"Tutti pazzi per Rose" (Populaire) di Régis Roinsard. Con Romain Duris, Deborah François, Bérénice Bejo, Shaun Benson, Nicolas Bedos, Mélanie Bernier. Francia 2012 ★★★+
Una commedia sentimentale simpatica, rilassante, molto francese, volutamente rétro però non sdolcinata, perfetta per trascorrere serenamente un paio d'ore e rinfocolare un po' di malinconia a chi è abbastanza avanti con gli anni per ricordarsi la fine dei Cinquanta, in cui la storia è ambientata, peraltro alla perfezione. Che è quella di una ragazza della provincia normanna, Rose Pamphyle, figlia di un piccolo commerciante, che aspira a trasferirsi in città per diventare segretaria, allora professione alla moda e simbolo di emancipazione femminile (ma anche, come si vedrà, di tipica competitività capitalista). Concorre a un posto presso un giovane e affascinante assicuratore, Louis Echard, già partigiano e persona colta, che la ingaggia pur essendo lei totalmente inetta tranne che nel battere a macchina in modo sorprendentemente veloce pur facendolo con due sole dita. La convince così a partecipare a delle gare di velocità di dattilografia facendole da trainer e la fa trasferire nella sua ricca magione dove vive da scapolo. Lì la allenerà facendola ribattere a macchina tutta una serie di classici della letteratura francese e acquisire una tecnica a dieci dita, prendendo pure lezioni di piano dalla ex fidanzata di lui per tenere "calda" la mano e ammorbidirne le prodigiose dita. Lei vincerà tutte le competizioni a cui prende parte, dal livello regionale a quello nazionale, e nel frattempo inevitabilmente si sviluppa la liaison amoreuse, pur con le prevedibili schermaglie e i malintesi a cui non si sfugge, fino alla rottura della relazione e del sodalizio col suo pigmalione e il passaggio di Rose alla scuderia dei produttori della portatile "Populaire", l'equivalente della gloriosa "Lettera 32" della Olivetti, quando lei parteciperà, a New York, ai campionati mondiali. Sfida finale con la campionessa USA in tre round mozzafiato, che Rose vincerà all'ultimo quando riapparirà Luois che saprà motivarla con le parole giuste ("ti amo", ça va sans dir, ) e lei sceglierà di usare la sua vecchia macchina anziché la "Populaire" nell'ultimo, decisivo spareggio. Lo Happy End era naturalmente scontato fin dall'inizio, meno le citazioni cinéphile ma mai fastidiose, alcuni accenni letterari nonché ironie sottotraccia sul falso mito della modernità e l'affarismo a tutti i costi, che dimostrano quanto un innocente e leggero raccontino rosa possa non essere per forza stupido e banale. Assolutamente adeguati e credibili gli interpreti principali, sbalorditiva la quantità e qualità di caratteristi a fare da contorno, la forza del film sta nel sembrare un film dell'epoca, oltre che essere un film su quel tratto felice e pieno di ottimismo del secolo scorso. Niente da dire: a produrre commedie di qualità i cugini d'Oltralpe ultimamente sono proprio bravi: lo fanno con una soavità e delicatezza che da noi, con l'aria che tira, è sconosciuta.
Una commedia sentimentale simpatica, rilassante, molto francese, volutamente rétro però non sdolcinata, perfetta per trascorrere serenamente un paio d'ore e rinfocolare un po' di malinconia a chi è abbastanza avanti con gli anni per ricordarsi la fine dei Cinquanta, in cui la storia è ambientata, peraltro alla perfezione. Che è quella di una ragazza della provincia normanna, Rose Pamphyle, figlia di un piccolo commerciante, che aspira a trasferirsi in città per diventare segretaria, allora professione alla moda e simbolo di emancipazione femminile (ma anche, come si vedrà, di tipica competitività capitalista). Concorre a un posto presso un giovane e affascinante assicuratore, Louis Echard, già partigiano e persona colta, che la ingaggia pur essendo lei totalmente inetta tranne che nel battere a macchina in modo sorprendentemente veloce pur facendolo con due sole dita. La convince così a partecipare a delle gare di velocità di dattilografia facendole da trainer e la fa trasferire nella sua ricca magione dove vive da scapolo. Lì la allenerà facendola ribattere a macchina tutta una serie di classici della letteratura francese e acquisire una tecnica a dieci dita, prendendo pure lezioni di piano dalla ex fidanzata di lui per tenere "calda" la mano e ammorbidirne le prodigiose dita. Lei vincerà tutte le competizioni a cui prende parte, dal livello regionale a quello nazionale, e nel frattempo inevitabilmente si sviluppa la liaison amoreuse, pur con le prevedibili schermaglie e i malintesi a cui non si sfugge, fino alla rottura della relazione e del sodalizio col suo pigmalione e il passaggio di Rose alla scuderia dei produttori della portatile "Populaire", l'equivalente della gloriosa "Lettera 32" della Olivetti, quando lei parteciperà, a New York, ai campionati mondiali. Sfida finale con la campionessa USA in tre round mozzafiato, che Rose vincerà all'ultimo quando riapparirà Luois che saprà motivarla con le parole giuste ("ti amo", ça va sans dir, ) e lei sceglierà di usare la sua vecchia macchina anziché la "Populaire" nell'ultimo, decisivo spareggio. Lo Happy End era naturalmente scontato fin dall'inizio, meno le citazioni cinéphile ma mai fastidiose, alcuni accenni letterari nonché ironie sottotraccia sul falso mito della modernità e l'affarismo a tutti i costi, che dimostrano quanto un innocente e leggero raccontino rosa possa non essere per forza stupido e banale. Assolutamente adeguati e credibili gli interpreti principali, sbalorditiva la quantità e qualità di caratteristi a fare da contorno, la forza del film sta nel sembrare un film dell'epoca, oltre che essere un film su quel tratto felice e pieno di ottimismo del secolo scorso. Niente da dire: a produrre commedie di qualità i cugini d'Oltralpe ultimamente sono proprio bravi: lo fanno con una soavità e delicatezza che da noi, con l'aria che tira, è sconosciuta.
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