martedì 10 luglio 2018

Vacanza



Vacanza; dal latino vacantia, sostantivo del participio presente del verbo vacare (essere vuoto, libero). La vera beatitudine di due settimane stravaccato in riva al mare su un'isola della Dalmazia non sta tanto e solo nell'abbandonarsi all'ozio rigenerante e alla fjaka locale, quanto nello sgombrare le orecchie e la mente dall'incessante, molesto e inutile chiacchiericcio che avviene nella Penisola sull'altra sponda dell'Adriatico, senza un attimo di tregua; un grottesco e avvilente spettacolo di macachi esagitati ed esibizionisti che si scatena principalmente sui sòscial e viene doviziosamente riportato e amplificato dai media, che poi ormai si riducono a esserne il megafono: più che diffondere notizie, il loro compito è diventato quello di amplificare l’eco che se ne ha in rete e dar conto delle reazioni isteriche dei due schieramenti che invariabilmente si formano a proposito di qualsiasi argomento, dalle faccende più serie all’ultima stronzata, con l’inevitabile risultato di banalizzare ogni cosa e buttarla in vacca, salvo ricominciare il giorno dopo con un nuovo “caso”. L’ultimo su cui si è scatenata la bagarre è stato quello delle magliette rosse per gli immigranti, campagna lanciata da Don Ciotti e dall'immancabile Saviano (a proposito del prossimo leader del PD: nessuno che abbia pensato a lui? Così avremmo risolto anche il problema della sua scorta) e che è stato la scusa di mettersi in posa per decine di migliaia di selfie da pubblicare su Facebook, Twitter e Instagram per ribadire la propria idea di accoglienza “senza se e senza ma”, completamente aprioristica, marcando, attraverso un indumento con un dato colore,  che li identifichi e accomuni, la propria diversità e distanza dagli “altri”: i mostri, gli “odiatori”, tutti fassisti e rassisti per definizione. A chi ha all’incirca la mia età non dovrebbe essere difficile ricordare gli anni a cavallo tra i Sessanta e i Settanta quando ci si metteva in divisa gli uni (io stesso, lo ammetto: ma almeno avevo la scusante di essere un adolescente) con gli orridi e ingombranti eschimo e gli altri con stivaletti e Ray-Ban d’ordinanza, i primi anche d’estate e i secondi pure in inverno e al buio e, ancor prima, rammento che erano stati i seguaci di Mussolini, Franco e Hitler a indossare, rispettivamente, camicie nere, azzurre e marroni, emulati, qualche decennio dopo e in verde, dai leghisti da cui proviene il tipo in felpa che attualmente è ministro dell’Interno. Tutti quanti con un tratto in comune: la convinzione di essere depositari, ovviamente esclusivi, del Verbo. Riguardo al caso specifico, faccio mie, parola per parola, le considerazioni di Rosanna Spadini pubblicate su CDC, però aggiungerei una riflessione sul perché i sòscial, e in particolare il falso dibattito che vi si svolge, poco più che un generalizzato starnazzare, abbiano trovato nella Terra dei Cachi un terreno particolarmente fertile in cui prosperare accentuandone gli aspetti perniciosi e trasformandoli da luogo di semplice cazzeggio e mezzo per tenersi in contatto tra persone che sono lontane, come suggerirebbe un loro utilizzo ragionevole, ad ambito ormai pressoché esclusivo in cui avviene il confronto (si fa per dire) politico tra gli italiani. E questo in modo particolare ad opera della parte centrosinistrata dello schieramento politico, in  questo in concorrenza diretta con Salvini e i suoi, ossia proprio coloro che avevano accusato i loro veri concorrenti diretti, e per questo detestati pentastellati, di essere non solo nati in rete ma di utilizzarla per fare politica. Il risultato è che perfino a livello locale, in una piccola città di 12 mila abitanti come quella dove vivo io e ci si conosce tutti e ci si incrocia più o meno tutti i giorni tra piazza e osteria, il confronto su qualsiasi questione riguardi l’amministrazione avviene attraverso gli stramaledetti sòscial. Che evidentemente, in un Paese di tifosi, abituati a dividersi per partito preso tra guelfi e ghibellini, rossi e neri, salvo correre in soccorso al vincitore al momento opportuno scurdandose ‘o passato e non prendere mai nulla davvero sul serio senza pagare dazio, e dove sparare affermazioni a vanvera e giudizi senza assumersene la responsabilità è uno sport nazionale, hanno trovato il loro habitat d’elezione. 

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