Piazza della Mostra, Trento |
In fuga da sagre paesane, rievocazioni storiche farlocche, grigliate campestri e frittate di maccheroni da bagnasciuga, per Ferragosto mi sono rifugiato a Trento, lontano dal chiasso, dalla confusione e dall'ovvio, città graziosa quanto vivibile e ricca di stimoli culturali, oltre che enogastronomici, da cui mancavo da decenni. L'occasione era fornita dalla mostra L'Europa in guerra - Tracce del secolo breve, traslocata da Trieste (dove l'avevo persa) in riva all'Adige e aperta fino al 6 settembre prossimo: molto interessante e ben fatta (quanto mal segnalata all'interno del castello: ma come verificherò è una costante cittadina) e priva di retorica patriottarda, aspetto tanto più apprezzabile perché ha coinvolto le due città "irredente" per definizione e che, secondo una visione più equilibrata delle vicende storiche, non erano poi così arse dal fuoco sacro di essere annesse al Regno d'Italia come ci hanno far credere decenni di sermoni nazionalistici, soprattutto non a costo di un milione di morti e due di feriti, tra una parte e l'altra, sul fronte italiano. Fin qui tutto bene, come anche l'ottimo pranzo al Ristorante al Vo e l'altrettanto ghiotta cena presso Il Libertino, il teroldego e il marzemino che li hanno accompagnati, la sempre interessante visita al bellissimo Duomo di San Vigilio e il gradevole girovagare nelle vie e piazze del centro storico per finire con gli indiavolati ritmi afro-brasiliani dei SovverSamba al Bar della Funivia a chiudere allegramente la serata. Anche il tempo è stato piuttosto clemente rispetto al resto della Penisola: una spruzzatina refrigerante nel primissimo pomeriggio e una leggera pioggerellina la sera; implacabile invece il drappello di vigili urbani sguinzagliato tra le 13.45 e le 14, guarda caso l'ora in cui normalmente si sta seduti a tavola, a maggior ragione il giorno dell'Assunta, vera festa nazionale del nostro Paese, a fare multe (e cassa) in Piazza della Mostra (quella antistante l'entrata principale del Castello del Buonconsiglio, foto in alto). Multe per divieto di sosta (cumulata a quella per divieto di transito e mancata esposizione del contrassegno) per l'importo di 122 € a botta, quanto il costo di una camera a notte nel migliore albergo cittadino, ridotti a 86,40 se pagate entro 5 giorni dalla notifica (ma perdendo, in tal caso, la facoltà di fare ricorso: ennesimo cavillo da burocrazia fraudolenta) e impossibilità tanto di contestazione quanto di conciliazione immediata se non a voce e senza effetto, secondo quel che affermavano gli stessi agenti così alacremente all'opera, chiamati, a loro dire, dai "residenti", piccati di trovare occupato il "loro" parcheggio.
Nessun commento:
Posta un commento