Il Piccolo Lago del Parco Nazionale di Mljet |
Mi è tornata in mente la testata di un blog di grande successo negli anni "Zero" che fece della sua autrice, mia conterranea, una blogstar dell'epoca, prima che si trasferisse nella capitale e si dedicasse ad altro, ed era anche il titolo di uno dei best seller di una scrittrice britannica di chick lit, Sophie Kinsella. Il motivo? La regola aurea di non svelare per nessun motivo, se non a una cerchia ristrettissima e scelta, l'ubicazione di osterie "giuste", così come ricette particolari e, a maggior ragione e per estensione, luoghi particolarmente belli e meritevoli, per il sacrosanto principio che la pubblicità è in sé nociva e porta inevitabilmente, più prima che poi, alla corruzione di quanto svelato. Ma voglio correre questo rischio, intanto perché non sono mai diventato una blogstar nonostante una decina di anni di attività e una discreta quanto varia produzione, e poi perché la mia ristretta e affezionata platea merita tanta paziente dedizione alle mie alzate d'ingegno. La perla che segnalo ai miei pochi ma selezionati lettori è l'isola di Mljet, in italiano Meleda (l'isola del miele), nel Sud della Dalmazia, secondo la tradizione locale identificata con l'isola di Ogigia citata da Omero nell'Odissea, dove Ulisse venne trattenuto per sette anni da Calypso che, innamoratasi dl lui, l'avrebbe rilasciato soltanto dietro espresso ordine di Ermes (Mercurio), il dio protettore del commercio, dei ladri e dell'eloquenza (ossia dei futuri giornalisti) e, nell'astrologia, dominus dei segni dei gemelli e della vergine. Vi sono quindi delle ragioni di influssi astrali che mi tengono inchiodato qui ormai da una settimana senza che senta alcuno stimolo a levare l'ancora, meno che mai per fare ritorno nella Terra dei Cachi.
Sullo sfondo, il ponticello sul canale che collega il Piccolo Lago (in primo piano) con il Grande Lago nel Parco Nazionale di Mljet |
Mljet è verdissima, ricoperta per intero da boschi, lunga 37 chilometri e larga una media di tre, percorsa da una panoramica strada asfaltata, a tratti spettacolare, lungo una direttrice SudEst-NordOvest, la stessa della disposizione dell'isola; dal 1960 la sua parte occidentale, per un'estensione di 5400 ettari, è Parco Nazionale e al suo cuore, che comprende due laghi salati collegati tra loro da uno stretto canale artificiale che si supera con un minuscolo ponte e da un'altro naturale con il mare, si accede soltanto a piedi o in bicicletta, ma vi è consentito prendere il sole, nuotare e percorrerli in kayak. Nel Lago Grande si trova l'isoletta in cui sorge il monastero benedettino di Santa Maria, del XII secolo, fondato da monaci provenienti dal Gargano, e a cui si può accedere tramite battelli che la collegano con due punti strategici della costa: anche qui, in alcuni punti è consentita la balneazione.
Il convento benedettino di Santa Maria del Lago, sull'omonima isoletta nel Parco Nazionale di Mljet |
A Mljet si giunge solitamente con gite organizzate da Dubrovnik o da Curzola, con traghetti veloci che attraccano a Polače o Pomena, mentre se vi si vuole accedere in automobile l'unica alternativa è il traghetto che raggiunge Sobra da Prapratno, sulla penisola di Pelješac (Sabbioncello), celebre per i suoi gustosi frutti di mare: vi si giunge lungo l'autostrada A1 che da Spalato porta a Dubrovnik e al momento è costruita fino a Ploče, capoluogo della fertilissima Piana della Neretva (il fiume che scende dalla Mostar del famoso ponte) da cui proviene la frutta e la verdura che non dovesse essere prodotta in maniera sufficiente sull'isola (dove l'agricoltura, assieme alla pesca e al turismo estivo è l'attività pressoché esclusiva). Vi si spende leggermente di più, per vitto e alloggio, che nel resto della Croazia, in compenso si mangia mediamente meglio e nel giro di pochi giorni si ha l'impressione di essere a casa perché gli abitanti ti fanno sentire come uno di famiglia: senza smancerie e non svendendosi ai turisti, come a farti capire che fai parte di una élite che ha scelto l'isola non a caso, e quindi non c'è bisogno di prostrarsi ed essere servili: basta essere sé stessi, gentili, disponibili e schietti come der resto è nel carattere dei dalmati. E infatti i visitatori stanziali sono fortunatamente scarsi, così come gli indigeni (poco più di mille all'ultimo censimento): d'altronde c'è soltanto un albergo a Pomena, mentre per il resto si è ospitati in camere o appartamentini presso le famiglie locali, e difficilmente non vi si trova alloggio, anche in alta stagione. C'è un discreto movimento di yacht, ma anche in questo caso si tratta di intenditori, gente appassionata di vela e che non la pratica per esibizionismo, non chiassosa, invadente e "sborona". Insomma un paradiso. Allora, lo sapete tenere un segreto?
Pensa come potrebbe essere il mondo se anziché amare il cemento (cioè i resort e i condomini sul mare), il turismo fosse ovunque possibile solo a condizione che ad occuparsene fossero i soli residenti e solo a condizione di preservare alle condizioni migliori l'esistente.
RispondiEliminaTemo che solo chi ama davvero la terra in cui vive sappia resistere alle perfide tentazioni dello sfruttamento del proprio territorio...