mercoledì 15 gennaio 2014

Il pennivendolismo, malattia congenita del giornalismo

Vado convincendomi sempre di più che se si vuole uscire dall'incubo del pensiero unico che pare dominare incontrastato le coscienze sbrindellate di una società ormai distopica occorra uscire da ogni possibile equivoco, fare chiarezza in sé stessi e col prossimo, usare le parole per quello che significano, indicare e chiamare per nome il nemico ovunque esso si trovi e smascherare e sbugiardare i suoi innumerevoli complici, soprattutto quelli più insidiosi e camaleontici che, sotto mentite spoglie, operano attivamente a favore di un mondo unidimensionale in cui la realtà sia dominata da un eterno, immutabile presente fine a sé stesso. Tra questi complici, e dunque nemici, spicca il mondo dell'informazione nel suo complesso, con rarissime eccezioni, messe comunque in condizione di non nuocere perché relegate a quelle sacche di "resistenza umana" che sopravvivono ai margini del mainstream e tollerate in quanto stravaganti e in fin dei conti innocue in una società in cui prevale una confortevole, levigata confortevole non libertà, segno di progresso tecnico, parafrasando il potente incipit de "L'uomo a una dimensione" di Herbert Marcuse, il grande filosofo della "tolleranza repressiva", pubblicato esattamente 50 anni fa e quanto mai attuale. Sistema informativo che, in Italia, è ancora più corrivo e vergognosamente prono ad ogni potere che altrove. Cito tre esempi delle ultime ore: 1) la vicenda figaiola del presidente francese Hollande: sai che scalpore dopo aver assistito per un ventennio alle peripezie del nostro insuperabile misirizzi brianzolo! E invece giù con sbrodolate di analisi, ipotesi, retroscena pruriginosi, ma anche dotte disquisizioni sulla libertà di stampa, la sua compatibilità con la privacy, la sicurezza di un uomo di Stato a proposito delle tre ore di conferenza stampa che il capo di Stato francese ha tenuto ieri all'Eliseo, che peraltro era incentrata sulle sue strategie economiche: su questo argomento non un cenno o quasi sulle due corazzate a sostegno degli attuali "equilibri di governo" nostrani, CorServa e Ripubblica ma nemmeno sull'altrimenti benemerito Fatto Quotidiano; qualche timido accenno sul confindustriale Sole-24 Ore, che è pur sempre un giornale economico-finanziario; sulla Stampa, probabilmente per affinità geografico-culturali con i cugini transalpini; così per avere qualche informazione si è costretti a ricorrere a siti on line come Giornalettismo oppure direttamente a giornali d'Oltralpe un po' più seri dei nostri come Libération. Questo mentre il sedicente socialista Monsieur le Président, come a suo tempo il socialdemocratico Gerhard Schröder e il neolaburista Toni Bleah, non solo si rimangiava definitivamente il programma, che comunque era sostanzialmente liberomercatista con accompagnamento di vaselina, con cui era stato eletto meno di due anni fa, tradendo il mandato, ma sposava in pieno la teoria per cui sarebbe l'offerta a creare la domanda, una delirante idiozia economica smentita dai fatti in corso come dalla storia (vedi la Grande Depressione degli anni Trenta); 2) la rubrica "Qui Cécile Kyenge" pubblicata su La Padania, il fogliaccio ufficiale della Lega Nord (peraltro finanziato da tutti noi), ossia l'agenda degli impegni del ministro all'Integrazione, al chiaro fine di dare l'opportunità ai "militanti" di contestarla ogni qual volta capiti loro a tiro in una situazione ufficiale. Fiumi di parole sulla "gravissima intimidazione", sulle "minacce inaccettabili", il "razzismo ignobile" e avanti col consueto frasario luogocomunista, come se questi pericolosi cialtroni non fossero stati finora i corteggiatissimi alleati di ogni forza che abbia governato questo Paese negli ultimi vent'anni. Ora, dando per scontato che buona parte dei leghisti siano dei razzisti alquanto disgustosi (ma non sono gli unici a esserlo in questo Paese di "brava gente" nonché sepolcri imbiancati e almeno hanno il coraggio di dichiararsi tali), cosa c'è di illecito nell'esprimere il proprio dissenso? O nell'affermare, pura verità, che nell'arco dei nove mesi che è in carica la signora Kyenge non ha concluso un accidente di niente, salvo alzare il ditino e lanciare il consueto monito affinché "la politica condanni il razzismo"? Una reazione pavloviana come quelle a cui ci ha abituato la sua collega Boldrini, che a ogni critica si inalbera bollandola di sessismo: poi si meravigliano perché aumentano coloro che le trovano insopportabili. Ma non sono proprio le persone come Kyenge a incarnare come nessun altro "la politica"? Non sarà mica lì per caso: se poi sta in un partito, il PD, che è lo stesso che ha prodotto la legge Turco-Napolitano del 1998 che ha istituito i CIE e fu prodromica alla "Bossi-Fini", ed ha accettato di fare il ministro di un dicastero inutile, prestandosi a fare da specchietto per le allodole del buonismo ipocrita proprio perché di colore, è una scelta sua, di cui è giusto che si assuma per intero la responsabilità; 3) lo show, ovviamente definito populista, dei deputati del M5S che oggi, all'ora di pranzo, si sono iscritti in massa a parlare "a titolo personale" durante una sessione parlamentare a Montecitorio trasmessa in diretta dal canale della Camera dei Deputati (il 124 satellitare) nonché dal loro sito in cui, nel breve tempo loro concesso, un minuto per intervento, hanno letto nomi e cognomi dei "colleghi" che a suo tempo avevano votato a favore dell'istituzione del "Meccanismo Europeo di Stabilità" (il cosiddetto Fiscal Compact) e dell'introduzione dell'obbligo di pareggio di bilancio nella Costituzione. Iniziativa di cui non si trova pressoché traccia salvo che, in termini di deprecazione, ancora su Giornalettismo. Tre casi di pennivendolismo, il primo "formato esportazione" e gli altri due ad uso interno, di disinformazione sistematica, attraverso la rimozione delle notizie o la loro manipolazione attraverso l'uso surrettizio delle parole o una narrazione alternativa dei fatti. Ne aggiungo un quarto, di cui sono testimone, il silenzio totale su un convegno a cui ho partecipato personalmente, "Oltre l'euro - La crisi. La sinistra. L'alternativa", tenutosi a Chianciano sabato e domenica scorsi, che ha avuto un tale successo di pubblico da costringere gli organizzatori a farne slittare l'inizio di mezza giornata allo scopo di reperire una sala capiente a sufficienza per contenere tutti i partecipanti. Già: si parlava del nostro gramo presente e delle possibili vie di uscita da una truffa colossale come l'euro, strumento per l'imposizione di quella società unidimensionale di stampo americano di cui l'UE, com'è stata concepita, è la versione sul Vecchio Continente, e non delle squinzie di Monsieur le Président... E poi i signori giornalisti si indignano perché Beppe Grillo gli dà degli asserviti e degli avvoltoi, fornendogli quotidianamente validissimi argomenti: per quanto mi riguarda, nessuna comprensione e nessuna solidarietà.  

