GALLE - Dopo Colombo Jaffna e Kandy, Galle, coi suoi 90 mila abitanti, è la quarta città più popolata dello Sri Lanka ed è la porta d’entrata della splendida costa meridionale del Paese. Alcuni sostengono che si trattasse dell’antica città di Tarshish, luogo biblico legato alle vicende di re Salomone, mentre per altri si trattava di un porto spagnolo: di sicuro divenne un centro di primaria importanza con l’arrivo dei portoghesi, una cui flotta finì fuori rotta e si rifugiò nel porto nel 1505. Nel 1588 vi costruirono un piccolo forte con terrapieni e palizzate di legno, chiamato Santa Cruz, per difendere le loro basi dagli attacchi del regno di Kandy, ampliandolo poi con mura e tre bastioni limitandolo al lato terra, verso Nord, da cui provenivano le incursioni. Dopo che Galle fu conquistata dagli olandesi, nel 1640, questi decisero di cintare tutta la penisola che tuttora racchiude la città vecchia, e che sorge su un’area di circa 52 ettari, anche verso il mare, per difendere il porto da altre potenze coloniali concorrenti, così ampliarono e irrobustirono le vecchie fortificazioni portoghesi con pietra corallifera e granito costruendo 14 bastioni, dotati di due porte d’entrata: il Main Gate e l’Old Gate.
Dal 1988 il Fort è stato inserito nella lista dei siti patrimonio dell’umanità stilato dall’UNESCO, a pieno diritto perché è una testimonianza rimasta praticamente intatta, e ben conservata, dell’epoca: edifici coloniali olandesi, tra cui la bellissima chiesa riformata, moschee, templi, per un totale di oltre 400. Anche se da tempo l’attività portuale è secondaria, rimane un vivace centro commerciale e vi abita una nutrita comunità di artisti, locali e stranieri, una città autentica e non solo un mausoleo. Immediatamente mi ha ricordato Olinda e alcuni tratti di Salvador, in Brasile, altro Paese in cui lusitani e batavi si sono scontrati sovrapposti quando ancora nelle isole britanniche si scannavano tra di loro indecisi tra repubblica e monarchia e prima che fossero unite un regno; più vicino, i destini di portoghesi e olandesi si sono incrociati in India, Indonesia, in Malesia e in Vietnam, e qui mi sono venute in mente Malacca e Hoi An.
L’atmosfera che si respira a Galle è simile, e in tutti i casi sono luoghi che per posizione, clima, storia hanno in comune un particolare magnetismo, che conferisce loro una vitalità particolare che le rende senza tempo. Vi ci si perde con piacere, e avendo la mia base a pochi chilometri da qui vi sono già tornato due volte, perdendomici volentieri. A parte le passeggiate sui bastoni, c’è un notevole Museo Marittimo, rinnovato di recente con l’appoggio del governo olandese, un discreto Museo Nazionale, ma il massimo è “Historical Mansion”, non un vero museo, anche se si definisce tale, che in una vecchia magione olandese ottimamente restaurata contiene un’inverosimile raccolta di oggetti coloniali tra i più disparati, dalle macchine per scrivere a quelle fotografiche, vecchi grammofoni e dischi d’epoca, porcellane, vetri, ceramiche, telefoni, riviste: un autentico trionfo per chi ha l’animo del rigattiere, un’accozzaglia di deliziose cianfrusaglie che difficilmente credo di aver visto tutte insieme. Fosse solo per questo, non mancherò di tornarci per una terza visita; inoltre, a Galle ci sono ottimi caffè e ristoranti in cui gustare a poco prezzo l’ottima e speziata cucina locale, che provvede a dare un tocco in più.
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