venerdì 27 settembre 2013

Assurdo evocare il colpo di Stato. Soltanto adesso...

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Stizzita reazione da parte di Sua Maestà Giorgio I alla minaccia di dimissioni in massa da parte dei deputati del PDL, nell'ipotesi che la giunta delle elezioni del Senato voti a favore della decadenza di Burlesquoni; il presidente del Consiglio Letta-Letta, gravemente offeso, che con voce flebile squittisce che "Il PDL ha umiliato l'Italia" e proprio mentre lui è in America (le umiliazioni subite dal Paese quando capo del governo era lo "statista" brianzolo, dagli incontri con Gheddafi, Putin, Merdogan, dalla Bielorussia alla Bulgaria - cfr "editto" - a Strasburgo naturalmente quanto a sputtamanento contano molto meno e comunque sono già passate nel dimenticatoio) e che chiede un "chiarimento nel governo e in parlamento", valutando se porre la fiducia; di "colpo alla schiena" all'Italia che lavora" ciancia  a vanvera anche Epifani, l'ectoplasma provvisoriamente alla guida del PD, che a sua volta chiede una "verifica" e si allinea pedissequamente al capo dello Stato nonché suo compagno di partito. Sorvola, così come il Nipote del Consiglio, sul fatto che sia il PD a governare insieme al PDL, non qualcun altro. Come se il golpe, quello vero, strisciante, non fosse già in atto da quasi quarant'anni (il programma si chiama "Piano di Rinascita Democratica" ed è quello della P2) e a mettere il sigillo su una prima fase dell'operazione non fosse stato proprio l'attuale monarca incostituzionale quando, nell'autunno di due anni fa, eseguendo gli ordini provenienti da Bruxelles, Berlino, Francoforte e Washington, fece dimettere Burlesquoni per sostituirlo con Mario Monti, dopo aver nominato il tirapiedi di Goldman Sachs (e di Mario Draghi) senatore a vita (per sottolinearne la parlamentarietà nonché fedeltà alla linea quirinalizia e dunque europea) invece che sciogliere immediatamente le camere e andare alle elezioni; quando firmò senza fare un plissé l'introduzione del cosiddetto Fiscal Compact e l'obbligo di pareggio di bilancio nella Costituzione, vanificando quel poco che restava della nostra sovranità nazionale, ammesso di averne mai avuta una, USA permettendo; poi quando accettò di farsi rieleggere alla presidenza della Repubblica per un secondo mandato consecutivo, che non  fu una mera forzatura, bensì una lesione del dettato costituzionale; infine quando ripagò i suoi grandi elettori nominando di fatto un "Governo del Presidente" come quello, ridicolo,  attualmente in carica, e di cui sono azionisti i tre partiti che hanno perso le ultime elezioni (e, insieme, 10 milioni di voti), giunti rispettivamente 2° (il Pd) e 3° (il PDL) e 4° (Scelta Civica) nel confronto elettorale del febbraio scorso. Dato per scontato che l'attuale governo non conta assolutamente nulla ed è lì per finta, l'unico che dovrebbe dimettersi, e anche di corsa, sarebbe proprio Giorgio Napolitano. E farlo di sua spontanea volontà, visto che nessuno tra i politici, a parte Grillo, glielo chiede. Io, che lo ritenevo non rieleggibile esattamente quanto incandidabile Burlesquoni, a meno di eludere o violare le legge, continuo a considerarlo il maggior responsabile della miserabile, grottesca, illegale 
e insanabile situazione in cui ci troviamo e vorrei vederlo incriminato per attentato alla Costituzione. 

1 commento:

  1. ...vorrei vederlo incriminato per attentato alla Costituzione.
    Sicuro che sia possibile un attentato contro un moribondo in coma?
    Fatto salvo l'apprezzamento per il post, che sottoscrivo alla lettera, mi chiedo quale mano potrebbe avere l'odierno Decimo Bruto, se non quella del più antico figlio della Roma dalle cento tette che nutre in seno i propri mille traditori ...

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