"Flow - Un mondo da salvare" (Straume) di Gint Zilbalodis. Belgio, Lettonia, Francia 2024 ★★★★★
Una bellissima sorpresa arriva dalla sezione Un certain Regard dell'ultimo festival di Cannes, il film d'animazione di cui il lettone Gint Zibalodis ha curato non soltanto la scrittura e la parte grafica computerizzata D3 dal sapore rétro, ma anche la bellissima colonna sonora, insieme al connazionale compositore Rihard Zalupe. E' la storia di un gatto nero europeo che un giorno si risveglia con il clamore della fuga di una serie di animali di fronte a un'ondata crescente che sta sommergendo la foresta: il micio cerca di mettersi anche lui in salvo, saltellando di qua e di là, finendo anche in acqua, prima terrorizzato e poi pian piano superandone la paura e prendendovi confidenza, finché non balza su una barca alla deriva dove trova un sospettosissimo e timoroso lemure, collezionista di oggetti di fabbricazione umana che cerca di mettere in salvo. Umani che non si vedono, salvo i resti di alcune loro costruzioni che mi hanno subito ricordato Angkor Wat, capitale dell'impero Khmer, sommersa dalla foresta e scoperta dai francesi nel 1860. Al nostro eroe e al piccolo primate si aggiungono, in questa specie di arca di Noè, un capibara e un labrador, a cui si aggiunge anche un uccello gigante, una sorta di gru che potrebbe anche essere un rapace: la necessità di salvarsi impone la collaborazione e dunque la ricerca di un modus vivendi, e i quattro lo trovano senza perdere le caratteristiche della loro specie. Coerentemente, il film non prevede che gli animali parlino o vengano antropoformizzati, come nei cartoni e nei film d'animazione della Disney o di altre mayor del genere, non hanno un nome, e rimangono tali e Zilbalodis ne conosce bene le caratteristiche, soprattutto del piccolo felino, come salta all'occhio a chiunque abbia convissuto con un gatto. A questo grandissimo pregio, si aggiunge la totale assenza delle parole (sostituite dalla musica, parte essenziale di questo piccolo capolavoro) e dell'uomo, più che probabile responsabile, senza bisogno che il racconto lo espliciti, della catastrofe ecologica: l'autore preferisce metterla sul filosofico (flow, ossia flusso, che non è solo quello della corrente, si rifà al panta rei, tutto scorre, di Eraclito) e gli animali cercano di risolvere il problema della loro sopravvivenza seguendo il loro istinto, che è in sintonia con la natura, senza mediazioni e artifizi. Un film che dice quel che pensa l'autore, senza "spiegoni" e senza fare alcuna predica, appunto senza parole e solo attraverso le immagini. La grafica sarà anche di gusto artigianale, ma la fotografia è splendida e alcune soluzioni grafiche risultano davvero potenti. Insomma un autentico gioiello che consiglio a chiunque: dopo Parthenope, un altro film che solleva l'umore e fa bene allo spirito.
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