venerdì 26 agosto 2022

Fabian - Going to the Dogs

"Fabian - Going to the Dogs" (Fabian oder Der Gang vor die Hunde) di Dominik Graf. Con Tom Schilling, Saskia Rosendahl, Albrecht Schuch, Anne Bennent, Luise Aschenbrenner, Eva Medusa Gühne, Thomas Dehler, Petra Kalkutshke e altri. Germania, Austria 2021 ★★★★

Diretto e co-sceneggiato da Dominik Graf, Fabian - Andando a puttane (ai cani, letteralmente, ovvero a rotoli come la Germania appena prima dell'avvento del nazismo) è basato su Fabian - Storia di un moralista di Erich Kästner, apparso nel 1931, uno dei romanzi più significativi sul definitivo sgretolarsi della Repubblica di Weimar, scritto con vena satirica che traduce sulla pagina quello che George Grosz e Otto Dix mettevano su tela. Jacob Fabian, "ragazzo del '99, è un reduce di guerra, con strascichi da stress post-traumatico, brillante laureato in letteratura, colto, lavora senza entusiasmo come redattore pubblicitario in una fabbrica di tabacco creando slogan per il lancio di sigarette e partecipa alla frenetica vita notturna della Berlino del 1931, tra cabaret, bordelli, droga, jazz club, cinema e ogni sorta di divertimento: gli ultimi giorni prima della definitiva tempesta, di cui già si vedono le avvisaglie. Lo fa per dimenticare gli incubi della guerra, che puntuali si ripresentano, ma più come osservatore che con reale coinvolgimento. Anzi, nativo di Dresda, proveniente da una famiglia piccolo borghese di bottegai, rimane sostanzialmente estraneo alla convulsa quotidianità della capitale e non ha veri rapporti se non con Labude, suo amico e collega d'università, ricco rampollo di una famiglia altolocata, combattuto tra l'impegno politico sul fronte comunista e una furia autodistruttiva che lo porta a seguire le orme di Fabian ma con effetti per lui devastanti, e Cornelia, una giovane aspirante attrice, conosciuta per caso nel bar di un cabaret letterario e che si scopre essere la nuova vicina di stanza nella pensione in cui vive lui stesso, gestita da una vedova nel suo spazioso appartamento, di cui si innamora. Licenziato dal direttore della fabbrica perché non troppo partecipe alla "missione" della ditta e perché "sicuramente può aspirare a qualcosa di meglio", mentre cerca di trovare un'alternativa trascorre l'estate imbattendosi in situazioni e personaggi di ogni genere e nel frattempo coltiva la relazione con la misteriosa Cornelia, che si spaccia per esperta di diritti cinematografici internazionali ma in realtà ambisce a fare carriera come attrice e cerca la protezione di un maturo e potente produttore cinematografico (quello della Dietrich): il patto è che Fabian non le ostacolerà la carriera, anzi, arriva al punto di scriverle un bellissimo testo che lei porterà come provino all'audizione decisiva spacciandolo per proprio, in cui prevede esattamente la fine che farà la loro storia d'amore, una scena, questa, decisiva per il film, che sottolinea l'altissimo livello interpretativo sia di Saskia Rosendahl, sia, soprattutto, di Tom Schilling, ottimo attore già apprezzato, per esempio, in Opera senza autore, con cui Fabian ha indubbiamente dei tratti in comune, a cominciare dalla durata di quasi tre ore per finire con l'epoca rievocata. Qui con una serie di ulteriori trucchi del mestiere da parte del regista, a cominciare dal piano sequenza iniziale scendendo nella metropolitana della Berlino odierna e riemergendo in una stazione di quella di ormai 90 anni fa; con il frequente uso, almeno nella prima parte del film, di filmati d'epoca in bianco e nero, rapidi flash-back e forward, a rendere ancora più psichedelica di quanto non fosse l'atmosfera dell'effervescente epoca di allora. Più che moralista Fabian è un giovane uomo che possiede un'etica profonda in una caotica epoca dominata dall'incertezza e dalla disgregazione di valori, per quanto sia uno scettico, a differenza dell'appassionato Labude; uno spirito solidale e una profonda bontà d'animo non esibita, quindi del tutto distante da tutto ciò che si muove attorno a lui, e finirà per perdere tragicamente sia l'amico più caro, sia Cornelia, che si è adagiata nelle solide mani del suo anziano pigmalione, e torna così per un periodo dalla famiglia a Dresda, ma perderà se stesso, proprio quando è sul punto di tornare a Berlino per recuperare la sua vicenda con la ragazza, in un ultimo gesto di generoso altruismo. Film ben raccontato, che nella seconda parte scivola nel mélo ma gradevolmente e con una certa misura, girato con tutti i crismi, ambientato con estrema cura, soprattutto illuminato dalle ottime prestazioni di tutti gli interpreti, a cominciare da quelli citati. Distribuito in poche sale per alcuni giorni soltanto, senza doppiarlo ma limitandosi a sottotitolarlo, ho avuto la fortuna di apprezzarlo in quanto madrelingua, e questo me l'ha reso ancora più godibile, e la durata di 175' non lo ha penalizzato: se dovesse passare un TV, o tornare nelle sale, mi sento di consigliarne la visione.

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