giovedì 24 giugno 2010
L'isola di marmo
BRAZZA (DALMAZIA, CROAZIA) - Tonificata da una brezza frizzante che a tratti porta effluvi di lavanda, quasi in fase di raccolta, provenienti dalla prospiciente isola di Lesina (Hvar per gli smemorati), l'estate è finalmente giunta anche a Brazza, in Dalmazia, l'isola delle cave, del vino, del formaggio e dell'olio. Fino al 1° luglio vigono prezzi di bassa stagione, e prevalgono vacanzieri provenienti dall'Europa centro-orientale: soprattutto polacchi, cechi e slovacchi, seguiti dagli ungheresi, ma ci sono anche ucraini, russi e baltici, mentre scarseggiano tedeschi e austriaci, che si fermano più a Nord. Sono presenti alcuni italiani, spagnoli e francesi in fuga delle costose e chiassose spiagge patrie, invase appunto dai sopraccitati "lingus", come li chiama un mio parente austro-tedesco per non far capire che parla di loro quando si dedica a una feroce e impietosa vivisezione antropologica del loro comportamento all'estero. Uno spettacolo, garantisco, gustosissimo. Mare pulito, e trasparente, clima e profumi mediterranei, rimane monotona e modesta l'offerta gastronomica lungo tutta la costiera mentre la comunicativa non è il lato forte del carattere dei croati, specialmente di quelli non indigeni della Dalmazia, che sono qui solo durante la stagione estiva per occuparsi dell'affitto degli appartamenti di loro proprietà o che ruotano attorno all'offerta turistica. La quale conserva tuttavia un suo tratto famigliare e ruspante che me la fa preferire di gran lunga a quella vorace, plastificata, caotica, latrocinante, cafona, spesso malavitosa, offerta nella terra dove un tempo fiorivano i limoni. Nell'isola del marmo, invece, crescono in abbondanza viti (che producono l'ottimo plavac, il miglior rosso dalmata, che fonde in sé i gli aromi di terra e mare), olivi, rosmarino e salvia, di cui si nutrono capre e pecore dal cui latte si producono formaggi dal sapore memorabile. E', quella delle cave di pietra bianca, insieme al turisimo, l'attività principale di Brazza, oggi come duemila anni fa: non per questo l'isola è deturpata dalla loro presenza, che è discreta anche se diffusa ovunque. Candida, immacolata: con essa furono eretti il magnifico palazzo dell'imperatore Diocleziano, a Spalato, e il mirabile duomo di San Giacomo di Sebenico, ma in epoche più recenti dal porticciolo di Splitska ha viaggiato anche più lontano: è stata utilizzata nella costruzione del teatro alla Scala di Milano, del Parlamento di Vienna, del Reichstag di Berlino e della Casa Bianca di Washington. Con un marmo simile, il palazzo simbolo dell'odierno potere imperiale, è rimasto di quel colore quasi abbagliante. Il contrasto del marmo bianchissimo col mare blu zaffiro e il verde dei pini e dei lecci non potrebbe essere più attraente.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento