"Ritratto di famiglia con tempesta" (Umi yori mo mada fukaku/After the Storm) di Kore'eda Hirokazu. Con Hiroshi Abe, Kirin Kiki, Yôko Maki, Rirî Furankî, Sôsuke Ikematsu, Satomi Kobayashi e altri. Giappone 2016 ★★★★
Come Father and Son, il precedente film di Kore'eda, anche "Ritratto di famiglia con tempesta" esce a un anno di distanza dalla sua presentazione al Festival di Cannes e grazie alla distribuzione della sempre benemerita Tucker Film. Impeccabile scandagliatore dei rapporti famigliari, e in particolare di quelli tra padre e figlio, il regista riesca a raccontare tutta una storia di relazioni facendo interagire i protagonisti prevalentemente nella piccola casa dell'anziana e deliziosa madre di Ryoto, già scrittore emergente al suo esordio ma impantanato in una crisi d'ispirazione quanto personale per via del matrimonio fallimento del proprio matrimonio. Improbabile come marito così come padre, si arrangia lavorando per un'agenzia di investigazioni private e cerca di "svoltare", per poter pagare gli alimenti arretrati all'ex moglie, scommettendo ai cavali e con qualche piccolo ricatto. Va a trovare la madre, rimasta vedova da poco e che sta liberandosi degli oggetti lasciati dal padre, un altro fallito da cui sembra aver ereditato debolezze e tendenza alla menzogna, con la speranza di recuperare qualcosa e vi trova la sorella, con cui pure esiste qualche frizione. Senza che ci sia bisogno di grandi spiegazioni, solo dallo scambio di alcune battute, sguardi, azioni della più normale quotidianità Kore'eda e i suoi abituali attori riescono a rendere un quadro famigliare di una chiarezza esemplare e di valore universale, comprensibile a qualsiasi latitudine a prescindere dalla cultura d'appartenenza; in esso si innestano il rapporto con le bella ex moglie, di cui Ryoto è ancora innamorato e i suoi goffi tentativi di riconquista e, soprattutto, quello col figlioletto, che ha il permesso di vedere una sola volta al mese. Combinazione, è proprio questa la giornata, così come vi è pure un allarme per un tifone che si abbatterà la sera su Tokyo, per cui dopo averlo seguito all'agenzia in cui lavora, poi assieme al suo aiutante all'ippodromo, poi col figlio a cercargli un regalo, rivelando tutta il suo stesso infantilismo che non passa certo inosservato dall'interessato, fino a una forzata (grazie all'imminente tifone) e forse provvidenziale rentré con la ex moglie di nuovo a casa della madre e suocera, ben contenta di poter accudire la famigliola nuovamente riunita e speranzosa, come Ryoto, in una riconciliazione. Di cui, maldestramente, forse Ryoto pone alcune basi, ma che hanno più a che vedere con una sua crescita, soprattutto attraverso il rapporto col figlio, che con una riconquista dell'ex moglie. Non c'è bisogno di lieto fine, né di alcunché di consolatorio: il film basta a sé stesso e quel che deve dire lo fa attraverso immagini di vita quotidiana, minimaliste quanto si vuole ma efficaci ed espressive; i dialoghi tra i personaggi e le loro interazioni. Ancora una volta un gioiellino, e uno squarcio che ci permette di intravedere, al di là dei luoghi comuni, le dinamiche famigliari di una fetta non minoritaria della società giapponese di oggi e del ruolo tutt'altro che marginale che vi svolgono le donne. Meritevole.
Come Father and Son, il precedente film di Kore'eda, anche "Ritratto di famiglia con tempesta" esce a un anno di distanza dalla sua presentazione al Festival di Cannes e grazie alla distribuzione della sempre benemerita Tucker Film. Impeccabile scandagliatore dei rapporti famigliari, e in particolare di quelli tra padre e figlio, il regista riesca a raccontare tutta una storia di relazioni facendo interagire i protagonisti prevalentemente nella piccola casa dell'anziana e deliziosa madre di Ryoto, già scrittore emergente al suo esordio ma impantanato in una crisi d'ispirazione quanto personale per via del matrimonio fallimento del proprio matrimonio. Improbabile come marito così come padre, si arrangia lavorando per un'agenzia di investigazioni private e cerca di "svoltare", per poter pagare gli alimenti arretrati all'ex moglie, scommettendo ai cavali e con qualche piccolo ricatto. Va a trovare la madre, rimasta vedova da poco e che sta liberandosi degli oggetti lasciati dal padre, un altro fallito da cui sembra aver ereditato debolezze e tendenza alla menzogna, con la speranza di recuperare qualcosa e vi trova la sorella, con cui pure esiste qualche frizione. Senza che ci sia bisogno di grandi spiegazioni, solo dallo scambio di alcune battute, sguardi, azioni della più normale quotidianità Kore'eda e i suoi abituali attori riescono a rendere un quadro famigliare di una chiarezza esemplare e di valore universale, comprensibile a qualsiasi latitudine a prescindere dalla cultura d'appartenenza; in esso si innestano il rapporto con le bella ex moglie, di cui Ryoto è ancora innamorato e i suoi goffi tentativi di riconquista e, soprattutto, quello col figlioletto, che ha il permesso di vedere una sola volta al mese. Combinazione, è proprio questa la giornata, così come vi è pure un allarme per un tifone che si abbatterà la sera su Tokyo, per cui dopo averlo seguito all'agenzia in cui lavora, poi assieme al suo aiutante all'ippodromo, poi col figlio a cercargli un regalo, rivelando tutta il suo stesso infantilismo che non passa certo inosservato dall'interessato, fino a una forzata (grazie all'imminente tifone) e forse provvidenziale rentré con la ex moglie di nuovo a casa della madre e suocera, ben contenta di poter accudire la famigliola nuovamente riunita e speranzosa, come Ryoto, in una riconciliazione. Di cui, maldestramente, forse Ryoto pone alcune basi, ma che hanno più a che vedere con una sua crescita, soprattutto attraverso il rapporto col figlio, che con una riconquista dell'ex moglie. Non c'è bisogno di lieto fine, né di alcunché di consolatorio: il film basta a sé stesso e quel che deve dire lo fa attraverso immagini di vita quotidiana, minimaliste quanto si vuole ma efficaci ed espressive; i dialoghi tra i personaggi e le loro interazioni. Ancora una volta un gioiellino, e uno squarcio che ci permette di intravedere, al di là dei luoghi comuni, le dinamiche famigliari di una fetta non minoritaria della società giapponese di oggi e del ruolo tutt'altro che marginale che vi svolgono le donne. Meritevole.
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