"Burning - L'amore brucia" (Beoning) di Chang-dong Lee. Con Yoo Ah-In, Steven Yeun, Jong-seo Jun, Yong-ok Lee, Soo-Kyunk Kim, Seungho Choi. Corea del Sud, 2018 ★★★★
Non ho letto il racconto breve di Haruki Murakami da cui è tratto (o ha preso spunto: lo ignoro) Burning, del regista sudcoreano Chang-dong Lee, che nasce come scrittore ed è stato ministro della Cultura del proprio Paese, ma rende bene quel senso di indeterminato, casuale, magico, ambiguo che caratterizza l'autore giapponese, il suo realismo surreale, le sue domande senza risposta, il tema del passaggio da un'adolescenza, di solito segnata da eventi perturbanti, all'età adulta (o anche no), e tanti altri dettagli che chi frequenta Murakami conosce molto bene. Non è un film facile né leggero: stratificato com'è il racconto, si fatica a orientarvisi e a trovare un senso e ha bisogno di sedimentare, ma dalla sua visione si rimane con l'impressione che, avendo toccato tanti punti sensibili, alla fine tutto torni. Un giovane aspirante scrittore, l'introverso Jong-su, che vive di lavoretti precari a Seul dopo aver svolto il servizio militare ed essersi laureato, incontra per caso una sua vecchia compagna di scuola, Haemi, ai tempi completamente ignorata, originaria del suo stesso paese di campagna vicino al confine con la Corea del Nord, con cui comincia a frequentarsi e che gli chiede se può occuparsi del suo gatto, Boiler, mentre è in viaggio in Africa: un gatto fantasma, che Jong-su non incontrerà mai durante le sue visite nel miniappartamento della ragazza, trovandone invece le deiezioni. Finirà per trovarlo verso la fine del film a casa di Ben, un giovane ricco e annoiato, egolatra nonché piromane, che Haemi, di cui nel frattempo Jong-su si è innamorato, ha conosciuto in viaggio e con cui inizia una frequentazione che porta a una sorta di triangolo quando, alla ricerca di Haemi, scomparsa dopo un diverbio verbale, l'animale, scappato dal lussuoso appartamento di Ben in cui in cui misteriosamente è venuto a trovarsi, si farà docilmente catturare dal ragazzo. Voci misteriose al telefono; fantasmi che riappaiono dal passato; Haemi che studia mimo e gioca con l'inesistente facendolo apparire reale; le disavventure giudiziarie del padre di Jung-su, un testardo allevatore andato in rovina; la sparizione della ragazza e la ricerca di serre incendiate (nel racconto di Murakami erano granai) nel paesino di campagna; la difficoltà di capire il mondo che vorrebbe raccontare, e quindi l'assenza dell'oggetto del romanzo a cui sta lavorando da parte dell'aspirante scrittore... Una narrazione lenta ma mai noiosa, a tratti avvincente, a cui è bene abbandonarsi per fluttuare tra suggestioni, domande e pensieri, assieme ai disorientati e disorientanti protagonisti: alla fine un gran bel film.
Non ho letto il racconto breve di Haruki Murakami da cui è tratto (o ha preso spunto: lo ignoro) Burning, del regista sudcoreano Chang-dong Lee, che nasce come scrittore ed è stato ministro della Cultura del proprio Paese, ma rende bene quel senso di indeterminato, casuale, magico, ambiguo che caratterizza l'autore giapponese, il suo realismo surreale, le sue domande senza risposta, il tema del passaggio da un'adolescenza, di solito segnata da eventi perturbanti, all'età adulta (o anche no), e tanti altri dettagli che chi frequenta Murakami conosce molto bene. Non è un film facile né leggero: stratificato com'è il racconto, si fatica a orientarvisi e a trovare un senso e ha bisogno di sedimentare, ma dalla sua visione si rimane con l'impressione che, avendo toccato tanti punti sensibili, alla fine tutto torni. Un giovane aspirante scrittore, l'introverso Jong-su, che vive di lavoretti precari a Seul dopo aver svolto il servizio militare ed essersi laureato, incontra per caso una sua vecchia compagna di scuola, Haemi, ai tempi completamente ignorata, originaria del suo stesso paese di campagna vicino al confine con la Corea del Nord, con cui comincia a frequentarsi e che gli chiede se può occuparsi del suo gatto, Boiler, mentre è in viaggio in Africa: un gatto fantasma, che Jong-su non incontrerà mai durante le sue visite nel miniappartamento della ragazza, trovandone invece le deiezioni. Finirà per trovarlo verso la fine del film a casa di Ben, un giovane ricco e annoiato, egolatra nonché piromane, che Haemi, di cui nel frattempo Jong-su si è innamorato, ha conosciuto in viaggio e con cui inizia una frequentazione che porta a una sorta di triangolo quando, alla ricerca di Haemi, scomparsa dopo un diverbio verbale, l'animale, scappato dal lussuoso appartamento di Ben in cui in cui misteriosamente è venuto a trovarsi, si farà docilmente catturare dal ragazzo. Voci misteriose al telefono; fantasmi che riappaiono dal passato; Haemi che studia mimo e gioca con l'inesistente facendolo apparire reale; le disavventure giudiziarie del padre di Jung-su, un testardo allevatore andato in rovina; la sparizione della ragazza e la ricerca di serre incendiate (nel racconto di Murakami erano granai) nel paesino di campagna; la difficoltà di capire il mondo che vorrebbe raccontare, e quindi l'assenza dell'oggetto del romanzo a cui sta lavorando da parte dell'aspirante scrittore... Una narrazione lenta ma mai noiosa, a tratti avvincente, a cui è bene abbandonarsi per fluttuare tra suggestioni, domande e pensieri, assieme ai disorientati e disorientanti protagonisti: alla fine un gran bel film.
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