"Smetto quando voglio - Ad honorem" di Sydney Sibilia. Con Edoardo Leo, Stefano Fresi, Neri Marcorè, Greta Scarano, Francesco Acquaroli, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Giampaolo Morelli, Libero De Rienzo, Pietro Sermonti, Lorenzo Lavia, Valeria Solarino, Marco Bonini, Rosario Lisma, Luigi Lo Cascio, Peppe Barra. Italia 2017 ★★★★½
Terzo e ultimo episodio della "saga dei ricercatori", girato in contemporanea con il secondo, Masterclass, è la perfetta sintesi dei due precedenti, dove nel primo predominava l'elemento satirico e nel secondo l'aspetto noir e d'azione, non cedendo di una spanna sul piano del ritmo, dell'inventiva, della tenuta di una sceneggiatura compatta, senza sbavature, del tutto adeguata a reggere una schiera di personaggi tutti, dal primo all'ultimo, strutturati e affidati a interpreti perfettamente adeguati alla parte, a cui è inevitabile affezionarsi: se nelle serie televisive questo capita al massimo con tre o quattro, qui succede sia con ogni singolo, sia col gruppo nel suo insieme. Anzi, in quest'ultimo episodio, come già accennato in quello precedente, i gruppi di ricercatori in competizione diventano due: quello dei reclusi (pur dopo aver collaborato con la polizia in un'operazione "coperta") e "originali" e quello capeggiato dal tenebroso ed enigmatico Walter Mercurio (Luigi Lo Cascio), un valente chimico che ha trafugato assieme al suo gruppo di seguaci un impianto capace di sintetizzare il gas nervino che, come ha giustamente intuito e ammonito, passando per pazzo, Pietro Zinni (Edorardo Leo), il leader del gruppo storico, è finito nelle mani di qualcuno che intende usarlo per un attentato e che, per incontrare chi lo aiuti a identificarlo, riesca a farsi trasferire da Regina Coeli a Rebibbia dove prima incontra il Murena (Neri Marcoré: da non perdere), un ingegnere navale che lavorava nello stesso centro studi lasciato andare in rovina assieme a Mercurio (a questo punto s'innesta il prequel su ciò che è accaduto a questo gruppo di studiosi e che ha fatto scatenare la loro sete di vendetta), e poi riesce a far riunire nello stesso carcere romano tutta la banda col pretesto di adeguarsi a un patteggiamento, e così trovare la maniera di sventare una strage. No spoiler, ovviamente, anche se anticipo che il finale non è tragico come a un certo punto avrei quasi auspicato che fosse, perché l'eliminazione fisica sarebbe ciò che si meritano politicanti, ministri, baroni e leccaculi che hanno distrutto ciò che restava delle nostre università e che si sono divorati il Paese, ma nemmeno buonista e ovvio. Un po' di malinconia a lasciare personaggi a cui, per l'appunto, si era finito di voler bene come a dei vecchi amici ma, come si suol dire, gioco è bello quando dura poco e la bravura sta anche nel sapere quando chiudere in bellezza, e questo il giovane regista e sceneggiatore lo sa. Tra tutti i bravissimi interpreti, una menzione, naturalmente ad honorem, a Stefano Fresi, talento polivalente (qui anche nei panni di un più che discreto tenore alle prese col Barbiere di Siviglia in una esilarante citazione dei Taviani) che se la merita. Un rammarico il relativamente scarso successo di pubblico di quest'ultimo episodio, a mio parere penalizzato dall'uscita in questo periodo dell'anno, particolarmente infelice: a inizio autunno, e perfino in estate, anche più a ridosso di Masterclass, sarebbe stato meglio. Peccato.
Terzo e ultimo episodio della "saga dei ricercatori", girato in contemporanea con il secondo, Masterclass, è la perfetta sintesi dei due precedenti, dove nel primo predominava l'elemento satirico e nel secondo l'aspetto noir e d'azione, non cedendo di una spanna sul piano del ritmo, dell'inventiva, della tenuta di una sceneggiatura compatta, senza sbavature, del tutto adeguata a reggere una schiera di personaggi tutti, dal primo all'ultimo, strutturati e affidati a interpreti perfettamente adeguati alla parte, a cui è inevitabile affezionarsi: se nelle serie televisive questo capita al massimo con tre o quattro, qui succede sia con ogni singolo, sia col gruppo nel suo insieme. Anzi, in quest'ultimo episodio, come già accennato in quello precedente, i gruppi di ricercatori in competizione diventano due: quello dei reclusi (pur dopo aver collaborato con la polizia in un'operazione "coperta") e "originali" e quello capeggiato dal tenebroso ed enigmatico Walter Mercurio (Luigi Lo Cascio), un valente chimico che ha trafugato assieme al suo gruppo di seguaci un impianto capace di sintetizzare il gas nervino che, come ha giustamente intuito e ammonito, passando per pazzo, Pietro Zinni (Edorardo Leo), il leader del gruppo storico, è finito nelle mani di qualcuno che intende usarlo per un attentato e che, per incontrare chi lo aiuti a identificarlo, riesca a farsi trasferire da Regina Coeli a Rebibbia dove prima incontra il Murena (Neri Marcoré: da non perdere), un ingegnere navale che lavorava nello stesso centro studi lasciato andare in rovina assieme a Mercurio (a questo punto s'innesta il prequel su ciò che è accaduto a questo gruppo di studiosi e che ha fatto scatenare la loro sete di vendetta), e poi riesce a far riunire nello stesso carcere romano tutta la banda col pretesto di adeguarsi a un patteggiamento, e così trovare la maniera di sventare una strage. No spoiler, ovviamente, anche se anticipo che il finale non è tragico come a un certo punto avrei quasi auspicato che fosse, perché l'eliminazione fisica sarebbe ciò che si meritano politicanti, ministri, baroni e leccaculi che hanno distrutto ciò che restava delle nostre università e che si sono divorati il Paese, ma nemmeno buonista e ovvio. Un po' di malinconia a lasciare personaggi a cui, per l'appunto, si era finito di voler bene come a dei vecchi amici ma, come si suol dire, gioco è bello quando dura poco e la bravura sta anche nel sapere quando chiudere in bellezza, e questo il giovane regista e sceneggiatore lo sa. Tra tutti i bravissimi interpreti, una menzione, naturalmente ad honorem, a Stefano Fresi, talento polivalente (qui anche nei panni di un più che discreto tenore alle prese col Barbiere di Siviglia in una esilarante citazione dei Taviani) che se la merita. Un rammarico il relativamente scarso successo di pubblico di quest'ultimo episodio, a mio parere penalizzato dall'uscita in questo periodo dell'anno, particolarmente infelice: a inizio autunno, e perfino in estate, anche più a ridosso di Masterclass, sarebbe stato meglio. Peccato.
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