Mirjana Karanović ed Ermin Bravo |
"La notte di Helver" (Helverova noć) di Jaroslaw Swierszc alias Ingmar Vilkvist. Traduzione di Farah Tahirbegović; regia di Dino Mustafić; con Ermin Bravo, Mirjana Karanović. Drammaturgia di Ljubica Ostolić; scene di Kemal Hrustanović; luci di Elvedin Bajraktarević e Nino Brutus; suoni di Edin Haidarević; produzione Kamerni Teatar '55/Sarajevo. Al Teatro Palamostre di Udine per Teatro Contatto.
Occasione rara di vedere in azione una produzione del prestigioso Kamerni Teatar '55 di Sarajevo, rimasto attivo incessantemente anche quando durante l'assedio di quella sciagurata città durato quasi quattro anni, e due attori straordinari: il talentuoso bosgnacco Ermin Bravo e la gloria serba Mirjana Karanović, già premiata con l'Orso d'Oro alla Berlinale e conosciuta anche dalle nostre parti per essere stata più volte interprete femminile dei film di Emir Kusturica, intensi e bravissimi protagonisti di un dramma in un atto unico del polacco Swierszc, che si svolge per intero nell'unica stanza, una modesta cucina, che funge da abitazione dove si rifugiano una donna matura, Carla, e un giovane affetto da disturbi mentali, lo Helver del titolo, mentre fuori infuria una tempesta politica che sta per sfociare in una guerra civile. Siamo in un Paese che ricorda la Germania degli anni Trenta ma potrebbe essere qualunque altro, a iniziare dalla Jugoslavia degli anni Novanta del secolo scorso, e il giovane Helver è infervorato dal clima marziale che regna all'esterno: tornato a casa da un'adunata paramilitare con tanto di uniforme, stivali, berretto da SA e bandiera nazista e ammaliato dal capopopolo Gilbert, vive lo stato di estrema tensione prossimo a sfociare un guerra come un gioco, e al gioco sta, assecondandolo, in un primo momento Carla, che si presta a eseguirne i comandi, in una pantomima di addestramento domestico che ha degli effetti grotteschi, fino a trasformare la cucina in una sorta di accampamento, finché dalle farneticazioni di Helver non capta che stanno per avere inizio delle persecuzioni che li coinvolgeranno quanto prima. Emerge a questo punto man mano il rapporto vero che lega i due, che non è quello di madre e figlio, ma quello di una donna, che aveva perso già perso una figlia inferma di mente abbandonandola in un istituto psichiatrico e poi sparita e, a causa di ciò, anche l'amatissimo uomo da cui l'aveva avuta e che, pervasa da senso di colpa, aveva riversato il suo istinto materno e di protezione su Helver, prelevandolo a sua volta da quello stesso istituto e ricevendolo in custodia a patto che dimostrasse di poterlo tenere sotto controllo: nel momento in cui si rende conto del pericolo che corre il giovane a causa della menomazione, che lo rende vittima predestinata delle persecuzioni di massa che stanno per coinvolgere i "diversi" di ogni genere, preferisce proteggerlo convincendolo a ingerire, come in un gioco, tutte le pillole che gli sono state prescritte per sedarlo, addormentandolo dolcemente e, alla fine, proteggendolo a suo modo in maniera definitiva da ogni possibile violenza. Una rappresentazione di rara intensità., seguita da un pubblico folto e interessato, che ha tributato alla coppia di interpreti e a tutto la compagnia sarajevese una decina di minuti di applausi calorosissimi. Un grazie per essere venuti in Italia e un grazie a Teatro Contatto che ha organizzato lo spettacolo.
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