"Promised Land" di Gus Van Sant. Con Matt Damon, Frances McDormand, John Krasinski, Rosemarie DeWitt, Hal Holbrook, Scoot McNairy. USA 2012 ★★★½
Ritorno alla sceneggiatura, per Matt Damon, in un eco-thriller, come è stato definito, che ne avrebbe dovuto segnare l'esordio alla regia, affidata invece, per precedenti impegni dell'attore, all'amico Gus Van Sant. Poco male, perché tra i due da sempre c'è sintonia. Steve Butler, agente di una grossa compagnia del settore energetico, la Global, viene spedito insieme alla sua collega Sue, con cui costituisce il team di venditori di punta, a McKinley, cittadina rurale dell'America profonda realtà che conosce bene essendo a sua volta cresciuto in una fattoria dell'Iowa. Scopo è convincerne gli abitanti a cedere i diritti di trivellazione sui loro terreni alla ricerca di gas naturale di scisto, attraverso la controversa tecnica del "cracking". Stretto dai morsi della crisi e dall'abbaglio di una vita diversa (probabilmente è questo il "promised land" cui allude il titolo della pellicola) l'operazione di convincimento sembra andare per il meglio, quando si mette di traverso, sollevando leciti dubbi nel corso di un'assemblea cittadina, un anziano insegnante del liceo locale, ex ingegnere della Boeing in pensione, affiancato in seguito da un attivista di una fantomatica organizzazione ecologista, Dustin Noble. Che di "noble" ha in realtà assai poco: conduce una costosa campagna sugli effetti nocivi dell'estrazione del gas di scisto, che Steve scopre presto essere basata su alcune foto contraffatte; in realtà Dustin è un doppiogiochista, dipendente della stessa Global, che l'ha inviato a sostegno del uo di venditori senza che essi ne fossero al corrente, perché come dice il nome stesso, le "Companies" si muovono a livello globale, prevedono ogni cosa, di fatto giocano tutti i ruoli in campo. Nè più né meno di quel che accade nella campo politico, dove le decisioni sono giò state prese in un imprecisato "altrove" che risiede nel mondo della finanza, e in cui la competizione si limita a un gioco delle parti. Per Steven, la presa di coscienza di essere un semplice ingranaggio oltre a essere stato manipolato significherà un limite che non vuole oltrepassare se vuole mantenere una dimensione umana e una propria dignità; per Sue, ragazza madre non più giovane, "è solamente un lavoro". Lo è per molti, senza che ne valutino le conseguenze. Metterlo in dubbio è il merito migliore del film, oltre a essere ben girato e interpretato, in una dimensione reale e con personaggi autentici.
Ritorno alla sceneggiatura, per Matt Damon, in un eco-thriller, come è stato definito, che ne avrebbe dovuto segnare l'esordio alla regia, affidata invece, per precedenti impegni dell'attore, all'amico Gus Van Sant. Poco male, perché tra i due da sempre c'è sintonia. Steve Butler, agente di una grossa compagnia del settore energetico, la Global, viene spedito insieme alla sua collega Sue, con cui costituisce il team di venditori di punta, a McKinley, cittadina rurale dell'America profonda realtà che conosce bene essendo a sua volta cresciuto in una fattoria dell'Iowa. Scopo è convincerne gli abitanti a cedere i diritti di trivellazione sui loro terreni alla ricerca di gas naturale di scisto, attraverso la controversa tecnica del "cracking". Stretto dai morsi della crisi e dall'abbaglio di una vita diversa (probabilmente è questo il "promised land" cui allude il titolo della pellicola) l'operazione di convincimento sembra andare per il meglio, quando si mette di traverso, sollevando leciti dubbi nel corso di un'assemblea cittadina, un anziano insegnante del liceo locale, ex ingegnere della Boeing in pensione, affiancato in seguito da un attivista di una fantomatica organizzazione ecologista, Dustin Noble. Che di "noble" ha in realtà assai poco: conduce una costosa campagna sugli effetti nocivi dell'estrazione del gas di scisto, che Steve scopre presto essere basata su alcune foto contraffatte; in realtà Dustin è un doppiogiochista, dipendente della stessa Global, che l'ha inviato a sostegno del uo di venditori senza che essi ne fossero al corrente, perché come dice il nome stesso, le "Companies" si muovono a livello globale, prevedono ogni cosa, di fatto giocano tutti i ruoli in campo. Nè più né meno di quel che accade nella campo politico, dove le decisioni sono giò state prese in un imprecisato "altrove" che risiede nel mondo della finanza, e in cui la competizione si limita a un gioco delle parti. Per Steven, la presa di coscienza di essere un semplice ingranaggio oltre a essere stato manipolato significherà un limite che non vuole oltrepassare se vuole mantenere una dimensione umana e una propria dignità; per Sue, ragazza madre non più giovane, "è solamente un lavoro". Lo è per molti, senza che ne valutino le conseguenze. Metterlo in dubbio è il merito migliore del film, oltre a essere ben girato e interpretato, in una dimensione reale e con personaggi autentici.
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