venerdì 2 settembre 2022

Giorni d'estate

"Giorni d'estate" (Summerland) di Jessica Swale. Con Gemma Arterton, Lucas Bond, Gugu Mbatha-Raw, Penelope Wilton, Tom Courtenay, Siân Phillips, Amanda Root, David Horovitch, Martina Laird e altri. GB 2020 ★★+

Se non fosse avvilente, la caparbietà con cui i distributori nostrani stravolgono sistematicamente il significato dei titoli originali nel tentativo di renderli in italiano potrebbe perfino essere ammirevole: li muove una fantasia perversa che ignora completamente il contenuto della pellicola. In questo caso per Summerland, ossia "Terra dell'estate", si intende lo spazio dove, secondo gli spiritualisti e i seguaci del neo paganesimo, finisce l'anima dopo la morte: più che un  paradiso eterno, un luogo di purificazione, in vista della sua reincarnazione. Ed  è dell'esoterismo e delle origini di miti e leggende, le quali pure devono avere un qualche fondo di verità, che si occupa con rigore scientifico e abnegazione Alice Lamb, una giovane, autorevole e appassionata studiosa che conduce una vita solitaria in un cottage appena fuori da un paesino rurale del Kent che si affaccia sulle scogliere di Dover: anticonformista (fuma e indossa soltanto pantaloni e, naturalmente, non è sposata), autosufficiente, sociopatica, irascibile con i ragazzini che le ronzano attorno turbando la tranquillità che le serve per lavorare, se ne frega del fatto che sia malvista dalla comunità locale che la fa passare per pazza, una sorta di strega quando non una spia nazista sotto traccia. Siccome siamo nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, coi tedeschi che bombardano quotidianamente Londra, dalla capitale giunge, tra gli sfollati, Frank, un bambino figlio di un aviatore della RAF, che le viene affidato contro la sua volontà e, secondo Alice, per un errore. Ma, si sa, in tempi di conflitto ognuno deve fare la sua parte "per il bene superiore della Patria" e, in attesa che venga trovata un'altra famiglia disponibile, le tocca abbozzare. Come la convivenza tra la "strana coppia" si sviluppi e il rapporto della giovane e indipendente donna e del ragazzino si evolva, e maturi nel vero senso della parola, per la gentilezza e intelligenza del ragazzo, erodendo le difese di lei e al contempo facendo crescere Frank attraverso gli stimoli, veri insegnamenti non dogmatici da parte di Alice, è la parte migliore del film, che raggiunge il suo culmine quando lei "confessa" di avere avuto un amore, sì, ma con una donna, e il suo giovane ospite si dimostra di essere perfettamente in grado di capirlo e accettarlo come normale (per l'epoca, decisamente sorprendente...). Fin qui tutto bene, dopodiché ci si avvita: come era prevedibile il padre di Frank rimane vittima dell'affondamento della portaerei sulla quale era di stanza, Alice non trova il modo di dare la notizia al ragazzo per non rovinargli il compleanno, la trama precipita vieppiù nel melenso e dal passato riemergono fantasmi nella forma del vecchio amore di Alice. Flash-back all'inizio, flash-forward alla fine, e ci ritroviamo alla fine degli anni Settanta a rievocare il passato, tutti insieme appassionatamente, tre dei personaggi del film opportunamente invecchiati. Al di là di alcune cadute a vortice in un "politicamente corretto" (in senso revisionista e ipocrita, soprattutto da un punto di vista etnico) francamente eccessive quanto forzate, la trama si complica nella seconda metà del film diventando del tutto implausibile, e i crediti della prima parte si esauriscono inesorabilmente, nonostante l'ottima prestazione dei due interpreti principali, Gemma Artetron, che non è una novità, e il giovane Lucas Bond, oltre alla sempre brava Gugu Mbatha-Raw, nonché alcuni noti caratteristi britannici di spessore come Penelope Wilton e Tom Courtenay. La pazienza ha un limite, e alla fine la delusione ha il sopravvento. Peccato. Perché da un film britannico ci si aspetta di più, non solo che sia recitato e girato bene, almeno io. 

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