mercoledì 21 settembre 2022

Maigret

"Maigret" di Patrice Leconte. Con Gérard Depardieu, Jade Labeste, Clara Antoons, Mélanie  Bernier, Aurore Clément, Anne Loirert, André Wilms e altri. Francia 2022 ★★★★

Un Maigret "definitivo", come si evince già dal lapidario titolo, così come lo vede Patrice Leconte, che per compendiarne la figura ha scelto di adattare liberamente il 45° dei 75 romanzi che il prolifico Georges Simenon ha dedicato a uno dei più celebri commissari della letteratura e, a seguire, del cinema e ancor di più della TV, ossia La giovane morta, uscito nel 1954, e nella Parigi di quegli anni del dopoguerra il regista ambienta, con estremo rigore, la vicenda. Per la precisione nella zona del IX arrondissement, quello che comprende Montmartre, Pigalle, Batignolles e Porte De Clichy, ai tempi piuttosto malfamato. E' in Place de Vintmille che viene rinvenuta cadavere una  ragazza, accoltellata con una mezza dozzina di fendenti: indossa un lussuoso abito da sera, ma ai piedi ha delle scarpe comuni e un po' scalcagnate, porta della biancheria ordinaria e nella borsetta non c'è alcun documento che possa condurre a una sua identificazione. Il commissario non ha pressoché nulla in mano, tranne un biglietto con un indirizzo e il nome della casa di moda che ha prodotto l'abito, ma a illuminarlo è l'incontro casuale con una giovane taccheggiatrice che assomiglia alla vittima, una delle tante ragazze che arrivano quotidianamente dalla provincia in fuga dalla povertà e dalla mancanza di prospettive e in cerca di un futuro di riscatto nella sfavillante capitale, che inevitabilmente si rivelerà meno amichevole e accogliente di quel che sperassero. A coinvolgerlo ulteriormente è l'età della vittima, poco più che ventenne, quella che avrebbe la figlia dei coniugi Maigret se fosse ancora viva, e così l'indagine diventa innanzitutto una sorta di scavo psicologico sulle tracce della memoria e un assemblaggio di indizi raccolti man mano in base soprattutto alla capacità di osservazione del commissario, sia per quanto riguarda i dettagli, sia per quanto riguarda i tipi umani che incrociano la sua meticolosa inchiesta, e che forniscono un quadro ben preciso, come sempre nei romanzi di Simenon, degli ambienti sociali con cui viene a contatto per stabilire la verità, ché è questo il compito di uno sbirro, e non quello di giudicare. E con pazienza la verità emerge, grazie anche a un escamotage ideato da Maigret e alla collaborazione di Betty, l'aspirante avventuriera che ha preso sotto la sua protezione con l'intenzione di "redimerla" ma soprattutto di evitarle la fine della ragazza morta, finita, come tante, nelle grinfie di gente viziosa e senza scrupoli che preferisce perfino simulare un assassinio pur di nascondere sotto un tappeto la propria sporcizia. Un film buio, crepuscolare, salvo in un paio di scene: quelle di una festa a cui aveva partecipato la vittima e quella di un matrimonio frettolosamente organizzato per evitare di essere scoperti da parte dei responsabili della morte della ragazza, che sembrerebbe in bianco e nero, tanto sono cupi i colori, e cupa, oltre che incombente, è la figura del commissario, spesso in controluce, impersonato dal monumentale Gérard Depardieu, in un'interpretazione degna della sua fama, un Maigret dolente, stanco, stranamente inappetente e a cui il medico ha appena vietato di fumare l'amata pipa, con lo sguardo rivolto al passato piuttosto che a un futuro di cui non vede le attrattive: un uomo che sembra dire addio a tutto ciò che lo aveva circondato fino ad allora. Di alto livello la fotografia di questo noir classico nello stile ma pure sui generis per la parte intimistica, e anche gli altri interpreti del tutto all'altezza della situazione. Un esercizio di stile da parte di Leconte, ma anche un polar esemplare. 

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