"Berlino, estate '42" (In Liebe, eure Hilde) di Andreas Dresen. Con Liv Lisa Fries, Johannes Hegemann, Lisa Wagner, Alexander Scheer, Emma Bading, Sina Martens, Lisa Hrdina, Lena Urzendowsky, Hans-Christen Hegewald, Nico Ehrenteit, Tilla Kratochwil, Fritzi Haberlandt, Rachel Braunschweig e altri. Germania 2024 ★★★★+
Nel post precedente accennavo all'abisso che avevo percepito tra questo raro film sulla resistenza tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale (un precedente era stato La Rosa Bianca - Sophie Scholl, del 2005) e Le assaggiatrici di Silvio Soldini, anche quello ambientato in quegli anni: col passare dei giorni, si è, se possibile, approfondito. Perché Berlino, estate '42 è fatto col cuore e con profondo rispetto per il personaggio principale, peraltro interpretato in modo eccellente dalla bravissima Liv Lisa Fries, già molto apprezzata nell'ottima serie Babylon Berlin, e senza mai cadere nel patetico suscita emozioni profonde, e sono quelle che alla fine contano, in uno spettacolo che vuole dire qualcosa e rimanere impresso nella memoria. E, in questo caso, nella coscienza. La storia è quella di Hilde Rake-Coppi, che rivive in flash-back, mentre è detenuta nella prigione di Plötzensee in attesa di essere decapitata, quella che era stata l'estate più bella della sua vita, quella in cui era rimasta incinta di suo marito, Hans, militante nel gruppo di Harro Schulze-Boysen e Arvid Harnack conosciuto come l'Orchestra Rossa, che dopo l'invasione dell'URSS da parte della Germania nazista nel 1941 si era offerto di trasmettere via radio da Berlino informazioni che potessero essere utili ai sovietici. Dopo averlo sposato, anche Hilde si era unita alle attività di quello che era anche e soprattutto un gruppo di amici, che vediamo entusiasti nella loro speranza di poter essere utili alla causa e infatti li vediamo pieni di vita non solo ciclostilare e distribuire volantini (o meglio lasciarli in luoghi di passaggio come gli scompartimenti del tram e della metropolitana), fare attacchinaggio, addestrarsi all'alfabeto Morse, tutte cose che Hilde, già sulla trentina, apparentemente timida ma caparbia e rigorosa, e che era stata fidanzata con un giovane ebreo fuggito all'estero (licenza degli sceneggiatori: in realtà era già entrata in contatto con esponenti del Partito comunista tedesco ben prima della guerra e Hans Coppi era già stato detenuto per attività sovversive) fa per convinzione, oltre che per stare vicino al marito. Lo fa, come gli altri, con entusiasmo giovanile, senza pensare ai pericoli e agli orrori da cui sono circondati, continuando a divertirsi, ascoltare musica, amarsi, discutere, andare al lago a bere, nuotare e fare festa anche durante l'estate che vedrà la Wehrmacht subire i primi seri colpi da parte russa: del resto, se non ci si muove e si fa qualcosa a quell'età, quando? E viene subito in mente lo stato di morte cerebrale che sembra essersi abbattuto su buona parte delle giovani generazioni di oggi, in un'Europa immemore e disgustosamente immorale che sembra volutamente cadere ogni giorno di più nei medesimi tragici errori di 110 anni fa. Questa la prima parte del film, perché la seconda, ancora più aderente alla realtà, descrive gli ultimi mesi di vita di Hilde Coppi nel "braccio della morte": la nascita del figlio Hans, poi diventato un noto storico, nel novembre del 1942, due mesi dopo l'arresto. La sua esecuzione venne confermata, nonostante una richiesta di grazia, fatta anche su suggerimento della secondina signora Kuhn (Lisa Wagner, anche lei ottima nella parte) con cui aveva instaurato un rapporto di rispetto e comprensione reciproci e del cappellano, cui aveva affidato una struggente lettera alla madre e al figlio, e solo rinviata al momento in cui non avesse più allattato al seno: venne giustiziata, con la ghigliottina, il 5 agosto del 1943, suo marito Hans (Johannes Hegemann) già nel dicembre '42. Tutta la vicenda viene raccontata con garbo, senza manicheismi e stupidi stereotipi: con umanità e partecipazione, credibilità e attenzione alla psicologia dei personaggi, e in grado di rendere un'epoca e un periodo difficili da descrivere senza cadere nei pregiudizi e nei luoghi comuni. Al termine del film, il ricordo dei genitori mai conosciuti è affidato alle parole di Hans Coppi Junior, voce fuori campo. Come già detto, la distanza con Le assaggiatrice è abissale, peccato che Berlino, estate '42 stia già uscendo dalla programmazione. e anche questo è un segno dei tempi.
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