giovedì 1 giugno 2023

La seconda via

"La seconda via" di Alessandro Garilli. Con Ugo Piva, Nicola Adobati, Sebastiano Bronzato, Simone Coppo, Giusto Cucchiarini, Stefano Zanelli, Melania Dalla Costa, Alice Lamanna. Italia 2023 ★★=

Uscito il 26 gennaio in occasione della prima Giornata Nazionale della Memoria e del Sacrificio degli Alpini, istituita nell'aprile del 2022, ennesima e ipocrita occasione di sfoggio di retorica, ho recuperato in sala il lungometraggio d'esordio di Alessandro Garilli qualche giorno fa, e ne sono rimasto alquanto deluso. Benché meritorio perché si tratta del primo film a occuparsi della tragica ritirata dell'ARMIR (Armata italiana in Russia 270 mila uomini spediti da Mussolini ad aggredire l'URSS assieme ai nazisti e agli altri alleati di allora: oltre un terzo morì o risultò disperso), che invece è stata oggetto di svariati libri e memoriali, e senz'altro girato in buona fede, lascia a desiderare per molti aspetti. Racconta la vicenda di quanto resta della Compagnia 604, un gruppo di cinque uomini più un mulo, Remigio, che trasportano il loro tenente ferito durante la rotta dopo la caduta di Stalingrado e che sono rimasti isolati nelle retrovie: i nemici hanno completato l'accerchiamento dei fuggitivi e decine di migliaia di disperati riusciranno a romperlo, grazie soprattutto alle truppe alpine italiane, ancora in gradi di combattere, proprio il 26 gennaio del 1943 a Nikolajewka, proseguendo da lì la lunga via verso casa. Condizioni proibitive, trattandosi dell'inverno più gelido e nevoso del secolo scorso assieme a quello del 1985, con temperature fino a oltre 40 °C sotto zero, male equipaggiati (ma gli alpini sicuramente molto meglio dei fanti mandati in prima battuta nella folle avventura dell'Operazione Barbarossa congegnata da Hitler), un inferno attorno, mentre infuriavano le Katjuša, ossia i lanciarazzi multipli chiamati l'organo di Stalin, e gli attacchi aerei sulle masse di straccioni in fuga, decimati dai assideramenti, eppure il nostro gruppo di uomini trova sempre qualche isba ben riscaldata in cui rifugiarsi, hanno riserve di cibo che sembrano inesauribili (ma non erano isolati, quasi dispersi?), come quelle di tabacco, le divise pressoché intonse e, consci di aver perso la guerra, non rimane loro che la seconda via (come da titolo, si suppone) di rifugiarsi nei ricordi della precedente vita da civili a cui bramano tornare (la campestre ma elegante fidanzata del sergente Bisi, abruzzese, o la raffinata moglie del tenente Sala) o nella forte solidarietà tra montanari degli altri componenti del gruppo, che si esprimono nei vari dialetti dal veneto, all'emiliano, al bergamasco e al trentino. Il nemico è cattivo e feroce (peccato che difenda la sua terra sia stato brutalmente aggredito: l'URSS pagherà il conto della Seconda Guerra Mondiale con 25 milioni di morti, di cui un terzo civili), ci sono pure i lupi: manca soltanto l'orso. Mio padre, che non parlava volentieri della Campagnia di Russia e che fu uno degli scampati durante la ritirata, raccontava altro: sporco, puzza, miseria, fame nera, impazzimenti, migliaia di commilitoni che si impiantavano istupiditi dal gelo e morivano se non altro col sorriso sulle labbra: quando cominciavano a ridere si era certi che erano ormai spacciati. Ho visto le sue divise che s'era portato dietro e anche parecchie foto: erano messi ben peggio di come racconta questo film, che sembra invece più un reportage di tipo televisivo. Non mi aspettavo certo inquadrature mirabolanti ed effetti speciali (tantopiù che non amo il genere bellico) che sarebbero comunque stati fuori luogo anche avendo a disposizione mezzi più consistenti, ma si poteva anche raccontare la storia in maniera meno piatta, scontata e, tutto sommato filtrata e poco coinvolgente, anche se gli interpreti, incolpevoli, fanno di tutto per essere credibili. Peccato.

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