lunedì 11 novembre 2024

The Substance

"The Substance" di Coralie Fargeat. Con Demi Moore, Margaret Qualley, Dennis Quaid, Hugo Diego García, Joseph Balderrama e altri. GB, USA 2024 ★★★+

Esaltato dalla critica e premiato all'ultimo Festival di Cannes per la migliore sceneggiatura, The Substance è un film che dice cose "mostruosamente" giuste in maniera provocatoria, esagerata, volutamente urticante e perfino disgustosa: scritto, diretto e prodotto dalla francese Coralie Fargeat, racconta l'odissea di Elizabeth Sparkle, (demi Moore), un tempo stella del cinema, omaggiata ai suoi tempi d'oro di una stella col suo nome incastonata nel marciapiede di Hollywood Boulevard, a Los Angeles, ridotta a condurre un programma televisivo di ginnastica aerobica. Il giorno stesso in cui compie 50 anni, Harvey (Dennis Quaid), che dirige la rete, la licenzia perché serve "carne più giovane", lei ha fatto il suo tempo:The Show Must Go On e, soprattutto, Business Is Business, e "niente di personale", come si suol dire nel Grande Paese oltre l'Atlantico quando entra in azione l'uccello padulo. Sconvolta, la donna ha un incidente. Niente di grave, però in ospedale un addetto le rifila una chiavetta USB in cui le viene proposto si partecipare a un programma sperimentale che, assumendo una particolare sostanza, consente di ottenere una copia perfetta e più giovane di sé stessi, in sostanza prodotta per partenogenesi, con l'avvertenza che la coscienza rimane nella matrice e che originale e copia devono rigorosamente alternarsi ogni sette giorni, quando scade il nutrimento fornito per ciascuna. Sue (Margaret Qualley), così, nasce dalla schiena di Elizabeth, e il parto, nei minimi dettagli anatomici, è solo l'inizio dello splatter. Sue, com'è ovvio, prende il posto nella trasmissione di Elizabeth ammodernandola, ma rimane, nella testa, comunque quest'ultima. Quando, troppo presa dalla sua parte, si scorda di "nutrire" la sua copia, l'originale comincia a deteriorarsi man mano, invecchiando inesorabilmente, fino a trasformarsi, dopo 2 ore e 20' di pellicola, in una creatura mostruosa rispetto alla quale Alien, quello dei film con Sigourney Weaver, era un bijou. L'argomento, come è evidente, è il corpo della donna, il modo in cui è percepito e mercificato non solo dai maschi, ma delle stesse "vittime"; il mito dell'eterna giovinezza e del modello plastificato che viene proposto (in realtà ultimamente per gli stessi maschi: ormai la differenza di genere conta sempre di meno, come insegna la sub-cultura "Woke"), l'inesorabile scorrere del tempo e la non accettazione, di fatto, dell'invecchiamento e della morte. Cose serie, dunque, affrontate con humor nero e senso del ridicolo: mentre una parte della sala chiudeva gli occhi durante le scene più truci, un'altra ghignava e, col passare del tempo, si sganasciava dal ridere: paradossale, in considerazione del tema. Tant'è: se voleva impressionare e lasciare il segno, Fargeat c'è riuscita, da qui a considerare The Substance una sorta di capolavoro come ha fatto parte della critica professionale, ce ne corre. Tesi condivisibili, e pure il tono tragicomico, del resto il pensiero unico dominante e rivomitato dal mondo dello spettacolo e dell'informazione è grottesco per definizione. Alla fine, The Substance ha la sua ragione d'essere e, per parte mia, lo "promuovo".

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