venerdì 16 ottobre 2009

Dal Rio de la Plata all'Oceano Atlantico passando per il Gallaratese

ROCHA – Montevideo il giorno dopo la sconfitta sfida contro  l’Argentina nella partita decisiva per la qualificazione ai Mondiali 2010 in Sudafrica. Non si parla d’altro, ma la gente l’ha presa con filosofia: la Celestecoltiva ancora una chance nel “ripescaggio” che giocherà contro il Costarica il 14 e 18 novembre, ma quello che tiene campo sono le dichiarazioni furibonde del C.T. argentino, Diego Armando Maradona, che ha ribadito in tutte le salse ai giornalisti del suo Paese che farebbero bene “ad andare avanti a succhiarmelo”  invece di fare domande idiote o inventarsi polemiche, oltre ad accusare alcuni esponenti della stampa di essere “anti-argentini”. Ritornello che mi ha immediatamente ricordato il personaggio che ci governa, anche per il suo uso di un linguaggio colorito. A pensarci bene anche la bassa statura lo accomuna al “Diez”, che però non se ne è mai fatto un cruccio, e l’inettitudine nella carica attuale ma ci fermiamo qui, perché Maradona è stato il più grande calciatore che abbia mai calcato i terreno di gioco mentre Berlusconi è un bru-bru e uno dei più grossi mascalzoni partorito dai generosi lombi del nostro disgraziato Paese. Leggo poi le dichiarazioniancora più demenziali di un altro C.T., quello della nazionale italiana Marcello Lippi, che insulta pure il pubblico pagante di Parma che osa criticarlo. E questoCasapueblo, Pnta Ballenaspassa per essere un uomo simbolo della sinistra. Giocatore mediocre in carriera quanto spocchioso, vincitore di scudetti e coppe con una squadra di corruttori e dopati, e per puro culo di un Mondiale come quello di Germania 2006, nella sua profonda maleducazione questo ducetto è convinto di poter fare e dire tutto quello che gli pare, a ruota libera. In mezzo a queste beghe che accomunano ancora una volta italiani e argentini, gli “Orientales” fanno la figura dei signori e dei veri sportivi. Eppure la partecipazione all’evento di mercoledì sera è stata incredibile, sia allo stadio, 70 mila persona in una città che ha 1.300.000 abitanti, sia davanti alle TV, in casa, nei bar, nei ristoranti, nelle strade davanti alle vetrine tutti gli altri. Donne e uomini, vecchi e bambini: tutti. Detto questo, ieri mattina, con un cielo tornato sereno ma con una temperatura ancora lontana dall’essere primaverile, su una macchina a noleggio ho preso la strada verso Nord-Est, prima lungo le interminabili ramblas del lungofiume della capitale verso le spiagge di Pocitos, Punta Carretas, Buceo e Carrasco: 15 chilometri di quartieri residenziali, con case ben distanziate, dove vive la “Montevideo Bene”, e lo si nota alle 11 del mattino con signore e signori in tuta griffata, scarpe da runner da 200 € al paio, iPod all’orecchio e contapassi che fanno i pagliacci fingendo di correre, e poi verso i primi borghi balneari, tra cui viene segnalata Piriapolis, creata dal nulla da un imprenditore argentino, tale Francisco Piria, che vi costruì l’incombente “Argentino Hotel “ negli anni Trenta nonché l’eccentrico castello che porta il suo nome. Quelli della Lonely Planet lo definiscono un centro balneario che ricorda quelli sul Mediterraneononché la località di villeggiatura più pittoresca dell’Uruguay:La mano evidentemente lo ha scritto un inglese che non è mai andato oltre Marbella, Tenerife o forse Hammamet. A parte che non c’era in giro un cane, un posto deprimente. Non aiuta il mare rabbioso: non riesco a immaginarmici ad entrare a fare un bagno pure d’estate, con l’onda lunga, le correnti e le temperature che l’Atlantico ha da queste parti, mai oltre i 18 gradi. Eppure la costa è bella, con spiagge lunghissime e immacolate, spesso con alle spalle delle dune. Finalmente, dopo un centinaio di chilometri sono giunto in vista della famosa Punta del Este (prima foto in alto, a destra), la località di villeggiatura marina più alla moda di tutto il Sud America, e già a una decina di chilometri di distanza biancheggiava sullo sfondo come una Miami apparsa dal nulla. Fortunatamente ho seguito il consiglio dei ragazzi dell’albergo della capitale, e mi sono fermato a Punta Ballenas, a visitareCasapueblo, l’originalissima casa-atelier di Carlos Páez Villaró, pittore, scultore soprattutto muralista di fama, nato a Montevideo ma cresciuto artisticamente a Buenos Aires, grande viaggiatore e attivo in ogni parte del mondo, che mi ha ricordato moltissimo quella di Salvador Dalí a Cadaqués(seconda foto in alto, a sinistra). Un delirio di cupole a spunzoni, terrazzini disposti su ben nove piani su una scogliera a pico sul mare, piscine, tutto a calce viva, qui e là piastrelle disegnate dallo stesso artista, vasi, sculture, oggetti vari, e con una vista sull’Oceano aperto da un lato e sull’arco della baia di Punta Ballenas, dalla parte opposta dell’obbrobrio di Punta del Este, dove sarei giunto dopo essere passato per Maldonado, capitale di provincia e di cui sarebbe in teoria il sobborgo di lusso, proprio sulla punta del capo. Una sorta di penisola molto stretta, dunque, che da un lato, insieme alle spiagge più confortevoli e le acque più tranquille, dà sul Rio de la Plata nel suo punto di confluenza nell’Atlantico, dall’altro sull’oceano aperto, con acque piuttosto selvagge e le spiagge frequentate dai surfisti: in buon numero quelli che ci lasciano la pelle tutti gli anni, mi dicono. Lungo le rive, da un lato e dall’altro, almeno tre chilometri di “marnoni”, palazzoni biancastri con grandi vetrate azzurro-verdognole che sembrano fatti di carton-gesso, dall’aspetto robotico e inquietante. E’ quella che nel titolo chiamo ilGallaratese, sperando che la foto renda giustizia al noto quartiere-dormitorio situato nel Nord-Ovest milanese, che perlomeno una sua dignità ce l’ha, anche architettonica, e un suo perché. Non mi stupisce che il “vippume” sudamericano e d’importazione, che si distingue per la cafoneria e il cattivo gusto come il nostro che si affolla in un altro posto di plastica come Rochala costa Smeralda, venga attratto da luoghi del genere come le mosche dalla merda. Dopo aver immortalato l’unica “attrattiva” di questa città-fantasma, la Mano(qui sopra, a destra) che spunta dalla sabbia a Playa Brava del sedicente artista cileno Mario Irarazabal (e ci vuole un bello stomaco a partecipare, da cileno, a un concorso indetto dalla dittatura argentina, sorella di quella di Pinochet, nel 1982) mi sono spostato nella più isolata e misconosciuta, per fortuna, provincia di Rocha, in mezzo a un paesaggio dolcemente ondulato (cfr qui a fianco), agreste, ricco di lagune, dove le località di mare, come La Paloma, La Pedrera, l’incontaminato Cabo Polonio, in cui soggiorna una grande colonia di leoni marini, sono decisamente ancora a misura d’uomo, e d’animale, con la speranza che il turismo idiota e massificato si accontenti della fuffa di Punta del Este e si fermi lì.

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