mercoledì 1 luglio 2009

Fortezze e castelli della Lettonia e il Lenin deposto


Bauskas Pils - LitvaTARTU (Estonia) - Superata d'un balzo la Lituania, l'altroieri, nel giro di sei ore da Bialystok, la prima presa di contatto con i Paesi Baltici, considerata la totale assenza di controlli alle frontiere, è avvenuta a Bauskas, con una temperatura di 30 gradi all'ombra, la gente che gira in prendisole se non direttamente in tenuta da spiaggia e che affolla le rive dei fiumi, e dove abbiamo provveduto a fare un primo bancomat in moneta locale. Siamo nello Zemgale, nel cuore della Lettonia, a Sud di Riga, regione che prende il nome dall'antica popolazione dei semigalli (che però coi galli nostrani non c'entrano nulla, per quanto indoeuropei). In centro la prima visita è stata al "pils", o castello, cittadino, appartenuto all'ordine dei Cavalieri Teutonici, da essi stessi costruito alla metà del XV secolo e modificato man mano nel loro stile pressoché inconfondibile (foto in alto). A una decina di chilometri di distanza, a Rundales, il "palazzo d'inverno" lettone, la residenza estiva dei duchi di Curlandia, un magnifico palazzo disegnato dall'architetto italiano Francesco Bartolomeo Rastrelli, allora attivo a San Pietroburgo, e che da lì fece venire le maestranze, e che fu costruito in due fasi tra il 1735 e il 1768, commiettente Ernst Johann Biron. Un maestoso edificio barocco con elementi rococò, oggi sede di esposizione permanente delle varie sale arredate e rdelle accolte dei duchi, e sul suo retro uno splendido e curatissimo giardino all'italiana che in questa stagione e nelle condizioni meteorologiche attuali è un'esplosione gioiosa di colori. Ultima visita nella zona, quella alla residenza nobiliare realizzata alla tra il 1797 e il 1802 in stile neoclassico dal berlinese Johann Berlitz su progetto di Giacomo Quarenghi e poi donato dallo zar Paolo I alla governante dei suoi figli, Charlotte von Lieven e appartenuta a quest'ultima famiglia fino al 1937. In epoca comunista, vi fu installata un'azienda agricola. Venne restaurata alla fine degli anni Novanta e il terzo piano del palazzo trasformato in albergo di charme. E tale sarebbe, se il ristorante non fosse desolatamente chiuso e a presidiare il palazzo non fosse rimasto un personaggio inquietante e dall'aspetto malsano che funge da cassiere del museo e factotum, che ricorda l'Igor del film Frankenstein e incarna il perfetto sopravvissuto all'epoca del passato regime. Fortezza di TuraidaNon a caso, russofono. In serata siamo arrivati e abbiamo pernottato a Jeglava, già capitale del ducato di Curlandia e oggi tranquillo capoluogo provinciale di circa 60 mila abitanti, ma dalla viva tradizione culturale. Anche qui, nel castello sul fiume Lielupe, ha lasciato il segno l'architetto Rastrelli, per lo stesso committente del palazzo di Rundales, Ernst Johann Biron, un palazzo imponente che assomiglia ancor più a quelli pietrobughesi, oggi sede della facoltà di agraria della Lettonia. Sopravvissuto alle distruzioni della guerra e restaurate a regola d'arte l'edificio barocco dell'Accademia Petrina (dal nome del figlio del duca Johann Biron), per lungo tempo centro dell'attività culturale di Jelgava e ginnasio accademico, oggi sede museale. Questa mattina, sulla strada verso l'Estonia, sosta d'obbligo a Sigulda, capoluogo di quella che viene chiamata "Svizzera lettone" per via dei suoi rilievi (colline alte al massino 150 metri), all'ingresso del Parco Nazionale di Gauias, dal nome del fiume che l'attraversa. Anche qui tracce notevoli della presenza dei cavalieri teutonici: alle spalle del Castello Nuovo costruito a fine '800 in stile Tudor (a me e al segretario pareva Disneyland), i resti della possente fortezza dell'ordine, e di là dal fiume, a Turaida (cfr foto più in alto, a snistra), antico insediamento dei livi, popolo di origine finnica, la "riserva-museo" che comprende la fortezza del vescovo di Riga, in mattoni, restaurata a metà degli anni Cinquanta.Cesis-Buonanotte, signor Lenin Ultima sosta prima della frontiera estone, sempre nel cuore del Parco nazionale del Gauias, nella antica, vivace e ben conservata città di Cesis, fondata attorno al 1200 e a lungo capitale dell'Ordine dei Portaspada, che vi eressero la fortezza omonima oggi tra le rovine meglio conservate della Lettonia, poi sede dell'ordine di Livonia, trasferitovi a Cesis da Riga. In seguito fu anche città anseatica col nome tedesco di Wenden. Edifici d'epoca sulla piazza principale, tra cui spicca la chiesa gotica di San Giovanni, eretta alla fine del 13° secolo e distrutta da un incendio a metà del '700 e ricostruita allora nella forma visibile oggi. Nel parco che circonda invece i resti della fortezza, in parte restaurata e comunque agibili, abbiamo invece scoperto una statua in metallo di Lenin in perfetto stato, adagiata in una specie di sacrofago all'aperto, opportunamente accostata, per non dire nascosta, in un angolo sotto le mura di cinta. Fu deposta il 21 agosto del 1991, giorno in cui la Lettonia riconquistò l'indipendenza dall'Unione Sovietica, già dichiarata un anno prima. La citazione del magistrale libro "Buonanotte, signor Lenin" di Tiziano Terzani è d'obbligo!

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