo politico in Francia, non avendo mai prima manifestato il proposito di lasciare l'Unione Sovietica, e ci riuscì grazie all'intervento di Pierre Lacotte, ballerino e coreografo dell'Opéra, presente in aeroporto per salutare gli omologhi russi, e soprattutto Clara Saint, la fidanzata cilena dell'appena deceduto di Vincent Malraux, figlio dell'allora ministro della Cultura francese André, con cui Nureyev aveva legato in modo particolare durante il soggiorno lungo la Senna. Molto accurata la ricostruzione dell'ambiente e dell'atmosfera dell'epoca, il biopic si tinge anche di tinte thriller, e risulta quindi anche piuttosto avvincente; di ottimo livello le interpretazioni, in particolare Fiennes ha fatto debuttare davanti all'obiettivo un esordiente come Oleg Ivenko, ballerino ucraino del Teatro d'opera e balletto di Kazan (Russia), che ha la stessa età, 23 anni, che aveva Rudolf Nureyev nel 1961, e se l'è cavata in modo molto convincente, facendo rivivere un artista a tutto tondo, mai sazio di novità, dal carattere forte e indomabile: un corvo bianco, per sottolinearne la rarità, se non unicità.
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