sabato 22 agosto 2020

WASP Network

 "WASP Network" di Olivier Assayas. Con Pedro Pascal, Edgar Ramirez, Penelope Cruz, Leonardo Sbaraglia, Wagner Moura, Gael María Bernal, Ana de Armas e altri. Francia, Belgio, Spagna, Brasile 2019. ★★

Film presentato alla 76ª Mostra del Cinema di Venezia del settembre scorso, dove non si era particolarmente fatto segnalare, e distribuito da Netfix nella sua piattaforma dopo che quella nelle sale era stata bloccata a causa del Covid19, ha il solo vero merito di raccontare una storia poco nota: quella dell'infiltrazione, durante i primi anni Novanta, di un gruppo di agenti cubani membri della rete spionistica chiamata Vespa nei gruppi di esuli anti-castristi che facevano (e fanno) base a Miami per compiere attentati terroristici sull'isola, allo scopo di indebolire e infine abbattere il regime, in particolare sabotandone l'industria del turismo, divenuta sempre più cruciale dopo l'implosione del'URSS, e il conseguente venir meno del suo appoggio economico. Il regista francese Assayas, di cui ricordo Qualcosa nell'aria, che non mi aveva entusiasmato ma di cui avevo riconosciuto l'onestà intellettuale, la affronta basandosi sul libro Gli ultimi soldati della guerra fredda del giornalista brasiliano Fernando Morais, confermando di non prostituirsi intellettualmente e di affermare (anche attraverso una dichiarazione dello stesso Fidel Castro dopo che furono scoperti, catturati e condannati dalla giustizia USA, che li definiva degli autentici eroi nazionali inserita nel film) il diritto del piccolo Paese caraibico di difendersi dalle manovre del suo potente vicino a Nord, noto per possedere il più vasto e costoso apparato spionistico al mondo di cui si avvale su scala planetaria, spiandolo a sua volta per sventare degli attentati di cui il governo USA (siamo ai tempi del "progressista" Clinton) non solo era a conoscenza, ma che foraggiava. Erano in tutto in cinque, che avevano in comune un passato militare e l'aver combattuto in Angola a fianco del MPLA, ma la pellicola si concentra essenzialmente sulla figura di René Gonzalez (Edgar Ramirez), un pilota istruttore, che si eclissa dall'isola per raggiungere Miami e farsi assumere da un'organizzazione che si dedica ufficialmente al recupero in mare dei boat people nel braccio di mare che separa l'Avana dalle coste della Florida, e non disdegna però dall'effettuare provocatori sorvoli sull'isola con tanto di lanci di volantini o, all'occorrenza, agenti paracadutati, e dedicarsi al traffico di droga con il vicino Honduras. A Cuba lascia la moglie Olga (Penelope Cruz), militante devota ma ignara per anni della vera attività del marito, che veniva fatto passare per traditore, e la figlia piccola. Lo raggiungerà anni più tardi, quando l'organizzatore della rete, Gerardo Hernández (Gael María Bernal), già operativo negli USA, rientrerà di nascosto all'Avana svelandole la verità e facendole concedere il visto d'uscita. L'altra figura carismatica è Juan Pablo Roque (Wagner Moura), altro ex pilota di caccia, il "bello" (e cinico) della compagnia, che sposa una ricca esule ma riuscirà a rientrare a Cuba prima di essere scoperto. L'intenzione sarebbe, anche, di raccontare il retroterra psicologico e le motivazioni dei personaggi, ma Assayas, saltando spesso di palo in frasca si perde per strada senza riuscire a inquadrarli, nonostante il film duri più di due ore, che procedono a rilento e senza molto pathos, stiracchiandosi tra Miami e la splendida e decadente capitale cubana. Il racconto manca di fluidità, si inceppa, e non aiuta un doppiaggio per una volta davvero scadente e uno stile più da serie TV, genere che probabilmente si presta di più alle caratteristiche del pur generoso regista francese, di cui avevo apprezzato quella su Carlos (interpretata proprio dal bravo Edgar Ramirez). Purtroppo non basta la disponibilità degli attori per farne qualcosa di notevole, come l'argomento avrebbe meritato, e la bella fotografia. Peccato.

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