"Una storia senza nome" di Roberto Andò. Con Micaela Ramazzotti, Renato Carpentieri, Alessandro Gassman, Enzo Catania, Gaetano Bruno, Laura Morante, Jerzy Skolimowski, Martina Pensa, Marco Foschi e altri. Italia 2018 ★★★+
Strana pellicola, apparentemente un film sui film, ma caleidoscopica, che abbraccia una varietà di generi: noir, commedia, spionaggio, poliziesco all'italiana, "cinematografico" ma anche attuale, con riferimenti espliciti agli intrighi di palazzo e alla contiguità di alcuni pezzi dello Stato, piuttosto in alto, con la mafia. Alla base di questo tourbillon sta una vicenda vera: il misterioso furto, avvenuto nell'autunno del 1969 a Palermo, della Natività del Caravaggio, trafugata dall'oratorio di San Lorenzo e mai più ritrovata. Sulla sua sorte si è fatta ogni sorte di ipotesi, compresa quella che sia stato anche oggetto della trattativa Stato-mafia riguardo ala revisione dell'articolo 41-bis: i retroscena della storia vengono "offerti" da tale Rak, un anziano superpoliziotto in pensione, alla timida Valeria (Ramazzotti), segretaria del produttore cinematografico Vitelli (Catania) e ghost writer per Pes (Gassmann), uno sceneggiatore pluripremiato ma da anni in crisi di ispirazione, mentre alla ragazza, peraltro figlia di un'altra ghost writer (per il ministro della Cultura), ed ex collaboratrice dei servizi segreti, Amalia (Morante), la fantasia non manca. Anche questa volta offre il suo talento allo sceneggiatore cialtrone e sciupafemmine di cui è innamorata, e quando questi fa leggere le prime pagine del nuovo soggetto al produttore, questi ne rimane entusiasta al punti di chiamare a realizzare il film che ne è tratto da un celebre regista hollywoodiano che si era ritirato ma è disposto a tornare a dirigere perché a sua volta convinto della sua validità. A complicare le cose, però, il fatto che il socio di Vitelli sia un finanziere che è una testa di legno della mafia, che non è per nulla contenta che si torni a parlare, a distanza di anni, del furto della tela. Così Cosa Nostra sequestra il Pes per sapere da lui chi gli abbia spifferato la storia, ma questo cade dalle nuvole e non volendo ammettere che gliel'abbia scritta Valeria, dopo essere stato interrogato con "decisione", finisce in coma. A questo punto Valeria è costretta a mandare i successivi pezzi di sceneggiatura firmandosi Mister X e le cose si complicano, coinvolgendo attori, regista, madre, padre... Sì c'è anche lui. Alla fine però la pellicola esce nelle sale e ha un grande successo. Se si dovesse tenere come punto di riferimento soltanto il filone "giallo", il film sarebbe piuttosto confusionario e difficile da seguire, ma non prendendosi troppo sul serio, la miscellanea risulta gradevole e divertente, recitato dignitosamente (la Ramazzotti assomiglia sempre di più a Franca Valeri da giovane) e ben girato e fotografato. Se lo si prende come un divertissement e una dichiarazione d'amore nei confronti del cinema e di tutte le figure professionali che vi sono coinvolte, ha una sua dignità e funziona.
Strana pellicola, apparentemente un film sui film, ma caleidoscopica, che abbraccia una varietà di generi: noir, commedia, spionaggio, poliziesco all'italiana, "cinematografico" ma anche attuale, con riferimenti espliciti agli intrighi di palazzo e alla contiguità di alcuni pezzi dello Stato, piuttosto in alto, con la mafia. Alla base di questo tourbillon sta una vicenda vera: il misterioso furto, avvenuto nell'autunno del 1969 a Palermo, della Natività del Caravaggio, trafugata dall'oratorio di San Lorenzo e mai più ritrovata. Sulla sua sorte si è fatta ogni sorte di ipotesi, compresa quella che sia stato anche oggetto della trattativa Stato-mafia riguardo ala revisione dell'articolo 41-bis: i retroscena della storia vengono "offerti" da tale Rak, un anziano superpoliziotto in pensione, alla timida Valeria (Ramazzotti), segretaria del produttore cinematografico Vitelli (Catania) e ghost writer per Pes (Gassmann), uno sceneggiatore pluripremiato ma da anni in crisi di ispirazione, mentre alla ragazza, peraltro figlia di un'altra ghost writer (per il ministro della Cultura), ed ex collaboratrice dei servizi segreti, Amalia (Morante), la fantasia non manca. Anche questa volta offre il suo talento allo sceneggiatore cialtrone e sciupafemmine di cui è innamorata, e quando questi fa leggere le prime pagine del nuovo soggetto al produttore, questi ne rimane entusiasta al punti di chiamare a realizzare il film che ne è tratto da un celebre regista hollywoodiano che si era ritirato ma è disposto a tornare a dirigere perché a sua volta convinto della sua validità. A complicare le cose, però, il fatto che il socio di Vitelli sia un finanziere che è una testa di legno della mafia, che non è per nulla contenta che si torni a parlare, a distanza di anni, del furto della tela. Così Cosa Nostra sequestra il Pes per sapere da lui chi gli abbia spifferato la storia, ma questo cade dalle nuvole e non volendo ammettere che gliel'abbia scritta Valeria, dopo essere stato interrogato con "decisione", finisce in coma. A questo punto Valeria è costretta a mandare i successivi pezzi di sceneggiatura firmandosi Mister X e le cose si complicano, coinvolgendo attori, regista, madre, padre... Sì c'è anche lui. Alla fine però la pellicola esce nelle sale e ha un grande successo. Se si dovesse tenere come punto di riferimento soltanto il filone "giallo", il film sarebbe piuttosto confusionario e difficile da seguire, ma non prendendosi troppo sul serio, la miscellanea risulta gradevole e divertente, recitato dignitosamente (la Ramazzotti assomiglia sempre di più a Franca Valeri da giovane) e ben girato e fotografato. Se lo si prende come un divertissement e una dichiarazione d'amore nei confronti del cinema e di tutte le figure professionali che vi sono coinvolte, ha una sua dignità e funziona.
Nessun commento:
Posta un commento