"Whiplash" di Damien Chazelle. Con Miles Teller, J.K. Simmons, Melissa Benoist, Paul Reiser, Austin Stowell e altri. USA 2014 ★★★★
Premiato al Sundance Festival dell'anno scorso come miglior pellicola drammatica, è stato giudicato come il miglior film musicale dell'ultimo decennio, pur non essendo strettamente di genere e anzi fondendo due filoni tipici del cinema USA, quello del "saranno famosi" e quello dell'interazione quasi sadomasochistica fra istruttore inflessibile e allievo promettente, con relativo pippone (però senza esagerare e farne il tema conduttore) su rapporti di forza e di potere e ambizione, un déjà vu, insomma, che però qui si stempera per l'attenzione rivolta al lato tecnico e a uno strumento come la batteria tanto fondamentale quanto negletto, e non solo nell'ambito jazzistico, che è quello magistralmente illustrato qui. Andrew è un diciannovenne che frequenta il primo anno del prestigioso Shaffer Conservatory nel centro di New York, ben determinato a diventare non solo un buon batterista, ma il migliore della sua generazione, un novello Max Roach, il cui talento viene puntualmente individuato dall'inflessibile e temuto Terence Fletcher, interpretato sontuosamente dal grande caratterista J.K. Simmons, che a sorpresa lo arruola nell'orchestra della scuola, con cui partecipa a diversi concorsi facendo sistematica incetta di premi, prima come batterista di riserva e presto come titolare. Stimolandolo a migliorarsi attraverso un esercizio maniacale che sfocia nel dolore fisico, col sapiente uso del bastone e della carota, insultandolo e provocandolo all'occorrenza, fra diverse traversie (alcune credibili, altre meno) ne fa un mostro di bravura. Tutto ciò ha un costo: Terence viene licenziato dalla scuola perché accusato di violentare psicologicamente gli allievi, e lui sapeva benissimo che la lettera che lo denunciava era stata scritta da Andrew, e quest'ultimo preferisce interrompere la relazione con la propria fidanzata perché sarebbe stata un impedimento sulla strada verso il suo obiettivo di diventare The Best. I due si ritroveranno fuori dalla scuola e il finale sarà un assolo strepitoso di Andrew, ancora una volta sfidato dal maestro, in un crescendo irresistibile, che mi ha ricordato, per certi versi, quello rivelò di Michael Shrieve, allora ventenne, a Woodstock nel 1969, che rese famoso il marchio Santana almeno quanto quelli del titolare, e finalmente, a talento svelato, si scambieranno uno sguardo di intesa, ma in verità si erano già capiti da prima perché il loro linguaggio, quello della musica di altissimo livello, era lo stesso. Più ancora che la storia in sé, a rendere più che meritevole "Whiplash" è una fotografia eccezionale e una cura dei dettagli che solo un regista che capisce davvero di musica e ne conosce l'ambiente può avere, oltre a degli interpreti tutti eccellenti.
Premiato al Sundance Festival dell'anno scorso come miglior pellicola drammatica, è stato giudicato come il miglior film musicale dell'ultimo decennio, pur non essendo strettamente di genere e anzi fondendo due filoni tipici del cinema USA, quello del "saranno famosi" e quello dell'interazione quasi sadomasochistica fra istruttore inflessibile e allievo promettente, con relativo pippone (però senza esagerare e farne il tema conduttore) su rapporti di forza e di potere e ambizione, un déjà vu, insomma, che però qui si stempera per l'attenzione rivolta al lato tecnico e a uno strumento come la batteria tanto fondamentale quanto negletto, e non solo nell'ambito jazzistico, che è quello magistralmente illustrato qui. Andrew è un diciannovenne che frequenta il primo anno del prestigioso Shaffer Conservatory nel centro di New York, ben determinato a diventare non solo un buon batterista, ma il migliore della sua generazione, un novello Max Roach, il cui talento viene puntualmente individuato dall'inflessibile e temuto Terence Fletcher, interpretato sontuosamente dal grande caratterista J.K. Simmons, che a sorpresa lo arruola nell'orchestra della scuola, con cui partecipa a diversi concorsi facendo sistematica incetta di premi, prima come batterista di riserva e presto come titolare. Stimolandolo a migliorarsi attraverso un esercizio maniacale che sfocia nel dolore fisico, col sapiente uso del bastone e della carota, insultandolo e provocandolo all'occorrenza, fra diverse traversie (alcune credibili, altre meno) ne fa un mostro di bravura. Tutto ciò ha un costo: Terence viene licenziato dalla scuola perché accusato di violentare psicologicamente gli allievi, e lui sapeva benissimo che la lettera che lo denunciava era stata scritta da Andrew, e quest'ultimo preferisce interrompere la relazione con la propria fidanzata perché sarebbe stata un impedimento sulla strada verso il suo obiettivo di diventare The Best. I due si ritroveranno fuori dalla scuola e il finale sarà un assolo strepitoso di Andrew, ancora una volta sfidato dal maestro, in un crescendo irresistibile, che mi ha ricordato, per certi versi, quello rivelò di Michael Shrieve, allora ventenne, a Woodstock nel 1969, che rese famoso il marchio Santana almeno quanto quelli del titolare, e finalmente, a talento svelato, si scambieranno uno sguardo di intesa, ma in verità si erano già capiti da prima perché il loro linguaggio, quello della musica di altissimo livello, era lo stesso. Più ancora che la storia in sé, a rendere più che meritevole "Whiplash" è una fotografia eccezionale e una cura dei dettagli che solo un regista che capisce davvero di musica e ne conosce l'ambiente può avere, oltre a degli interpreti tutti eccellenti.
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