3 commenti:

  1. Secondo me non si offendono nemmeno se li insulti apertamente (a patto di essere nullatenenti), tanto incassano comunque e li paghiamo noi.

    RispondiElimina
  2. Una efficace proposta, non violenta, ma molto più efficace di qualsiasi manifestazione di piazza, sarebbe la disobbbedienza fscale; del resto le amministrazioni di questo paese da anni non pagano le inprese (circa 125 miliardi di euro) (e questo ben prima dello sciagurato patto); non hanno versato i contributi previdenziali dei loro stessi dipendenti generando un debito di circa 24 miliardi di eruo che con la soppressione del loro ente (Inpdap) hanno ben pensato di scaricare al ben più virtuoso INPS che ora si trova in guai seri.
    Basterebbe l'adesione del 30% dei contribuenti paganti per far collassare definitivamente il sistema e questa è una delle ragioni per cui hanno ridotto l'uso del contante se non ad azzerarlo e questo surretizziamente per combattere l'evasione. Solo in questo paese in Europa c'e questo limite.
    Altro che Terra dei Cachi (frutto delizioso), Terra dei.....
    Mandi. Raff

    RispondiElimina
  3. Hai centrato un punto importante, Raffaele, quello sul vero scopo della stretta sull'uso dei contanti, che non è assolutamente quello di combattere l'evasione (quella in grande stile, vista la totale libertà di movimento dei capitali finanziari e la legislazione che lascia larghi spazi di elusione alle imprese se ne fotte), anche se gli utili idioti che sostengono queste misure sostengono il contrario, così anche come sarebbe "bello", ed etico, pagare queste tasse a questo Stato. Si guardano anche bene dal dirti che si tratta di un'intrusione nella tua sfera privata e che ormai è invalso il principio dell'inversione dell'onere della prova in campo fiscale (te la fanno passare come normativa antiriciclaggio). Semplicemente, una moneta comunitaria non ha senso se non nel quadro di un sistema di tassazione federale, uguale per tutti i cittadini UE, in cui quella locale sia meramente secondaria (come quella comunale attualmente in Italia). A quel punto diverrebbe pletorico lo Stato centrale. Siccome questo non lo vuole in realtà nessuno, a cominciare da chi comanda questo inverecondo baraccone che è la burocrazia comunitaria e ne trae i più cospicui vantaggi, ossia in primis la Germania (e la GB che ne sta accuratamente fuori con un piede e dentro con l'altro), ecco perché vedo con favore un'uscita dall'euro, forzata o volontaria che sia. E il fatto stesso che ci raccontano che non potremmo farlo, in base ai trattati in vigore (introdotti accuratamente di "contrabbando", senza alcuna discussione, operando un vero e proprio golpe giuridico), dimostra chi siano coloro che traggono vantaggio da una situazione come l'attuale (e lo dicono anche le bilance commerciali e i vari debiti pubblici: il nostro aumenta nonostante la costante riduzione della spesa statale, a cominciare da istruzione e sanità).

    RispondiElimina