mercoledì 6 gennaio 2010
Foto, non parole - 6
ESSAOUIRA - Ieri penultima giornata di viaggio: le piogge della nottata non hanno reso "paradisiaci" i quindici chilometri che portano fino all'area delle cascate ma riempito di fanghiglia rossa pressoché indelebile i terreni terrazzati da cui osservarle nonché estremamente sdrucciolevoli, però lo spettacolo ne è valso la pena (foto in alto). Dopodiché si ridiscende la Valle del Paradiso mentre un sole dapprima timido e via via più deciso scalda l'aria, fino a una sosta, quasi allo sbocco della gola, in zona pianeggiante(seconda foto), dove il nostro "capocomitiva", il temerario Giuseppone Bell'Animalone, dopo quelle di martedì nell'Atlantico si è esibito in un'altra immersione in una polla del torrente, a suo dire corroborante. Attorno alla mezza torniamo in vista dell'Oceano e facciamo una breve sosta a Tagazoute, località già nota a freaks e "alternativi" in anni passati e ora centro tra i più gettonati di giovani surfer di ogni nazionalità. Scrosci di pioggia a intermittenza impediscono di assistere a prestazioni che si possano definire memorabili, così si risale la costa verso Nord per un'altra cinquantina di chilometri prima di piegare leggermente all'interno verso Tamanar in direzione Essauoira. Questa è la zona di massima diffusione dell'albero dell'argan, pianta endemica del Marocco meridionale e resistente alla siccità, particolarmente preziosa perché dai noccioli dei suoi frutti si estrae un olio usato a scopo sia alimentare sia cosmetico. Qui ho avuto modo di assistere a una scena che da sola valeva il viaggio: l'assalto di un gregge di capre alle cime di questi alberi, delle cui foglie vanno ghiotte in modo parossistico, e da cui sono attratte a costo di sfidare le leggi di gravità. Peccato che così facendo i simpatici quadrupedi producano danni inenarrabili: pur essendo in grado di nutrirsi di qualsiasi cosa, quando avvistano l'argan vi si fiondano sopra e arrampicandosi sono capaci di togliergli tutta la corteccia pur di raggiungere le agognate foglioline, oltre a essere in grado di rimanere in equilibrio sui suoi rami con i loro zoccoli non certo prensili (foto in basso). Si arriva a metà pomeriggio nella vivace, ridente e sorprendente Essaouira, dal porto fortificato (si notano influenze lusitane, francesi e berbere), oggi dedito prevalentemente alla pesca, mentre quello dedicato al trasporto dei fosfati è stato costruito a 20 chilometri di distanza. La città, oggi meta famosa per il windsurf, nei primi anni Settanta lo era anche per personaggi indimenticabili come Jimi Hendrix, e ancora oggi per i viaggiatori che preferiscono viaggiare in modo autonomo: i gruppi organizzati tendono a stare alla larga e a privilegiare, per fortuna, Agadir. La spiaggia è lunga chilometri e la Medina, brulicante di attività, per una volta caratterizzata da vie ampie e piazze, è diversa da quella delle altre città marocchine anche per la sua pianta ortogonale, e vi si respira un'atmosfera più internazionale. E' una città che mette di buon umore e fa sentire a proprio agio. Oggi si ritorna a Marrakech chiudendo questo anello del Sud del Marocco, con un giudizio ampiamente positivo. Qui prima o poi ci si torna senz'altro.
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