"Eden" di Ron Howard. Con Jude Law, Ana de Armas, Vanessa Kirby, Daniel Brühl, Sydney Sweeney, Richard Roxburgh, Toby Wallace, Felix Kammerer, Ignácio Gasparini e altri. USA 2024 ★★★★+
Un bel film, avvincente come un noir, antropologico, verrebbe la voglia di definirlo, perché tratto da una storia vera, raccontata cucendo la versione di due delle protagoniste e che prende il via con il trasferimento, nel 1929, del medico e filosofo tedesco Friedrich Richter e della sua compagna e allieva Dore Strauch a Floreana, isola disabitata nell'arcipelago delle Galapagos, in Ecuador, lo studio della cui fauna da parte Charles Darwin gli diede i mezzi per sviluppare la sua teoria dell'evoluzione della specie tramite la selezione naturale. Richter abbandona il mondo capitalista, in crisi pressoché mortale in quegli anni della Grande Depressione, con l'intenzione di scrivere un trattato sul ritorno dell'uomo a uno stato naturale, contestando valori, violenza e avidità della cosiddetta civiltà occidentale: sostanzialmente un anarchico e un pacifista. Nel 1932 lui e la Strauch vengono raggiunti sull'isola da Heinz Wittmer, un reduce della Grande Guerra ancora sconvolto dall'esperienza bellica, il figlio malato d'asma e la giovanissima moglie Margret, affascinati dalle sue teorie. Wittmer, che non ha ancora completato la sua opera, non voleva discepoli, e meno che mai vicini che turbassero i suoi equilibri, e li accoglie e aiuta malvolentieri, limitandosi a indicare loro dove costruire la loro abitazione e contando sul fatto che non sarebbero riusciti a sopravvivere alle durezze della vista sull'isola. Cosa che invece i tenaci coniugi Wittmer riuscirono a fare edificando da soli una casa solida e confortevole e a organizzare dignitosamente la loro esistenza, mettendo perfino in cantiere un figlio, che sarà anche il primo umano a nascere su Floreana (sarà femmina). A cambiare radicalmente e definitivamente la situazione e a precipitarla in una spirale di tensione e di odio è l'arrivo di Eloise Wagner de Busquet, sedicente baronessa, in realtà un'impostora, accompagnata da due baldi giovani amanti europei e da un tuttofare latinoamericano, che ha ottenuto il permesso dal governatore di costruire un residence esclusivo, come si direbbe oggi. L'esistenza degli umani sul quell'isola paradisiaca diventa man mano un inferno, gli istinti più profondi tornano alla luce anche nelle persone più insospettabili (Richter da vegetariano si trasforma in carnivoro e rivede le sue teorie al punto da distruggere la macchina per scrivere che usava per la sua opera, Wittmer riprende in mano le armi), Dore accusa il suo compagno di tradire i suoi ideali, scorre il sangue e la violenza divampa inarrestabile: in confronto agli umani, alla fine, gli animali selvatici diventano delle mammole, altro che "bestie"... Il tutto è raccontato come si deve, gli interpreti sono bravissimi, a cominciare dall'incantevole Ana de Armas che sa rendere il suo personaggio, la baronessa, odiosa e irritante come poche; anche Jude Law non scherza col suo dottor Richter, come la sua compagna cui dà volto e corpo (sofferente di una sclerosi multipla) Vanessa Kirby, Daniel Brühl è il versatile attore ispano-tedesco che ben conosciamo ma la vera sorpresa è Sydney Sweeney, che accompagna in maniera stupefacente la metamorfosi della giovane, ingenua e spaesata Margret Wittmer, la quale si tramuta in una tigre che difende i suoi cuccioli e il suo territorio con una determinazione che nessuno degli altri si sogna di avere. Eden stimola riflessioni profonde sulla natura umana e, in tempi di guerra e, in generale, di crisi, è quanto mai attuale, ma è anche spettacolo vero, avvincente, inquietante, con un ritmo implacabile, una fotografia di prim'ordine quanto la colonna sonora. Decisamente, Ron Howard non è un regista molto prolifico, ma quando dirige una pellicola, sa il fatto suo. Con Eden, sa fare rimanere inchiodati sulla poltrona: decisamente consigliato.
Nessun commento:
Posta un commento