TALLINN - La
capitale dell'Estonia e principale porto del Paese, a soli 80
chilometri da Helsinki e da sempre centro commerciale sulla rotta fra
Russia e Scandinavia, è una città vivace, giovane, che fonde in un
insieme armonioso la città vecchia, d'impronta medievale e restaurata
con cura negli ultimi decenni, all'interno dell'antica cinta muraria in buona parte ben conservata, e
la parte più moderna, commerciale, che si estende intorno. 400 mila
abitanti, la città ha conosciuto negli ultimi anni un ulteriore sviluppo
del suo porto, soprattutto passeggeri, con un notevole intensificarsi
dei traghetti da e verso la Scandinavia. In pieno sviluppo il settore
informatico, tanto da essere stata definita qualche anno fa dal New York
Times come una sorta di "Silicon Valley sul Ma Baltico". La riprova si
ha con la conessione Wi-Fi, quasi sempre gratuita, e
velocissima, disponibile pressoché ovunque. Molti turisti in questo
periodo, anche per via di un festival di musica folcloristica che si
chiudeva giovedì sera: la piazza del Municipio e le vie adiacenti mi
hanno ricordato Praga, non solo per lo stile architettonico ma anche per
il brulicare di turisti. Non solo finlandesi, russi, e svedesi ma anche
tedeschi, spagnoli, francesi e italiani, spesso sbarcati durante il
giorno dalle navi da crociera che fanno tappa qui nel giro delle città
baltiche. Con la speranza che non diventi presto infrequentabile come la
capitale ceca e un baraccone turistico. Alcuni segni in questo senso si
vedono già: i prezzi sono relativamente alti, i negozi di ciarpame
suoveniristico spuntano come funghi (e anche i primi indiani
specializzati nella vendita di cappellini, bandierine, magneti e
bamboline), si paga per vedere ogni cosa e non poco per gli standard
locali: la media è di due o tre euro di ingresso, il più delle volte
anche per le chiese. Con orari di chiusura abbastanza assurdi in questa
stagione: alle 17 quando il sole è ancora alto, e le giornate si
protraggono all'infinito. Ristoranti e locali a profusione, di ogni
tipo, non è scomparsa una vera e propria cultura del caffè tipica della
città: ce n'è per tutti i giusti. Come non è passata la passione per il
canto, che accomuna le tre nazioni baltiche e ne costituisce l'anima:
non è raro imbattersi in cori per strada, anche a presindere dai
festival, e vedere persone di ogni età spostarsi vestiti in costumi
tradizionali con dietro gli strumenti. D'altronde esiste uno stadio del
canto, lungo la costa, capace di contenere 150 mila spettatori. La
storia è quella tipica delle città baltiche, passate da un dominio
all'altro: danese, russo, svedese ma soprattutto segnate dall'aver fatto
parte della Lega Anseatica, per cui l'influenza tedesca è stata molto
forte: Reval è il nome in quella lingua, spesso usato dai locali. Nella parte più interna della città vecchia (nella foto a destra uno scorcio di Katarina Käik)
fino alla fine dell'Ottocento vivevano esclusivamente maggiorenti
tedeschi, in quella vecchia commercianti in prevalenza germanici, e
fuori dalle mura la allora minoranza estone. In seguito, un marcato
tentativo di russificazione, che raggiunse il suo culmine in era
sovietica, dal 1944 al 1989. E ancora oggi la presenza di un 35% circa
di popolazione russa, ma nata qui o magari già alla seconda o terza
generazione, crea qualche problema. Per ottenere la cittadinanza estone
ed essere naturalizzati, i russi hanno dovuto sostenere un esame nella
lingua locale, e la popolazione è calata del 20% dal 1991, data
dell'indipensenza estone, ma anche ora il russo è la lingua che più si
sente palare tra le persone di condizioni più modeste. Che sono anche
quelle che più hanno subito la crisi degli ultimi anni: con i prezzi che
corrono attualmente, i salari mensili medi tra i 500 e i 600 € e i
sussidi di disoccupazione sui 350 per il primo anno non consentono di
scialare, e spesso le merci acquistate in Finlandia e Svezia sono più
convenienti di quelle in vendita qui, oltre che di qualità superiore. Il
doppio lavoro è pratica diffusa, ma non ho visto gente né triste né
eccessivamente preoccupata, e questo è segno di vitalità. La città
vecchia, come dicevo, è incantevole e merita un paio di giorni di
visita. Ha subito gravi danni durante l'ultima guerra ma è stata
ricostruita con infinito amore e si vedono i risultati: nulla che
risulti improvvisato o, peggio, posticcio. A parte le mura turrite e le
guglie slanciate che caratterizzano il profilo della città, spicca Raekoja Plats
(piazza del municipio) dominata dal palazzo comunale, su cui sovrasta
una torre che può ricordare un minareto in cima alla quale il "Vecchio
Tommaso", un buffo soldato armato di picca in metallo che funge da
segnavento, sorveglia la città da centinaia d'anni e ne è diventato il
simbolo. Nella piazza una delle più antiche farmacie del mondo, ancora
in attività e con un piccolo ma interessante museo (per una volta
gratuito) e nelle vicinanze chiese notevoli tra cui primeggia quella
straordinaria del Santo Spirito, quindi Sant'Olaf, il Monastero
Domenicano, San Pietro e Paolo, quella gotica di san Nicola, fatta
erigere dalla corporazione dei commercianti germanici, dove sono
conservate la quattrocentesca "Danza macabra" opera del tedesco Berndt
Notke e una collezione di opere, tele ma anche
trittici in legno e statue, provenienti dalle chiese medievali estoni.
Nella parte bassa della città, notevoli i palazzi delle "gilde", o
corporazioni, raccolte nella stessa via, a farsi concorrenza tra loro e
competere per possedere la sede più prestigiosa (a sinistra, il portale della Confraternita delle Teste Nere, il cui fondatore era un moro convertito al cristianesimo). Infine a Toompea,
in cima alla collina, a sua volta murata, che al tempo del regno
germanico era riservata al vescovo e alla nobiltà feudale (e rimase
"tedesca" anche fino a epoche recenti), oltre alle torri più
caratteristiche, come quella della Vergine e la "Kiek-in-de-Kök"
(letteralmente "guarda in cucina" in basso tedesco), l'imponente e
suggestiva cattedrale Russo-Ortodossa Alexaner Nevskji, una delle tante
costruite alla fine dell'Ottocento nel primo tentativo, accennato sopra,
di "russificare" le province baltiche. In cima alla collina anche il
neoclassico palazzo del Parlamento e una serie di belvedere da cui
ammirare il panorama della città. Le attese mie e del "Segretario" non
sono certo andate deluse.
Nessun commento:
Posta un commento