Italo Furlan, Pordenone, 9 agosto 1933 - Padova, 9 gennaio 2014 |
Primogenito della sorella forse più legata a mio padre, per me è stato una via di mezzo tra un fratello maggiore e un padre, soprattutto durante gli anni della mia infanzia e adolescenza, quando convivemmo per lunghi periodi nella stessa casa a Milano. E' grazie a lui, da sempre tifosissimo del Torino, autentico cuore granata, che sono diventato nerazzurro ma soprattutto ho imparato ad amare il calcio e a viverlo con ironia; ma anche l'arte, la letteratura, la musica, il cibo e il vino, gli animali: con essi instaurava un rapporto magnetico; gli scacchi, le automobili, i viaggi, gli angoli nascosti... A prendere le cose sul serio ma anche a saperci scherzare sopra. Autorevole e compagnone, severo ma generoso, brusco ma gentile, rigoroso e al contempo leggero, burbero ma sensibile, era una persona eclettica, curiosa di tutto, perennemente in movimento e però mai superficiale; aveva delle antenne particolari per percepire cosa si muoveva nell'animo delle persone con cui interagiva: tra di noi si erano verificati, nel corso degli anni, autentici episodi di telepatia, non frequenti ma sempre significativi: sempre necessari. Anche il mio "ritorno alla base", in Friuli, per partecipare a un'altra delle sue innumerevoli iniziative, la Fondazione Ado Furlan, lo devo a lui.
Potrei aggiungere un intero libro di ricordi e aneddoti, come ne avrebbero montagne da raccontare tutte le persone che lo hanno conosciuto e saputo apprezzare e a cui, tutte, ha lasciato un ottimo ricordo.
Lasci un grande vuoto, Italo, ma anche un grande pieno, perché a tutti hai dato tanto, senza risparmiarti.
Grazie di tutto, soprattutto di esserci stato. E di essere stato vivo, come volevi tu.
Con questa poesia di Vinicius de Morães ha voluto ricordarlo la sua compagna, Helga:
Poema di Natale
Per questo fummo creati:
Per ricordare ed essere ricordati
Per piangere e fare piangere
Per seppellire i nostri morti -
Per questo abbiamo braccia lunghe per gli addii
Mani per cogliere quel che ci è stato dato
Dita per scavare la terra.
Per ricordare ed essere ricordati
Per piangere e fare piangere
Per seppellire i nostri morti -
Per questo abbiamo braccia lunghe per gli addii
Mani per cogliere quel che ci è stato dato
Dita per scavare la terra.
Così sarà la nostra vita:
Una sera sempre ad aspettare
Una stella che si spenga nelle tenebre
Un cammino fra due tumuli
Per questo dobbiamo vegliare
Parlare a bassa voce, camminare piano, osservare
La notte che dorme in silenzio.
Una sera sempre ad aspettare
Una stella che si spenga nelle tenebre
Un cammino fra due tumuli
Per questo dobbiamo vegliare
Parlare a bassa voce, camminare piano, osservare
La notte che dorme in silenzio.
Non c’è molto da dire:
Una canzone su una culla
Un verso, a volte, d’amore
Una preghiera per chi se ne va -
Ma quell’ora non dimentica
E ad essa i nostri cuori
Si abbandonano, gravi e semplici
Una canzone su una culla
Un verso, a volte, d’amore
Una preghiera per chi se ne va -
Ma quell’ora non dimentica
E ad essa i nostri cuori
Si abbandonano, gravi e semplici
Perché per questo fummo creati:
Per la speranza in un miracolo
Per la partecipazione della poesia
Per guardare in faccia la morte -
Di colpo non più aspetteremo…
Oggi la notte è giovane; dalla morte, appena
Siamo nati, immensamente.
Per la speranza in un miracolo
Per la partecipazione della poesia
Per guardare in faccia la morte -
Di colpo non più aspetteremo…
Oggi la notte è giovane; dalla morte, appena
Siamo nati, immensamente.
(traduzione: Federico Guerrini)
Poema de Natal
Para isso fomos feitos:
Para lembrar e ser lembrados
Para chorar e fazer chorar
Para enterrar os nossos mortos -
Por isso temos braços longos para os adeuses
Mãos para colher o que foi dado
Dedos para cavar a terra.
Para lembrar e ser lembrados
Para chorar e fazer chorar
Para enterrar os nossos mortos -
Por isso temos braços longos para os adeuses
Mãos para colher o que foi dado
Dedos para cavar a terra.
Assim será a nossa vida:
Uma tarde sempre a esquecer
Uma estrela a se apagar na treva
Um caminho entre dois túmulos -
Por isso precisamos velar
Falar baixo, pisar leve, ver
A noite dormir em silêncio.
Uma tarde sempre a esquecer
Uma estrela a se apagar na treva
Um caminho entre dois túmulos -
Por isso precisamos velar
Falar baixo, pisar leve, ver
A noite dormir em silêncio.
Não há muito que dizer:
Uma canção sobre um berço
Um verso, talvez, de amor
Uma prece por quem se vai -
Mas que essa hora não esqueça
E por ela os nossos corações
Se deixem, graves e simples.
Uma canção sobre um berço
Um verso, talvez, de amor
Uma prece por quem se vai -
Mas que essa hora não esqueça
E por ela os nossos corações
Se deixem, graves e simples.
Pois para isso fomos feitos:
Para a esperança no milagre
Para a participação da poesia
Para ver a face da morte -
De repente nunca mais esperaremos…
Hoje a noite é jovem; da morte, apenas
Nascemos, imensamente.
Para a esperança no milagre
Para a participação da poesia
Para ver a face da morte -
De repente nunca mais esperaremos…
Hoje a noite é jovem; da morte, apenas
Nascemos, imensamente.
Ciao, Italo
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