martedì 2 giugno 2020

Beach Bum - Una vita in fumo

"Beach Bum - Una vita in fumo" (The Beach Bum) di Harmony Korine. Con Matthew McConaughey, Isla Fisher, Zac Efron, Martin Lawrence, Jonah Hill, Jimmy Buffett, Snoop Dogg, Stefania LaVie Owen e altri. USA 2019 
Un film che vorrebbe essere divertente, leggero, un inno alla libertà e all'anticonformismo, e quindi irriverente e invece, come tutta la cosiddetta cultura indie che ha infestato musica, cinema e letteratura di derivazione anglosassone dalla fine del decennio più idiota della storia recente, i "favolosi", rutilanti Ottanta, e di conseguenza il cervello dei modaioli che seguono l'onda con la convinzione di essere originali e controcorrente, si rivela banale, artefatto, inutilmente colorito e sgangherato, ripetitivo, palloso ma, soprattutto, profondamente stupido. E' la storia di Moondog, poeta un tempo di successo che non scrive una riga da anni limitandosi a declamare le sue vecchie rime tra un'orgia e un raduno ad alto tasso alcolico, in continuo sballo tra canne, coca, birra, giri in barca, puttane e amici, benvoluto da tutti anche perché sperpera patrimoni non suoi a Key West: può farlo perché glieli fornisce Minnie, la ricca moglie, ereditiera che abita a Miami. Dove a sua volta si dedica al libertinaggio più sfrenato, in questo in complice sintonia col coniuge. Tutto bene finché viene richiamato all'ordine per partecipare al matrimonio della figlia ventiduenne con un ragazzotto banale ma affidabile e quindi, secondo il suocero, un "cazzomoscio" (ha ha, che ridere...). Dopo la cerimonia, che Moondog ha ovviamente provveduto a movimentare con le sue derive, più senili che da autentico freak, mentre si fa scarrozzare sulla fuoriserie verde pisello da Minnie per un ultimo bicchiere della staffa, vanno a sbattere e la moglie ci rimane secca. Viene aperto il testamento e si scopre che gli ha lasciato tutto il patrimonio ma a una condizione: che metta la testa a posto non per cambiare vita, ma quel tanto che gli consenta di pubblicare di nuovo un libro. Conoscendo la mentalità americana uno si aspetta che sia il momento della svolta, che l'uomo diventi improvvisamente virtuoso e riprenda la retta via e invece no, Moondog persevera, innescando una sequenza di avventure sempre più improbabili per recuperare il malloppo e, quando riesce nello scopo, lo sperpererà ancora una volta in un esplosivo finale. Fuochi d'artificio e fine delle trasmissioni. Inno a un vitalismo senza scopo e fuori dal tempo, come questo improbabile epigono della Beat Generation trasportato nel secondo decennio del Duemila, della pellicola si salvano parzialmente la colonna sonora, alcune battute e trovate grottesche ma, messe insieme, talmente forzate e ripetitive da venire a noia dopo un quarto d'ora, il che per un film del genere è la morte. McConaughey è pateticamente sopra le righe, anche se il suo personaggio è vagamente imparentato con quello che aveva interpretato in Dallas Buyers Club; degli altri è meglio tacere perché sotto il minimo sindacale, per non parlare del regista e sceneggiatore di questa vaccata. Penoso.

Nessun commento:

Posta un commento