"Se Dio Vuole" di Edoardo Falcone. Con Marco Giallini, Alessandro Gassman, Laura Morante, Ilaria Spada, Edoardo Pesce e altri. Italia, 2015 ★★★
Positivo esordio alla regia per Edoardo Falcone, fin qui scenografo di discreto successo e buon mestiere, con una commedia spiritosa, intelligente, leggera, che non cade mai nella farsa e nella volgarità e che si adatta alla perfezione ai suoi interpreti (e viceversa), su tutti Marco Giallini. Che giganteggia nelle parte di Tommaso, un chirurgo di fama, ateo e progressista convinto, uomo di incrollabili certezze razionali, il quale entra in crisi quando il figlio Andrea, anche lui avviato a una brillante carriera medica, dopo aver riunito la famiglia, convinta di un suo coming out come gay, comunica di aver preso la decisione di interrompere gli studi e di entrare in seminario per farsi prete. Sconvolto e non disposto ad accettare una scelta del genere, rispetto alla quale un'eventuale omosessualità del figlio sarebbe stata una benedizione, Tommaso si convince che il ragazzo abbia subito una sorta di lavaggio del cervello e individua il responsabile in Don Pietro (Gassman), un incrocio tra un prete, un guru e una rock star, che ha un cospicuo seguito, soprattutto tra i giovani e i disadattati, come le sue prediche-spettacolo alla portata di tutti. Mentre decide di camuffarsi per conoscere d vicino lo strano sacerdote e svelare così i suoi eventuali trucchi e maneggi, anche i suoi rapporti di famiglia e coi sottoposti in ospedale entrano in subbuglio, a cominciare dalla moglie Carla (Laura Morante) che scopre che la sua vita di casalinga di lusso non ha un senso e viene preso da un rigurgito "sessantottardo", alla figlia Bianca, giudicata un'oca televisionata dal padre, che si ribella (rivendicando la sua fatuità e attribuendone la responsabilità al genitore), mentre Tommaso è costretto a ricorrere all'aiuto del genero, Gianni, fin lì ritenuto un imbecille incapace. Seguono una serie di gustosi colpi di scena, che non sto qui a svelare, che portano a una forzata frequentazione e conoscenza tra il prete e il medico, cui segue la presa di coscienza, da parte del medico, che non tutto è come sembra e che il bisogno di spiritualità e comprensione insito nell'uomo ha poco a che vedere con un dio prefabbricato e che perfino una religione, come quella cattolica, istituzionalizzata e sclerotica, non si riduce a essere una implacabile fabbrica di oscurantismo. Il film non giudica e non mette in ridicolo nemmeno quest'ultima, che pure sarebbe facile: si limita a raccontare una storia ben congegnata, plausibile, originale e contemporanea. Una parola in più su Marco Giallini, bravissimo attore molto sottovalutato finora, e che deve la sua notorietà, dopo anni di gavetta, principalmente a un ruolo secondario ma memorabile nella serie-tv "Romanzo Criminale", il quale merita finalmente la parte del protagonista e sa adattare a meraviglia in modo sempre estremamente credibile il personaggio di Tommaso nelle varie fasi della sua metamorfosi, che non si chiude con una conversione ma con una maggiore disponibilità a capire il prossimo e interagire con esso, sempre coerente con la propria profonda laicità.
Positivo esordio alla regia per Edoardo Falcone, fin qui scenografo di discreto successo e buon mestiere, con una commedia spiritosa, intelligente, leggera, che non cade mai nella farsa e nella volgarità e che si adatta alla perfezione ai suoi interpreti (e viceversa), su tutti Marco Giallini. Che giganteggia nelle parte di Tommaso, un chirurgo di fama, ateo e progressista convinto, uomo di incrollabili certezze razionali, il quale entra in crisi quando il figlio Andrea, anche lui avviato a una brillante carriera medica, dopo aver riunito la famiglia, convinta di un suo coming out come gay, comunica di aver preso la decisione di interrompere gli studi e di entrare in seminario per farsi prete. Sconvolto e non disposto ad accettare una scelta del genere, rispetto alla quale un'eventuale omosessualità del figlio sarebbe stata una benedizione, Tommaso si convince che il ragazzo abbia subito una sorta di lavaggio del cervello e individua il responsabile in Don Pietro (Gassman), un incrocio tra un prete, un guru e una rock star, che ha un cospicuo seguito, soprattutto tra i giovani e i disadattati, come le sue prediche-spettacolo alla portata di tutti. Mentre decide di camuffarsi per conoscere d vicino lo strano sacerdote e svelare così i suoi eventuali trucchi e maneggi, anche i suoi rapporti di famiglia e coi sottoposti in ospedale entrano in subbuglio, a cominciare dalla moglie Carla (Laura Morante) che scopre che la sua vita di casalinga di lusso non ha un senso e viene preso da un rigurgito "sessantottardo", alla figlia Bianca, giudicata un'oca televisionata dal padre, che si ribella (rivendicando la sua fatuità e attribuendone la responsabilità al genitore), mentre Tommaso è costretto a ricorrere all'aiuto del genero, Gianni, fin lì ritenuto un imbecille incapace. Seguono una serie di gustosi colpi di scena, che non sto qui a svelare, che portano a una forzata frequentazione e conoscenza tra il prete e il medico, cui segue la presa di coscienza, da parte del medico, che non tutto è come sembra e che il bisogno di spiritualità e comprensione insito nell'uomo ha poco a che vedere con un dio prefabbricato e che perfino una religione, come quella cattolica, istituzionalizzata e sclerotica, non si riduce a essere una implacabile fabbrica di oscurantismo. Il film non giudica e non mette in ridicolo nemmeno quest'ultima, che pure sarebbe facile: si limita a raccontare una storia ben congegnata, plausibile, originale e contemporanea. Una parola in più su Marco Giallini, bravissimo attore molto sottovalutato finora, e che deve la sua notorietà, dopo anni di gavetta, principalmente a un ruolo secondario ma memorabile nella serie-tv "Romanzo Criminale", il quale merita finalmente la parte del protagonista e sa adattare a meraviglia in modo sempre estremamente credibile il personaggio di Tommaso nelle varie fasi della sua metamorfosi, che non si chiude con una conversione ma con una maggiore disponibilità a capire il prossimo e interagire con esso, sempre coerente con la propria profonda laicità.
grazie andrò a vederlo
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