lunedì 8 agosto 2022

Full Time - Al cento per cento

"Full Time - Al cento per cento" (À plein temps) di Eric Gravel. Con Laure Calamy, Anne Suarez, Geneviève Mnich, Nolan Arizmendi, Sasha Lamaitre Cermaschi, Lucie Gallo, Cyrl Gueï e altri. Francia 2021 ★★★★+

Il mondo del lavoro, e quello oggi predominante nel settore terziario, raramente è rappresentato al cinema. Lo fa in modo originale Eric Gravel, canadese originario del Québec ma residente da un ventennio in Francia, con questo film serrato, quasi adrenalinico, che racconta con estremo realismo e grande credibilità la situazione in cui può trovarsi una donna che cresce da sola due figli piccoli e che ha scelto di vivere in un tranquillo paesino di campagna pur lavorando in città (in questo caso come capo-governante in un albergo di lusso del centro di Parigi), sobbarcandosi quindi due trasferte al giorno da pendolare quando, a partire da alcuni scioperi nel settore dei trasporti, il conflitto si inasprisce fino al punto in cui tutto il Paese rimane completamente bloccato (perché a differenza che da noi, in Francia, Germania, Spagna o Gran Bretagna, quando la lotta si fa dura si fa sul serio, non le "astensioni dal lavoro programmate", possibilmente di sole 4 ore il venerdì a fine turno). Per Julie, questo il nome della donna magnificamente interpretata dalla bravissima Laure Calamy (premiata assieme al regista nella Sezione Orizzonti all'ultimo Festival di Venezia), il disagio si aggiunge a un periodo particolarmente delicato: l'ex marito in arretrato con gli alimenti, irraggiungibile all'estero; un'anziana vicina che a cui affida i bambini che ha sempre più problemi ad accudirli e la invita a cercare chi possa sostituirla; la banca che sollecita il pagamento della rata del mutuo e finisce col bloccarle la carta per i prelievi di contante; i problemi che le causano i ritardi sul lavoro oltre ai contrasti con le sue colleghe per le necessarie sostituzioni che deve chiedere perché, come se non bastasse, sta sostenendo in segreto colloqui per un'ambita posizione in una grande azienda come analista di mercato (questo era stato del resto il suo impiego prima che si sposasse e che corrisponde alla sua formazione universitaria): tutto si accumula nei giorni in cui si inaspriscono le vertenze sindacali e le veementi proteste che, periodicamente, scuotono la nazione transalpina, e quella di Julie diventa una angosciosa  lotta contro il tempo, durante la quale lei deve cercare di incastrare tutte le tessere della sua esistenza che si stanno scompigliando, senza mai perdersi d'animo, cercando di adattarsi a tutte le situazioni, usando ogni risorsa o stratagemma e trovando sempre energie e motivazioni per tirare avanti: un'impresa titanica, sottoposta com'è a pressioni contrastanti e in balia degli eventi, e che però è la vita di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo che, per motivi non solo economici, si trovano a vivere nelle periferie delle grandi città per poi lavorare nei centri storici ormai svuotati e occupati da banche, uffici, negozi e alberghi di lusso alberghi, musei e altre attrazioni turistiche quand'anche ve ne siano. Esistenze da automi, dai  ritmi demenziali e inumani, che diventano impossibili da gestire se poi capita di trovarsi coinvolti dalle conseguenze di uno sciopero fatto sul serio. Julie finisce col perdere il lavoro e questo paradossalmente le consente di staccare la spina per qualche giorno e di uscire paradossalmente dal vortice per guardare in faccia la realtà: il lieto fine del film, ossia la telefonata da parte della dirigente che le aveva fatto l'ultimo colloquio la quale, scusandosi per il ritardo con cui la chiama, le comunica che è stata scelta lei, è solo apparente perché, ormai assuefatto al ritmo insensato delle giornate di Julie, lo spettatore già sa che non saranno rose e fiori e che la situazione potrebbe anche peggiorare, dal momento che tornerà a lavorare in una realtà dove al primo posto c'è la dedizione all'azienda e alla sua mission, la disponibilità nonché reperibilità un requisito essenziale e un orario regolare un optional, per quanto ben retribuitoMano sicura da parte di Eric Gravel, racconto efficace, camera a mano, nervosa quando necessario per rendere i momenti più affannosi delle giornate di Julie; più rilassata e panoramica quando ne tratteggia altri momenti di normalità: sul lavoro, a casa coi figli, con l'unica amica che riesce a frequentare a stento, perché una vita privata, presa com'è dai suoi impegni e dalla costante lotta contro l'orologio, questa donna non ne ha proprio. Full Time è anche un'ulteriore dimostrazione che quando si hanno le iddee chiare e si ha qualcosa da dire, basta meno di un'ora e mezzo di film girato e montato come si deve e che non servono i pipponi ideologici ed estremizzare situazioni limite di casi umani per raccontare l'insensatezza dei tempi in cui ci tocca vivere. 

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