mercoledì 9 aprile 2025

Il malloppo


"Il malloppo" (Loot) di Joe Orton. Traduzione di Edoardo Erba Regia di Francesco Saponaro. Con Gianfelice Imparato, Marina Massironi, Giovanni Franzoni, Giuseppe Brunetti, Davide Cirri. Scene di Luigi Ferrigno; costumi di Anna Verde; disegno luci di Antonio Molinaro. Produzione “La pirandelliana”. 

Perso nelle tappe milanesi all'Elfo Puccini del mese passato, ho recuperato Il malloppo in quella di venerdì 3 scorso al bel Teatro Accademia di Conegliano: occasione imperdibile per un testo dissacrante e poco rappresentato in Italia, ma intramontabile in Gran Bretagna e negli USA, un classico della commedia nera scritta inglese nel 1965 e rielaborata successivamente, probabilmente il maggior successo di Joe Orton, morto a soli 34 anni nel 1967, ucciso dal suo amante e collega Kenneth Helliwell (chi di cadaveri colpisce...). Farsa del genere poliziesco in versione macabra, si basa sul ritmo e sulle battute a raffica dei cinque personaggi in scena oltre al morto, e prende di mira senza pietà il perbenismo sessuofobico e ipocrita dell'epoca, dalla religione alla morale, alla giustizia e all'ordine costituito nonché alla fede cieca nel mito del "progresso": insomma un sessantottino ante litteram, un vero spirito anarchicoLo spunto sono le indagini sulla fine fatta dal malloppo di una dilettantesca rapina ideata ed eseguita da Hal (Giuseppe Brunetti) e Dennis (Davide Cirri) alla banca adiacente all'impresa di pompe funebri dove lavora quest'ultimo, e che viene nascosto prima in un armadio e poi nella bara della madre di Hal, defunta da poco, e vegliata dal padre e fresco vedovo Mr McLeavy (Giovanni Franzoni) e dalla diabolica infermiera Fay, di fatto il personaggio principale e con più sfaccettature, rese tutte con disinvolta bravura e credibilità da Marina Massironi, al contempo bigotta, impostora, cacciatrice di uomini, serial killer di mariti, dark lady fatale. Buon ultimo entra in scena l'ottimo Gianfelice Imparato nella parte dell'ispettore Truscott, che inizialmente indaga in anonimato e che da un lato sembra dotato di un intuito che confina con la capacità divinatoria, dall'altro pare non rendersi conto delle evidenze che sono sotto gli occhi di tutti gli altri, a cominciare dagli spettatori, ovviamente, per cui risulta tanto straniato quanto straniante così come Mr McLeavy, in definitiva, il più "normale" della combriccola, l'unico che è lì per la morta, che viene spostata, spogliata, rivestita nel totale disinteresse del figlio e dell'infermiera quando gli altri sono al funerale al cospetto della bara che contiene il grisbi anziché il cadavere. Quando il poliziotto rivelerà la sua identità ha già capito tutto, non solo chi sono gli autori della rapina ma anche che Fay ha ucciso non solo la donna che assisteva ma pure i suoi precedenti mariti, ma in realtà è interessato molto più al bottino lui stesso invece che ad assicurare alla giustizia i ladri e l'assassina, e tutto finisce secondo il classico adagio "chi ha avuto ha avuto chi ha dato ha dato", in versione londinese anziché partenopea. Divertimento assicurato e spettacolo vivamente consigliato a chi ha occasione di averlo a tiro. 

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